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 2017  ottobre 18 Mercoledì calendario

Totò Riina sta male, slitta il processo

Solo un malore ha impedito al superboss Totò Riina di partecipare in videoconferenza a un processo, che adesso slitta di tre mesi. Ma per qualche ora, ieri mattina, si è aperto un giallo sulle condizioni del capo di Cosa nostra, ipotizzando addirittura un intervento chirurgico poi smentito e riaccendendo l’attenzione sullo stato di salute del pluriergastolano. All’inizio dell’estate, infatti, aveva fatto molto discutere una presunta incompatibilità della sua situazione con il regime carcerario e l’apertura della Cassazione a un differimento della pena e al «diritto a morire dignitosamente» del boss ormai ottantaseienne. Ma il Tribunale di Milano aveva stabilito che, malgrado l’«età avanzata» e le numerose «patologie», il boss ha la «piena capacità di intendere e di volere» e, dunque, può restare al 41 bis. Da un lato, infatti, avevano scritto i me- dici, Totò Riina soffre di una «cardiopatia» di «tale entità da condizionarne ogni attività» e che lo «espone costantemente» al «rischio di morte improvvisa». Dall’altro lato, però, è «vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio». A febbraio di quest’anno è stato intercettato mentre parlava con la moglie: «Io non mi pento… a me non mi piegheranno…».
Ma ieri le difficoltà legate al suo stato di salute si sono ripresentate. Un problema di pressione non ha permesso al boss di essere trasferito dalla sezione detentiva dell’ospedale Maggiore di Parma all’aula del carcere di via Burla per il collegamento in videoconferenza con il Tribunale di Milano, dove è imputato per minacce di morte al direttore della casa di reclusione di Opera, Giacinto Siciliano. È stato dichiarato il legittimoimpedimento di Riina e il processo è stato rinviato al 16 gennaio. L’udienza è durata pochi minuti e si è tentato di risolvere il giallo del presunto intervento chirurgico, poi smentito da più parti, al quale sarebbe stato sottoposto il ’capo dei capi’. Si era ipotizzata un’operazione in segreto avvenuta alla clinica Franchini di Montecchio Emilia. I giudici hanno interpellato il carcere della città emiliana che nel giro di poco tempo ha fatto pervenire qualche riga, letta in aula, per dire che il capo dei corleonesi «non può essere al momento trasferito al di fuori della sezione detentiva» dell’ospedale per ragioni di salute. Nessun accenno, però, a un presunto intervento chirurgico di cui nemmeno il suo difensore, l’avvocato Mirko Perlino, ha saputo nulla. «Non ci hanno avvisato, non ci dicono niente», ha ribadito più volte il legale. A sciogliere i dubbi è poi arrivato il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Fonti interne hanno chiarito: per un lieve malore, determinato pare da un calo di pressione, i sanitari del carcere non hanno autorizzato il suo trasferimento nella sala delle videoconferenze per il collegamento con l’aula del processo milanese.