Corriere della Sera, 18 ottobre 2017
Dal check-in alle valigie smarrite: ecco le novità per chi volerà
L’obiettivo è quello di fare in modo che il passeggero s’imbarchi su un velivolo senza dover mai mostrare il passaporto. Che sia costantemente informato sullo stato del suo volo, dal cambio di gate al percorso più breve e agevole da effettuare per arrivare all’aereo. Che abbia sul dispositivo mobile la geolocalizzazione del suo bagaglio mandato in stiva. E che venga informato subito nel momento in cui la valigia finisce altrove oppure non viene mai imbarcata. I dispositivi ci sono già. E buona parte – soprattutto quella dei controlli di frontiera – è stata mostrata durante l’Euro transport It summit di Sita (colosso mondiale che fornisce servizi di comunicazione e soluzioni tecnologiche) che si è svolto ad Amburgo, in Germania. «L’idea di base è che il viaggiatore non si accorga nemmeno di aver passato le varie procedure per l’imbarco e dall’altro lato che gli aeroporti si trasformino in luoghi dove i flussi di persone si muovono senza intoppi e stress», dice Barbara Dalibard, amministratrice delegata di Sita.
I numeriI bagagli che non arrivano a destinazione, per esempio, sono una fonte di disagio. Non solo per i passeggeri, ma anche per le compagnie aeree e gli aeroporti. Nel 2016 su circa 3,8 miliardi di passeggeri in tutto il mondo il settore ha gestito la raccolta, i controlli, il trasferimento di 4,3 miliardi di trolley e borsoni. Tra questi 21,6 milioni sono risultati quelli che nel gergo si chiamano «disguidati», «in calo del 7,2% rispetto all’anno precedente quando i bagagli problematici sono stati 23,3 milioni», e pari a 5,73 ogni mille viaggiatori, calcola la piattaforma WorldTracer di Sita. La notizia buona è che il 93% «giunge comunque a destinazione», perché smarrito oppure rubato. Questo comporta anche un costo per l’aviazione, dal momento che gestire ogni valigia dispersa costa circa 100 dollari, voce che fa schizzare in alto la fattura da pagare a quota 27 miliardi dal 2007 al 2016. Cifra che Sita considera sarà sensibilmente ridotta non soltanto grazie alla loro tecnologia di tracciamento continuo, ma anche visto l’obbligo della Iata che impone alle compagnie di avere informazioni dettagliate su ogni bagaglio dall’inizio alla fine da giugno 2018.
Le priorità «Ritengo che allo stato attuale aeroporti e compagnie aeree abbiano cinque priorità: la cybersicurezza, la connettività (degli aerei e dei passeggeri), l’Internet delle cose, la biometria e l’intelligenza artificiale», ragiona Sergio Colella, presidente per l’Europa di Sita. Su due aspetti, in particolare, stanno ragionando anche i governi. La cybersicurezza e la biometria. «Nel momento in cui il settore dell’aviazione subisce oltre mille attacchi hacker al mese è evidente che non si può stare fermi e bisogna investire di più e questo spiega anche la partnership con Airbus, uno dei due maggiori costruttori di velivoli», continua Colella. Poi c’è l’aspetto della sicurezza e del controllo delle identità di chi vola. «Nel 2016 il 37% dei viaggiatori ha utilizzato un sistema automatico di verifica del passaporto e il dato aumenterà dal momento che ci vogliono 8 secondi con i dispositivi elettronici come quelli che abbiamo installato a Roma Fiumicino contro i circa 60 secondi dei normali controlli di polizia».
I controlliMa l’intenzione è rendere il passaggio che porta dall’ingresso all’aeroporto all’imbarco ancora più agevole. Una delle tecnologie è lo Smart Path – sviluppato proprio da Sita – che sfrutta il sistema del riconoscimento facciale per raccogliere e verificare tutti i dati biometrici del viaggiatore. Attualmente il sistema funziona all’aeroporto australiano di Brisbane: una volta che il passeggero ha fatto il check-in (online o al bancone) i documenti di viaggio vengono collegati al dato biometrico e a quel punto viene creato una sorta di chiave unica che consente al turista di concludere la fase di imbarco – controlli di polizia compresi – senza presentare più la carta d’imbarco e il passaporto perché le fotocamere installate consentiranno di incrociare il tutto e verificare l’attendibilità.