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 2017  ottobre 18 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni
Il Ministro dell’ Interno è Marco Minniti
Il Ministro degli Affari Esteri è Angelino Alfano
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Anna Finocchiaro (senza portafoglio)
Il Ministro dello Sport è Luca Lotti (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno è Claudio De Vincenti (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Ram Nath Kovind
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La presa di Raqqa cancella l’Isis e apre a uno Stato dei curdi?

Si deve esultare per la caduta di Raqqa, la città siriana conquistata dai curdi, ma senza dimenticare l’oscuro episodio di Kirkuk dove gli iracheni hanno attaccato i loro ex alleati - proprio i curdi - occupando la città. Quegli stessi iracheni, che a suo tempo Kirkuk l’avevano persa, lasciandola in mano alle milizie islamiste dell’Isis, a cui poi proprio i curdi l’avevano ripresa nel 2014 tenendola fino ad oggi, quando la ragione politica, che non vuole i i rappresentanti di questo popolo troppo forti al tavolo delle prossime trattative, ha imposto loro di abbandonarla.

• È più importante la caduta di Raqqa o il pasticcio di Kirkuk?
La caduta di Raqqa è importantissima. Qui il califfo autonominato Abu Bakr al-Baghdadi aveva messo in piedi il suo apparato amministrativo e mediatico e teneva riuniti i suoi foreign fighter, cioè i combattenti stranieri che da ogni parte del mondo, pieni di fede nelle sue parole, erano accorsi per aiutarlo. Per noi questo è il problema più delicato. Domenica scorsa tra i curdi assedianti e i jihadisti assediati erano intervenuti i capi delle tribù locali. Costoro avevano persuaso quelli dell’Isis a lasciar andare tremila civili, e in cambio avevano convinto i curdi a non intervenire su qualche centinaio di foreign fighter, a cui era stato permesso di scappare. La domanda che tutto l’Occidente si fa adesso è questa: dove andranno questi fanatici a cui è stato inopinatamente aperto un corridoio umanitario? Secondo i francesi tra di loro ci sarebbe anche l’organizzatore degli attentati di Parigi del 13/11, quelli per intenderci della strage al Bataclan di due anni fa. Non tutti i foreign fighter hanno profittato dell’occasione, e almeno trecento di loro sarebbero rimasti a combattere tra le macerie della città di Raqqa. Dovrebbe trattarsi soprattutto di maghrebini e francesi.


• Se si combatte ancora tra le macerie della città, in che senso «Raqqa è caduta»?
Perché sono stati conquistati due punti chiave, lo stadio di calcio e l’ospedale. Specialmente lo stadio ha un alto valore simbolico: qui l’Isis teneva i suoi prigionieri e li decapitava, filmando le esecuzioni e mostrandole al mondo. Tanti occidentali di origine araba si sono estasiati di questo spettacolo, credendo di scorgervi la mano potente che avrebbe potuto schiacciare il demonio occidentale. I curdi hanno innalzato sullo stadio la bandiera della formazione combattente vincitrice, l’Ypg, una stella rossa in campo giallo. È stata presa anche la rotonda di Al Naim, detta «rotonda dell’inferno», altro luogo di esecuzioni e massacri da parte dei fanatici dello Stato islamico.


• Com’è andata questa battaglia di Raqqa?
All’inizio (marzo 2013) l’avevano conquistata le cosiddette formazioni ribelli, quell’insieme di sigle che combattevano il regime del presidente siriano Assad. Raqqa è una città molto importante, un milione di abitanti, circondata dal petrolio, posta nella valle dell’Eufrate, snodo delle principali rotte stradali. Aleppo è a 160 chilometri di distanza, la Turchia è vicina, il confine iracheno sta a 200 chilometri. La diga di Tabqa ne fa un centro fondamentale per l’agricoltura dell’area. A sloggiare i ribelli pensò il califfo, all’inizio del 2014, che ne fece la capitale del suo Stato, piazzandovi tutto quello che serve a un vero Stato per funzionare, sebbene non riconosciuto dalla comunità internazionale. L’offensiva curda, che ha portato alla vittoria di ieri, è cominciata nel giugno del 2015. I curdi presero subito Tal Abyad e Ayn Issa, mentre Raqqa veniva bombardata regolarmente da siriani, russi e dalla coalizione internazionale a guida americana. Tabqa e la sua diga cadono il 10 maggio scorso, dal 6 giugno, centimetro per centimetro, i curdi entrano a Raqqa e ieri la conquistano definitivamente. Anche se qualche sacca di resistenza c’è ancora.


• Questa vittoria in realtà dovrebbe dare ai curdi una grande forza sul piano negoziale.
I curdi sono il popolo più numeroso tra quelli che non hanno una patria: 35 milioni di persone. Il “padrone” della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, non vuole assolutamente che si riunifichino, meno che mai ai danni di qualche pezzo della sua nazione. Ma ci sono curdi anche in Iraq e in Siria e in Iran. Nell’episodio di Kirkuk si vede la mano di Teheran. Nessuno, da quelle parti, vuole lo Stato curdo.


• Gli americani? I russi?
Gli americani, nel loro comunicato, dicono che l’arrivo degli iracheni a Kirkuk e la cacciata dei curdi è il frutto di un «misundestanding», cioè di un equivoco. Gli americani erano contrari al referendum con cui lo scorso 25 settembre i curdi iracheni hanno chiesto al mondo di essere indipendenti. Trump, l’altro giorno, ha detto che gli americani, in Medio Oriente, non parteggiano per nessuno e che, anzi, non dovrebbero nemmeno trovarsi lì. A un Kurdistan iracheno, comunque, gli Stati Uniti non si opporranno. Quanto ai russi, quest’estate il loro ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha detto che bisognerebbe accontentare la richiesta di una patria da parte curda. Gli analisti dànno importanza al fatto che l’offensiva anti-curda degli iracheni si sia limitata alla città di Kirkuk, che formalmente è fuori dal territorio curdo-iracheno. Putin ha firmato contratti importanti con i curdi-iracheni per rifornirsi dei giacimenti di Erbil, il cui petrolio continua infatti a scorrere nell’oleodotto che attraversa la Turchia di Erdogan.
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