La Stampa, 1 settembre 2018
Alle Isole Faroe mancano le mogli. E i pescatori sposano filippine e cubane
Dan Thomsen ha avuto fortuna. Molta fortuna. 16 anni fa il pescatore delle Isole Faroe è volato nelle lontane Filippine per incontrare una ragazza con la quale fino ad allora aveva avuto solo un intenso rapporto epistolario. Dal rapporto cartaceo è sbocciato poi un vero amore - o almeno un’unione fondata su vantaggi piuttosto pragmatici e reciproci, che resiste fino a oggi. Al contrario di molti altri uomini che vivono e vegetano sulle isole dell’Arcipelago subartico che si trova a metà strada (oceano) fra le coste della Norvegia e quelle dell’Islanda, Dan Thomsen non è più solo nella sua casetta di legno col tetto coperto d’erba, ma ha accanto a se una donna e quattro figli.
Mary Joy Thomsen, la moglie filippina di Dan, si è nel frattempo adattata abbastanza bene al rigido clima delle Faroe, ai 260 giorni di pioggia all’anno che imperversano sull’arcipelago, agli inverni bui e alle primavere nebbiose, alla cronica carenza di verdura e di frutta e all’abbondanza di pesce grasso. In compenso, ha un marito affettuoso e fedele e un’esistenza molto più agiata che non nel suo Paese d’origine, in Asia. Quella di Dan e Mary Joy non è però l’unica coppia mista e multietnica delle verdi e ventose isole che ancora oggi appartengono come nazione costitutiva al Regno della Danimarca. La popolazione maschile delle Faroe è infatti afflitta da un problema demografico a dir poco esistenziale. Già da alcuni decenni sull’isola vivono più uomini che donne. Una piaga che colpisce l’arcipelago già a partire dagli Anni Sessanta dello scorso secolo, da quando cioè nei censimenti la popolazione femminile risulta mediamente (e costantemente) inferiore di 2 mila unità rispetto a quella maschile. Una differenza non certo trascurabile se si considera che le 18 isole dell’arcipelago contano complessivamente solo 49.188 abitanti.
Vita da celibi
I sempre più giovani e meno giovani uomini delle Faroe sono condannati ad una vita da celibi. «Oggi ci definiscono come “single”, cosa che suona forse un po’ meglio, ma che vuol dire alla fine la stessa cosa e la stessa sfiga: solitudine, tristezza a volte anche profonda depressione», ammette con un tono di rassegnazione Bjørn Kallsoy, che recentemente ha raccontato al quotidiano Süddeutsche Zeitung la sua storia. Il pescatore di 37 anni trascorre due mesi a bordo delle grandi navi che danno la caccia alle balene e ad altri pesci dell’oceano e poi ha due mesi di riposo da trascorre sull’isola. Per uccidere il tempo e la noia Bjørn frequenta corsi di yoga, di danza e di chitarra, costruisce un nuovo bagno alla nonna o cura l’orto con piante di rabarbaro della sorella. Ma il massimo del tempo il pescatore lo impiega di fronte allo schermo del suo computer a navigare sui tanti siti Internet per uomini single, a setacciare le inserzioni di donne filippine, thailandesi, cubane o brasiliane disposte a maritarsi. «Internet ha aperto per noi celibi subartici orizzonti infiniti e nuove prospettive», racconta Bjørn Kallsoy.
In età da matrimonio
Sull’isola, le donne in età matrimoniale sono ormai assai rare. Molti degli uomini che vivono sulle Faroe vivono della pesca e trascorrono lunghi periodi sulle navi. Il lavoro è duro, e monotonia e solitudine per le donne che restano sull’isola è ancora peggiore. Molte di loro vanno a studiare nelle Università della Danimarca, in Islanda o in Gran Bretagna, si qualificano, s’innamorano e spesso non tornano più. Agli uomini non resta altra possibilità che il web, con le sue dating-app e i suoi siti per incontri, per distrarsi un po’ e nutrire le loro speranze d’accoppiamento. Speranze che sempre più spesso si avverano. Sulle isole dell’arcipelago vivono oggi già 156 donne filippine, 109 thailandesi, 73 cubane e 61 brasiliane, tutte sposate con uomini delle Faroe. La domenica le si può incontrare nella chiesa cattolica di Tórshavn, la capitale politica e il centro economico delle isole.
Dopo la messa
Dopo la messa si scambiano esperienze, mangiano insieme nella sala parrocchiale, festeggiano compleanni e battesimi. Secondo una leggenda che da anni circola con una certa insistenza sull’isola, fu il prete della comunità cattolica a diffondere fra i suoi discepoli celibi i primi cataloghi ancora cartacei con le foto e gli indirizzi di donne nubili da Paesi esotici. Erano ancora gli anni prima dell’avvento del World Wide Web e chi si metteva alla ricerca di una potenziale futura sposa doveva ancora prendere la penna e improvvisare improbabili messaggi d’amore sulla carta. Compito non certo facile per i robusti pescatori di origini vichinghe delle Faroe. Oggi con Internet sembra tutto più facile. E le sperdute isolette battute dai venti del Nord sembrano meno isolate da un mondo pieno di donne.