
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Avatar, dopo il primo giorno a 2 milioni e 100 mila euro (record assoluto di tutti i tempi per un venerdì di debutto), continua a sbancare il botteghino e si calcola che fino ad oggi, nel mondo, abbia incassato 1.331.140.000 di dollari.
• Cioè, un miliardo e 331 milioni di dollari. Che diamine è un avatar?
Ma lei è veramente l’ultimo. Si ricorda Second Life, quel gioco su Internet in cui si poteva vivere una seconda vita virtuale? Ci si iscriveva e all’inizio l’organizzazione (anzi l’Organizzazione, con la o maiuscola) ci chiedeva di scegliere un corpo con cui vagare in quel mondo virtuale. Ecco, quel corpo si chiamava “avatar”, una parola indù che significa “disceso”. “Avatar” è la divinità quando prende una forma materiale (cioè discende in un corpo). Vishnu, per esempio, ha dieci avatar: il pesce, la tartaruga, il cinghiale, il narasimha (mezzo uomo e mezzo leone), il nano, il parashurama (abitante della foresta), il principe Rama, Krishna, Buddha e il cavallo bianco Kalki, capace di distruggere quello che è malvagio. Come vede una faccenda suggestiva e complicata. Cristo, in questo senso, sarebbe un avatar di Dio. Noi potremmo dire, senza pensarci, che «Cristo s’è fatto persona» e la parola persona, in latino, significa “maschera”. L’avatar di Second Life è soprattutto una maschera. La nostra maschera. Il gioco ci permette poi di vestirla a nostro gusto, rivelandoci così mentre ci mascheriamo. Internet e il virtuale, nelle relazioni interpersonali, sono una mascheratura continua.
• Accidenti. E il film tratta tutta questa roba complicata?
Nel film gli umani, privi ormai di energia, sono a caccia dell’unobtanium, abbondante sul pianeta Pandòra. Anche qui c’è una memoria mitica: Pandòra, dotata di tutte le virtù, venne data in isposa a Epimeteo, con l’avvertenza che mai venisse aperto il vaso che portava con sé. Epimeteo però…
• Sappiamo, sappiamo: nel vaso c’erano tutti i mali del mondo.
E così venne punito Prometeo, che aveva rubato il fuoco agli dèi. Beh, questi abitanti del pianeta Pandòra del film di Cameron sono effettivamente simili a dèi: alti tre metri, con la pelle blu e il fondo degli occhi giallo, flessuosi e intimemente connessi con la natura del loro mondo. I piccoli umani, con le loro macchine orrende, vogliono distruggere questo mondo eccetera eccetera. La più classica delle trame: i cattivi (noi) contro i buoni (i na’vi, cioè gli abitanti di Pandòra). Noi con le più micidiali armi da guerra immaginabili (il film si svolge nel 2154) loro con gli archi, le frecce e bestie feroci di dimensioni colossali. Ma i na’vi cavalcano draghi volanti e quindi… Beh, non le voglio raccontare il finale.
• Mi pare la più classica delle storie da film. E del resto avevo letto qualche recensione in anteprima: gli indiani buoni contro i cow-boy cattivi, gli americani cattivi contro i vietnamiti oppure gli iracheni buoni…
Sì, e Cameron non avrebbe potuto fare altrimenti: gli interessava fare opera grafica o di pittura attraverso la tecnologia di oggi, cioè ricostruire un intero mondo con piante, animali, cascate e prodigi di ogni sorta. 197 cineprese all’opera nello stesso momento per mostrare le leggere meduse volanti che riconoscono nell’avatar del povero Jake Sully un semi-dio salvatore. Oppure un tappeto di fiori che s’illumina al passaggio di una creatura. Questo essendo l’intento del film, bisognava che la trama fosse semplicissima: i cattivi vogliono distruggere il Paradiso terrestre, i buoni lo difendono. Il più antico dei plot.
• Insomma film bello o film brutto?
Filmone. Da non perdere. Il regista Roberto Faenza s’è arrabbiato per l’enorme impiego di tecnologia e di soldi, che mette in condizioni di inferiorità il cinema del resto del mondo, dato che nessuno, tranne i capitalisti americani, potrà mai investire in un’opera cinematografica tanto tempo (quattro anni) e tanti soldi (800 milioni di dollari). E porta l’esempio de Il nastro bianco, meraviglioso film austriaco, in bianco e nero e con pochissima distribuzione. Ha ragione, ma non sarà la sparizione di film come Titanic o come Avatar a far circolare di più i capolavori fatti in economia. Perché i capolavori realizzati con poco denaro sono possibili ed esistono. E sono possibili ed esistono anche i capolavori fatti con molto denaro. La faccenda non dipende troppo dai soldi. Ma dalla testa e dal cuore. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/1/2010]
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