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 2011  aprile 24 Domenica calendario

L’FBI BATTE IL POKER

I giocatori statunitensi di Texas Hold’em possono tirare un sospiro di sollievo. Infatti, poche ore fa, il Dipartimento di Giustizia meridionale di New York ha comunicato di aver trovato un accordo con Pokerstars e Fulltilt, i cui domini USA erano stati chiusi venerdì, per permettere alle poker rooms di riaprire i loro siti e restituire il denaro ai pokeristi americani, a cui da una settimana era proibito accedere ai loro conti di gioco. Resta, ovviamente, il divieto per PokerStars e FullTilt di far giocare i propri clienti statunitensi, cosa che comporterebbe la reiterazione del reato di cui sono accusati. Tutto è iniziato in quello che è passerà alla storia come il “venerdì nero” del poker americano, quando l’FBI ha oscurato i siti delle tre più importanti poker rooms del mondo, lasciando nella disperazione migliaia di appassionati di Texas Hold’em. Pokerstars, FullTilt, e Absolute Poker sono accusate di frode, riciclaggio e di aver cercato di aggirare la legge americana sul gioco d’azzardo online.

COSÌ SONO stati posti sotto sequestro cautelare 75 conti correnti bancari, in 14 paesi diversi, con l’obiettivo di confiscare 3 miliardi di dollari che sarebbero transitati dagli Stati Uniti. Gli indagati sono 11, ricercati dalla polizia e dall’interpol; di questi, tre sono già liberi su cauzione. Nella lista sono compresi Isai Scheinberg e Paul Tate di PokerStars, Ray Bitar e Nelson Burtnick di Full Tilt Poker, Tom Scott e Brent Beckley di Absolute Poker. Intanto, i giocatori del resto del mondo riescono tranquillamente a continuare a giocare e ad accedere ai loro conti online. In realtà le premesse di quanto accaduto l’altra settimana, sono state messe tempo fa. Nel 2006 George W.Bush fa approvare dal congresso una legge contro il “gambling” online, una legge conosciuta nel settore come UIGEA (Unlawful Internet Gambling Enforcement Act). Alcuni importanti operatori di “gambling online”, quotati in borsa, si ritirano dal mercato statunitense, mentre le poker rooms ora indagate, puntando sul fatto che il poker è un cosiddetto “skill game” e non un gioco d’azzardo, entrano in maniera aggressiva nel mercato statunitense. Tra le loro peculiarità hanno quella di avere sede fuori dagli Stati Uniti d’America. Per esempio FullTilt, creata negli Usa, ha spostato la sua sede in Irlanda, mentre Pokerstars risiede nel paradiso fiscale dell’Isola di Man. Secondo l’accusa, portata avanti dal Procuratore di Manhattan Preet Bharara, le poker rooms, per aggirare la legge statunitense che proibisce il passaggio di denaro per i giochi online, avrebbero fatto comparire i pagamenti dei giocatori statunitensi come acquisti di servizi, palline da golf o piccola gioielleria. Con il passare del tempo, secondo quanto scritto nelle carte dell’inchiesta, le grandi banche avrebbero impedito questi passaggi di denaro, chiudendo i loro canali. Dal 2009 le poker rooms avrebbero concentrato questi pagamenti su piccoli istituti di credito in difficoltà, ai quali, in cambio di un controllo non proprio scrupoloso, venivano erogati dei finanziamenti. È quello che sarebbe accaduto con una piccola banca dello Utah, la SunFirst, che avrebbe permesso operazioni i cui bonifici erano consapevolmente frutto di gioco online, in cambio di un reinvestimento di parte del denaro nella stessa banca. La mente questa operazione sarebbe Bradley Franzen che avrebbe costruito una serie di siti per mascherare i pagamenti alle poker rooms. Franzen, arrestato venerdì scorso, si è dichiarato innocente, ed è ora agli arresti domiciliari, dopo aver pagato circa 200mila dollari di cauzione. Intanto, si è scoperto che alcuni politici statunitensi, tra cui alcuni democratici, sono stati finanziati dalle poker rooms durante le loro campagne elettorali. Alcuni di questi hanno preferito restituire i soldi.

TUTTO CIÒ accade alla vigilia dello sbarco in Italia del cosiddetto “Cash Game” online. Quindi se fino a ieri era possibile solo partecipare a tornei con un ingresso massimo di 100 euro, da domani le cose cambieranno, rendendo ancora più succulenta la torta del gioco online. Già oggi esistono tornei con una quota di iscrizione da 250 euro, mentre da fine maggio si potranno spendere fino a mille euro al giorno nel gioco cash. Una massa di denaro enorme, anche per il nostro stato, sempre più biscazziere. Il mercato del gioco online nel 2010 ha assicurato una raccolta di quasi 5 miliardi, e secondo alcune stime il mercato del poker cash game online, entro il 2013, potrebbe valere circa 8 miliardi di euro. Intanto, almeno per ora, in Italia non cambia nulla. PokerStars, proprietaria di una regolare licenza rilasciata da Aams, continua la sua attività. FullTilt, non ha ancora una sua derivazione italiana.

Infatti, da noi esiste una legislazione specifica. Tutti i siti internazionali di gioco online per operare nel nostro paese hanno dovuto aprire una “succursale” (una .it), che prevede rigide regole ed entrate certe per lo Stato. Tutta questa situazione però pone un problema non trascurabile e che andrà affrontato. Fermo restando che in Italia non è stato riscontrato nulla di illegale e che le poker rooms sono in regola con le leggi dello Stato, se l’inchiesta statunitense dovesse andare avanti e dovesse confermare i sospetti del FBI, lo Stato italiano si troverebbe nell’imbarazzante situazione di avere dei concessionari legati a “case madri” i cui manager sono ricercati dall’Interpol e accusati e condannati per riciclaggio.