Il Resto del Carlino, 18 ottobre 2017
Igor in fuga, il flop dei carabinieri. Ora si muove la procura militare
BOLOGNA Lo hanno cercano perfino con i droni, in ogni anfratto di quel boschetto di Molinella nel Bolognese, ma da lì Norbert Feher, alias Igor il ‘Russo’, non è più uscito. Come un fantasma, la notte dell’8 aprile scorso, riuscì a dileguarsi nel nulla, nonostante fosse braccato da reparti d’élite. A fare luce su come abbia fatto a scappare davanti al posto di blocco di tre carabinieri e poi a far perdere le tracce nel boschetto, sarà la procura militare di Verona. È stato, infatti, aperto un fascicolo per indagare sulla fuga dell’assassino e, quindi, approfondire cosa sia successo e se ci siano eventuali responsabilità da parte di chi ha operato (al momento neanche ipotizzate).
L’ennesimo colpo di scena arriva nel momento in cui la procura di Bologna ha gettato la spugna: secondo gli inquirenti Igor non si troverebbe più tra il Ferrarese e il Bolognese. Cosa avvenne la sera dell’8 aprile scorso (ultimo vero avvistamento del killer) resta un mistero: i tre carabinieri che fermarono a distanza Igor (a poche ore dall’assassinio di Valerio Verri), chiarirono con i loro superiori perché non spararono: non c’erano le condizioni senza rischiare conseguenze. È la valutazione che fecero i militari che quella sera lo incrociarono, durante la fuga dopo il secondo omicidio per cui lo straniero è tutt’ora ricercato: si limitarono a tenerlo d’occhio, in attesa di rinforzi. Questo è quanto emerso dall’annotazione di polizia giudiziaria firmata all’una della stessa notte dai tre militari. Da quel momento di Igor-Norbert si sono perse le tracce, nonostante l’area fu subito cinturata. L’indagine sulla fuga del killer del barista di Budrio Davide Fabbri e della guardia ecologica Valerio Verri, parte quando ormai si sono perse le speranze di acciuffarlo. L’ultima avvistamento da parte di un civile è stato quello del 25 aprile scorso: un pachistano in bicicletta si vide tagliare la strada dall’assassino che, a piedi, nel Ferrarese, si stava dando alla fuga.
Fra l’altro, dal rapporto scritto dopo la sera dell’8 aprile scorso dai militari, viene raccontato come i tre, in borghese e con un’auto di copertura, incontrarono il Fiorino con a bordo il ricercato. E di come, sempre in contatto con la centrale, lo seguirono e si avvicinarono fino a quando lui prima li abbagliò con i fari. Poi, apparentemente disarmato, scese per andare in un bosco, non prima di essere tornato indietro per prendere uno zaino militare.
«Durante le fasi di avvicinamento del soggetto – scrivono i militari – non è stato in alcun modo possibile ‘attingerlo’ mediante l’utilizzo delle armi in dotazione in quanto i militari operanti non erano in alcun modo in posizione favorevole da poter ottenere un risultato senza ulteriori conseguenze per la loro incolumità. Per cui, stante le disposizioni e le circostanze di tempo e di luogo, l’unica azione plausibile al momento era quella di porre un’attenta osservazione in sicurezza». Per quanto riguarda i familiari delle vittime, la vedova di Fabbri, Maria Sirica ha commentato l’attuazione del decreto, arrivata nei giorni scorsi, che prevede indennizzi a favore dei parenti. «È un bel gesto, ma nessuna cifra mi restituirà mai mio marito», ha sottolineato la vedova. Per Sirica, una volta presentata la domanda, si parla di un indennizzo pari a 7.200 euro.