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 2017  ottobre 18 Mercoledì calendario

Da Pechino un’offerta da 100 miliardi di dollari per il 5% della Aramco

La Cina vuole comprare il 5 per cento della più grande compagnia petrolifera al mondo, la saudita Aramco, e vuole farlo da sola. Pechino è pronta a staccare un assegno da 100 miliardi di dollari, secondo la Reuters, e quindi a valutare l’azienda duemila miliardi di dollari. L’operazione sarebbe condotta da PetroChina e Sinopec, controllate da un consorzio che include il fondo sovrano cinese. Sarebbe quindi un affare da Stato a Stato. Per Pechino, che da qualche anno è diventato il primo acquirente del greggio saudita, si tratta di mettere in sicurezza le forniture, in una situazione geopolitica sempre più turbolenta. Per Riad è invece il passo indispensabile per portare avanti le riforme lanciate dal principe ereditario Mohammed bin Salman, la Vision 2030.
È un progetto ambizioso che punta a trasformare l’economia, ora una monocultura petrolifera, in profondità. Il contributo al Pil del settore privato dovrà crescere dal 3,6 al 5,7 per cento e fornire gran parte dei nuovi posti di lavoro. L’industria militare dovrà diventare uno dei pilastri. Ma servono investimenti per centinaia di miliardi e con il prezzo del petrolio crollato da 100 a 50 dollari il Regno dei Saud deve affrontare deficit a due cifre e tagliare i sussidi per acqua, elettricità e benzina, con rischi per la stabilità del Regno.
I 100 miliardi dell’Aramco sono la soluzione perfetta. E la Cina è il cliente ideale. Una quotazione sui mercati occidentali non è ben vista dalla famiglia reale, parliamo di 30 mila principi, abituati a usare la compagnia come un bancomat. Quotarsi significa anche aprire i libri contabili. E c’è da credere che invece i cinesi non faranno troppo gli schizzinosi, visto il boccone strategico che gli si offre.