Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’arsenale di Stephen Paddock
L’uomo di Las Vegas, cioè Stephen Paddock, pensionato di anni 64, aveva nella sua stanza d’albergo 19 armi, tra fucili automatici e pistole. A casa sua, nella cittadina per pensionati ricchi che si chiama Mesquite (18 mila abitanti, vietata la residenza a chi non ha compiuto 55 anni), la polizia ne ha trovate altre 23, tra pistole e fucili. Almeno un paio dei fucili che stavano nella stanza d’albergo erano stati modificati con un aggeggio che si chiama bump-stock e che trasforma qualunque fucile in una mitragliatrice capace di sparare, per esempio, 75 colpi in un minuto (ci vogliono dei caricatori lunghi ed è probabile che Paddock li avesse). La stanza dell’assassino era rifornita anche di migliaia di proiettili, di due treppiedi la cui funzione è superfluo spiegare e di parecchio fertilizzante, col quale è possibile fabbricare esplosivi. Nella mente di Paddock, la strage al concerto country - un bersaglio facile, composto da una massa di 22 mila persone poste a una distanza di circa 450 metri - doveva essere solo l’inizio di una lunga teoria di sangue.
• Come ha fatto a portarsi tutta questa roba in camera?
Era entrato nella stanza 32134 del Mandalay di Las Vegas giovedì 28, aveva prenotato col nome della fidanzata, ha avuto tre giorni e quattro notti per traslocare il suo arsenale. Secondo gli inquirenti dovrebbero essere stati sufficienti una decina di borsoni.
• Se fosse per davvero un soldato dell’Isis? Che vantaggio ottiene l’Isis a far suo quel massacro?
A parte la rivendicazione della prima ora, non sono emersi altri elementi che giustifichino la matrice terroristica. Gli inquirenti americani non credono alla pista Isis. L’Isis parla a beneficio dei suoi, fidando nel fatto che si esalteranno e gioiranno alla notizia del massacro compiuto tra gli infedeli americani. Gli uomini del califfo hanno bisogno di accreditarsi specialmente contro i rivali di Al Qaeda.
• Sulle ragioni per cui un pensionato benestante, del tutto ignoto alle polizie americane, si mette a fare quello che ha fatto?
James Alan Fox, criminologo della Northeast University, ha detto che le sparatorie di massa sono contagiose: poiché i giornali hanno scritto che quello di Las Vegas è il massacro più grande della storia americana, è certo, secondo lui, che qualcuno si sta preparando a battere il record. Forse Paddock s’è mosso proprio per battere il record ed entrare nella storia. Forse. Finche non si sarà ricostruita nel dettaglio la sua vita anche intima ci si capirà poco. Per ora si sa che ha avuto una moglie, da cui ha divorziato nel 1980, che ha campato bene girando tra Texas, California, Henderson (Florida), Reno (Nevada). Pilotava aerei (forse ne aveva due), andava a caccia, faceva soldi comprando e vendendo unità immobiliari insieme con la madre, scommetteva questi soldi a poker o ai videogiochi del casinò. Al momento, la spiegazione «agonistica» (voglio ammazzare più gente di tutti) è quella che regge meglio.
• Non sarebbe possibile la caccia al record dei morti ammazzati se in America, e in particolare nel Nevada, non fosse così facile comprare armi.
Trump ieri ha tolto ogni illusione a chi sperava che il massacro di Las Vegas riaprisse la questione. «Paddock era un folle pieno di problemi, un individuo molto malato». Sottinteso: i fucili non c’entrano. «Della legge sulle armi parleremo in futuro». Mentre i democratici reagivano con un profluvio di dichiarazioni contro la Nra (National Rifle Association), la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders confermava: «Sarebbe prematuro discutere di politica quando ancora non conosciamo appieno i fatti né cosa è avvenuto». È un caso in cui i repubblicani in genere stanno col presidente. Obama aveva varato una legge che limitava la possibilità di possedere armi a chi avesse problemi mentali. Trump, appena insediato, ne ha sospeso l’applicazione. Nelle case americane si trovano trecento milioni di armi, cioè quasi una per abitante, neonati compresi. Il problema è stato ben riassunto dal New York Times, che si è schierato a favore di una modifica del secondo ementamento, quello che consente a chiunque di costruirsi un arsenale. In un suo editoriale, intitolato «477 giorni. 521 stragi di massa. Nessuna azione da parte del Congresso» il quotidiano ha pubblicato il calendario 2016 e 2017 segnando in nero il giorno del mese in cui negli Stati Uniti è stata compiuta almeno una strage di massa, intendendo per «strage di massa» un episodio in cui avessero perso la vita almeno quattro esseri umani. Risulta che dalla strage di Orlando del 2016 fino a domenica scorsa sono state uccise 585 persone e ferite 2.516. Non esiste paese al mondo afflitto da numeri come questi.
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