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Corsivi e commenti
Ora legaleCorriere della Sera
Se ho capito bene, ma forse no, in attesa di interpellarli su temi marginali come il destino dei migranti e l’unificazione dei sistemi fiscali, nei mesi scorsi le autorità di Bruxelles avevano indetto un sondaggio tra tutti i cittadini europei per decidere se conservare o meno il doppio regime dell’ora solare e legale. Se ho capito bene, ma forse no, la consultazione ha suscitato in Italia lo stesso interesse di un concerto di musica dodecafonica, tanto che vi hanno partecipato solo trentamila persone (in Germania tre milioni). Se ho capito bene, ma forse no, il presidente Juncker ha sobriamente annunciato la vittoria straripante dei favorevoli all’abolizione del doppio regime, aggiungendo — senza neanche mettersi a ridere — che l’Europa fa sempre ciò che vogliono i suoi abitanti. Se ho capito bene, ma forse no, per dare seguito al pronunciamento popolare l’Europa abolirà il passaggio dall’ora legale a quella solare, e viceversa. Ma, sempre se ho capito bene, questo non significa che tutti gli europei avranno la stessa ora: Juncker ha spiegato che la scelta del fuso orario resta di competenza di ogni singolo Stato.Quindi, se ho capito bene, mentre finora avevamo due ore diverse, ma tutti insieme, adesso ne avremo una sola, ma ognuno quella che gli va: magari legale in Germania, dove di sole ce n’è poco, e solare in Italia, dove di legalità ce n’è anche meno. Una cosa è certa: l’Europa si conferma lunare. E questo, purtroppo, l’ho capito bene.
Massimo Gramellini
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Piano Marshall
La Stampa
Ieri, dopo il crollo del tetto di San Giuseppe dei Falegnami nel Foro Romano, è girata una proposta: un piano Marshall per i beni architettonici della capitale. In effetti a Roma ci sono oltre novecento chiese, e alcune non vengono restaurate da decenni. Un po’ come i ponti in Liguria dopo il collasso del Morandi: ci vuole un piano Marshall per le infrastrutture, si è detto. La Liguria, senza contare quelli ferroviari, ha cinquemila ponti. Cinquemila! Di nuovo, molti da ristrutturare. Tutto era partito dopo il terremoto di Amatrice. Venne l’idea: ci vuole un piano Marshall per rendere l’Italia antisismica, cioè l’Italia per metà abbondante a rischio sismico e costellata da migliaia di paesini e borghi medievali che di antisismico non hanno neanche le panchine. Solo un piano Marshall, in effetti, sistemerebbe le cose. Negli ultimi sei mesi sono stati proposti piani Marshall per l’Africa, la viabilità, gli ospedali, la Sicilia, la Calabria, Napoli, Roma, il Molise, il Sud, le baby gang, la famiglia, la natalità, le buche nelle strade, la residenza a Venezia, lo sport nelle scuole, gli edifici scolastici, le periferie, l’ambiente, più un’altra dozzina abbondante. I piani Marshall in pratica sono un modo molto sapiente di dire «non ho la più pallida idea di come risolvere questo problema». Il piano Marshall, quello vero, studiato negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, pianificò il finanziamento della ricostruzione europea. Insomma, davanti a un’emergenza serve un intervento massiccio, costosissimo, ma soprattutto che qualcuno te lo paghi. Ci serve un piano Marshall per trovare chi sgancia.
Mattia Feltri
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Bambole
la Repubblica
Ditemi se vi viene in mente qualcosa di più triste di un bordello in cui operano bambole di silicone (pare che ne abbiano aperto uno a Torino. Sarà di silicone anche il resto del personale?). Non ho detto immorale, ho detto triste (l’immoralità è spesso allegra), triste come la meccanica dei consumi, di ogni consumo, quando diventa specializzazione, ossessione, voce di un catalogo universale che non tralascia nulla e non lascia indietro nessuno, e anzi avvia ciascuno al proprio scaffale personalizzato: dal feticista del gomito al collezionista di nasi finti, basta pagare.
Nel Casanova di Fellini il sesso è un esercizio ginnico che prescinde dal suo oggetto, è puro meccanismo, e il vero sex toy non sono le dame conquistate, è lo stesso Casanova, che copula con il volto terreo, cadaverico, post-umano.
Debolezze e imperfezioni della carne possono essere d’impiccio, i corpi non sono docili e non sono sterili, perfino il fugace contratto con una prostituta umana è esposto al rischio (doppio) della delusione, oppure dell’amore. La prostituta di silicone consente di espungere, dall’atto sessuale, ogni incombenza che non sia l’atto, compresi eventuali rovelli etici sul sesso a pagamento, o sulla tratta delle ragazze. Certo è un atto parecchio buffo: come quasi tutte le perversioni. Ma il senso del ridicolo è la sola merce veramente introvabile, nel Paese dei Balocchi.
Michele Serra
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