il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2017
Nobel per le onde gravitazionali ai fisici che criticano la Fedeli
l premio Nobel per la fisica va a Rainer Weiss e Kip Thorne, due degli scienziati coinvolti nel progetto di ricerca sulle onde gravitazionali che nei giorni scorsi hanno firmato una lettera al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli per denunciare come i parametri di valutazione della ricerca in Italia stronchino la carriera a chi si occupa di progetti applicati che durano decenni. Proprio come quello che ha permesso di scoprire le onde gravitazionali e che ieri ha ricevuto il riconoscimento più ambito. “We did it”, ci siamo riusciti. Così i ricercatori della collaborazione scientifica Ligo-Virgo – tra Usa, Italia e Francia – aveva annunciato a febbraio 2016 la rilevazione delle onde gravitazionali previste da Albert Einstein un secolo fa, catturate per la prima volta dai due rilevatori del progetto Ligo (negli Usa) nel settembre 2015. Ieri, la scoperta è valsa a tre membri della collaborazione Ligo-Virgo (un migliaio di ricercatori) l’assegnazione del premio Nobel per la Fisica 2017: Rainer Weiss – fisico del Massachusetts Institute of Technology (Mit); Kip S. Thorne, fisico teorico emerito del California Institute of Technology; Barry C. Barish, fisico delle particelle, anche lui al Caltech. Insieme a Ronald Drever deceduto a marzo, Weiss e Thorne sono i fondatori del laboratorio statunitense Ligo. Barish lo ha diretto dal 1997 al 2005.
Oltre a confermare le previsioni della Teoria della Relatività Generale di Einstein, la scoperta “apre un nuovo campo della fisica: l’astronomia gravitazionale,” spiega Helios Vocca, fisico dell’Università di Perugia, tra i responsabili di Virgo. Quella che permetterà, per la prima volta, di studiare il 95% della materia invisibile di cui si suppone sia costituito l’universo. Ad agosto, alla rilevazione delle onde gravitazionali da parte dei due interferometri statunitensi si è aggiunta quella del rilevatore Virgo a Cascina, Pisa, partner di Ligo dal 2007. Ha confermato i risultati di Ligo e permesso di individuare la posizione della sorgente che le ha emesse. Ma a settembre 2015, quando le due antenne Ligo le ha intercettate per la prima volta, quella di Virgo era spenta, per consentirne l’aggiornamento. Anche quelle di Ligo sono state spente dal 2010 al 2015 per lo stesso motivo. “Ma hanno fatto prima di noi a riaccenderle,” spiega Fernando Ferroni direttore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), ente che finanzia, insieme a partner francesi, il progetto Virgo. “Abbiamo sofferto della mancanza di personale che avrebbe velocizzato i tempi necessari a riaccendere Virgo,” ha spiegato, riferendosi alle politiche adottate dai governi dell’ultimo decennio – anni cruciali per Ligo-Virgo – che hanno ridotto il numero di docenti del 20 per cento e il Fondo Finanziamento Ordinario per l’università di oltre un miliardo. Ferroni aggiunge che Virgo è stato capace di celebrare il successo insieme a Ligo con un finanziamento totale di 350 milioni di euro contro i 2 miliardi investiti dagli Usa dal 1978.
I ricercatori di Virgo oggi raccolgono gli onori internazionali. Ma molti di loro negli ultimi 20 anni hanno sofferto di una situazione di carriera molto precaria. Simile a quella che oggi vive la comunità di ricercatori italiani che partecipa alla costruzione di un interferometro milioni di chilometri più grande di Ligo-Virgo, che l’Agenzia Spaziale Europea conta di lanciare tra 15 anni. Nel 2016, dopo 16 mesi di test nello spazio, l’esperimento Lisa Pathifnder diretto da Stefano Vitale, fisico dell’Università di Trento, ha mostrato che è possibile realizzare un rilevatore di onde gravitazionali spaziale, ottenendo un riconoscimento mondiale. Ma come riportato dal Fatto nei giorni scorsi, i più importanti fisici internazionali, molti dei quali impegnati sulle onde gravitazionali, hanno scritto una lettera al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli per denunciare come l’Italia stia tagliando fuori dall’accademia, e quindi dalla ricerca, proprio il gruppo di ricercatori di Lisa Pathfinder. Oltre a Takaaki Kajita, vincitore del Nobel per la fisica nel 2015, tra i firmatari ci sono anche Rainer Weiss e Kip Thorne, premiati ieri a Stoccolma.
Il problema denunciato dalla lettera è che le regole fissate dal ministero per abilitare i ricercatori al ruolo di professore dopo la riforma Gelmini del 2010 li bocciano in automatico: non colgono la differenza tra chi è poco produttivo perché non si impegna nella ricerca e chi invece si occupa di progetti fondamentali ma che richiedono decenni per produrre risultati, proprio come è accaduto per Ligo-Virgo.