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 2017  ottobre 04 Mercoledì calendario

Trecento milioni di fucili (e 100 leggi bloccate in 6 anni). La lobby frena ogni riforma

NEW YORK Adesso, dopo essersi fatto eleggere come il presidente ideale per l’America armata fino ai denti, il candidato prediletto della Nra, la lobby delle armi, Donald Trump non esclude di riaprire il dossier sulle misure da prendere contro il moltiplicarsi di esplosioni di violenza cieca che possono fare danni enormi in un Paese nel quale circolano 300 milioni di pistole e fucili in gran parte semiautomatici e anche molte armi da guerra. Ci penseremo ma non è questo il momento, dicono alla Casa Bianca mettendo le mani avanti subito dopo la timida apertura.
Ma c’è da scommettere che, con un Congresso da sempre ostile a introdurre controlli che il «partito delle armi» denuncia come illegali limitazioni di una libertà garantita dal Secondo emendamento della Costituzione, anche questa volta non succederà nulla. Tanto più che a comandare in tutte e due le aule ora sono i repubblicani, il partito pro-armi. Basta vedere la reazione del senatore del Texas, John Cornyn, il numero due del partito nell’aula, che, davanti alle prime richieste di regolamentazione reiterate dai democratici ha definito «disgustoso» ogni «tentativo di politicizzare questa tragedia». Anzi, le Camere hanno all’esame una misura che liberalizza anche l’uso dei silenziatori.
Uno dei primi atti presidenziale dello stesso Trump, del resto, era stato quello di cancellare una misura di controllo di portata limitatissima che Obama aveva varato negli ultimi giorni del suo mandato. Da presidente Barack ha dovuto piangere un gran numero di vittime di stragi insensate in scuole, chiese e altrove: ben 18 con più di 8 vittime. Sembrava che dopo il massacro di cinque anni fa a Sandy Hook, venti bimbi delle elementari di sei e sette anni uccisi insieme a sei insegnanti e assistenti, il Paese fosse finalmente pronto ad accettare una sia pur parziale limitazione dell diffusione delle armi: stop a quelle da guerra e ai caricatori di grande capacità.
Ma anche allora la potenza della lobby del grilletto prevalse bloccando il Parlamento. L’ultimo intervento legislativo, anch’esso molto limitato, risale al 2008 quando alla Casa Bianca c’era ancora George Bush: una reazione ad un altro massacro, quello nel campus universitario di VirginiaTech. Anche due anni fa dopo il massacro di 49 persone nel «Pulse», il night club gay di Orlando, sembrava a portata di mano il varo di una misura che avrebbe consentito di effettuare qualche controllo in più prima dell’acquisto di un’arma. L’87% degli americani era favorevole, secondo i sondaggi, ma il Congresso disse di nuovo di no.
Non solo il Parlamento Usa si è rifiutato di regolare questo settore: ha anche ignorato ogni invito a scongiurare il diffondersi di nuove tecnologie micidiali. Così la senatrice democratica Dianne Feinstein ha denunciato per anni inutilmente il diffondersi di un apparecchio, una sorta di «retrofit», che consente di trasformare un fucile semiautomatico in un’arma automatica, capace di sparare dai 400 agli 800 colpi al minuto. Paddock, il killer di Las Vegas, potrebbe aver usato questa tecnologia.
Dal 2011 ad oggi al Congresso sono state presentate e sistematicamente bocciate ben 100 proposte di legge per limitare la vendita di armi. Controlli che oggi, in Stati con forti concentrazioni urbane come New York, sono abbastanza stretti. Mentre negli Stati rurali, nel Sud e nel West americano, non ci sono barriere significative. Vale anche per il Nevada. Ci si stupisce perché il killer è riuscito a portare in camera, indisturbato, 18 armi. Non se ne sono accorti anche perché nessuno va a cercarle o mette metal detector, dato che portarsi l’arma in camera rientra nella normalità delle cose quando si è liberi di girare ovunque armati (salvo nelle sale da gioco dei casinò).