Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 04 Mercoledì calendario

In sala parto troppe over 40

Continua a crescere il numero delle donne che hanno il primo figlio a quaranta anni. I ripetuti appelli dei ginecologi non sono riusciti, ancora, a far invertire la tendenza. Ancora oggi tre partorienti si cento sfiorano i 40. 
Negli altri Paesi europei, come l’Inghilterra, la Francia e la Germania, le nuove generazioni, pur tra mille difficoltà, hanno ricominciato a decidere per il primo figlio intorno ai trenta. Per la biologia la donna inizia già la sua maturità ma per il sistema economico-sociale è il momento in cui una coppia si sente più forte per allargare il numero.
LE EMERGENZE
Dal momento che le famiglie italiane sembrano ancora non potersi permettere un bambino secondo i tempi che vorrebbe Madre Natura i ginecologi hanno deciso di lavorare tutti insieme per ridiscutere sulla sicurezza delle cure in gravidanze over 35. Domenica a Roma si aprirà il congresso della Società italiana di ginecologia, il titolo è Obiettivo donna: la buona pratica medica. Nel programma, oltre le emergenze in sala parto, la gestione dell’infertilità, le infezioni in ginecologia, la sorveglianza in travaglio e le gravidanze a basso rischio, i problemi della sessualità in menopausa anche la donna che si trova con un bimbo in braccio in età, cosiddetta, avanzata.
«Temporeggiare superando la soglia dei 35 – spiega Domenico Arduini Direttore del Dipartimento di ginecologia all’università di Tor Vergata di Roma e presidente del congresso con Marco Bonito primario del Fatebenefratelli Villa San Pietro- vuol dire aumentare le probabilità di sviluppare complicanze pericolose. Oltre al maggior rischio di un aborto spontaneo perché a quell’età le alterazioni ormonali rendono l’utero meno disponibile ad accettare una gravidanza. Questo tipo di cultura, purtroppo, ancora non è sufficientemente diffusa. Capiamo i problemi economici delle coppie di oggi ma il rischio che una mamma sviluppi una malattia cronica durante la gravidanza esiste concretamente».
Il ritratto di una donna che aspetta in tarda età è molto differente da quello della giovane. E non solo sotto il profilo del benessere fisico e delle energie. Un aspetto che, secondo i ginecologi, viene poco tenuto in considerazione è quello psicologico. La ragazza, in genere riesce a vivere i suoi nove mesi, con disinvoltura e umore sereno. La signora più grande, fin dal momento in cui sa di aspettare, si carica di ansie, trasforma la gravidanza in un periodo di medicalizzazione anche se non esistono problemi specifici. 
IL CUORE
«La gravidanza per l’organismo della donna – aggiunge Arduini – è un periodo di forte stress. Come si può immaginare questo stress è vissuto e gestito in modo totalmente differente se la donna ha 25 anni o 38. Nel linguaggio comune una signora che sfiora i quaranta è giovane ma biologicamente non è così. Si pensi che già dopo i 35 c’è un abbassamento della fertilità. La gravidanza, come vediamo, slatentizza disturbi che magari sarebbero comparsi più avanti. Un per tutti è il diabete. Anche il cuore può mostrare problemi che, negli anni prima, non si era mai palesato. La medicina, a questo punto, deve essere ben pronta ad affrontare queste particolari situazioni che si presentano, ormai sempre più frequentemente».
LE PATOLOGIE
Il fenomeno diventa vero e proprio allarme soprattutto nelle città come Roma o Milano. Dove, le donne che partoriscono tra i 35 e i 44 anni, superano quelle che mettono al mondo un figlio tra i 25 e i 34. Fino al poco meno di dieci anni fa si parlava di un fenomeno emergente oggi è realtà. L’età media delle madri italiane è 33 anni. Nell’ultimo quinquennio le mamme di 45 anni sono triplicate. «Il nostro lavoro l’abbiamo visto trasformasi con una velocità impressionante – commenta ancora Arduini -. Oltre alle mamme tardive ora abbiamo la grande soddisfazione di portare in sala parto anche donne con patologie che, solo un decennio fa, non avrebbero mai potuto avere una gravidanza. Come quelle che hanno avuto un tumore o quelle colpite da immunodeficienze gravi. Ecco perché abbiamo pensato di concentrare l’attenzione del nostro congresso sulla buona pratica. Sulla metamorfosi della nostra professione».