Corriere della Sera, 1 settembre 2018
Lady Gaga e il suo naso: «Mi chiedono di rifarlo, dico sempre no»
VENEZIA Emozionata, composta nei modi, umile, quasi intimidita. D’altra parte è un’esordiente. Lady Gaga fa il suo debutto alla Mostra di Venezia. Urla e gomitate, fan in delirio malgrado la pioggia, in molti indossano la maglietta col suo naso alla Maria Callas, la cui sagoma è più volte evocata, sia nel film che all’incontro. «Tutti mi hanno chiesto di rifarmi il naso, di rifare questo e quello. No signori, mi piace uscire dagli schemi». Rispetto a come era sbarcata al Lido poche ore prima (tubino scollato e tacchi a spillo), di uguale la popstar famosa anche per le sue bizzarrie ha soltanto le sopracciglia nere e i capelli biondo platino: invece in A Star Is Born (È nata una stella) li alterna, ora castani ora rossi.
All’incontro si offre come una sposa, in castigato abito bianco. Chiede una torta per il compleanno di sua madre, che è qui con lei; non si capisce dove finisce il talento e dove comincia il personaggio, ma nel film non sembra affatto una diva che recita. Seguita da 29 milioni di followers su Instagram, se Madonna è Madonna, Lady Gaga (pseudonimo di Stefani Joanne Angelina Germanotta) è una sorta di divinità pagana.
«È una superstar», così la definisce Bradley Cooper. Lui, la prima volta come regista (ma è anche protagonista) e come cantante; lei, la prima volta come attrice. Non è esattamente vero, ma questo lo considera il suo debutto. I due, che ricordano con orgoglio le comuni origini italiane, hanno scritto insieme le canzoni originali: «Abbiamo cantato dal vivo, ho voluto che non ci fosse playback – dice Lady Gaga —. Ho sempre voluto fare l’attrice, ci vuole una persona che ti creda perché le cose accadano».
Terzo remake di una love story narrata la prima volta 81 anni fa, poi altre due, nei panni della cantante abbiamo visto Judy Garland e Barbra Streisand. «Quella di Jackson e Ally è una storia che ha resistito alla prova del tempo, toccherà tutte le persone del mondo», dice lei. In effetti, benché suoni fuori contesto in un festival d’autore (è fuori gara), l’applauso e qualche lacrima ci sono stati anche alla proiezione per la stampa. Imprevisto stop dell’appuntamento serale (15 minuti) a causa di un fulmine.
Lady Gaga è idolatrata dalle minoranze discriminate, Bradley la omaggia nella scena in cui è ancora una sconosciuta: nel locale di drag queen dove canta, irrompe per caso Jackson, musicista country rock di successo che ama l’alcol più delle donne, e la sua carriera finirà nel fondo della bottiglia. «Trasformarmi è parte della mia arte e della mia musica – racconta la cantante —. Bradley la prima volta che l’ho visto aveva tra le mani il latte detergente per togliermi il rimmel. Mi voleva senza trucco. Ero vulnerabile, mi ha fatto sentire a mio agio, mi ha tirato fuori questa cosa di recitare che non sapevo di avere. Rispetto al mio personaggio, all’inizio della mia carriera, a 19 anni, avevo le idee chiare, ho detto tanti no, suonavo il pianoforte, ballavo. Come cantante ai provini non ero la più bella, ma non volevo essere sexy come le altre. Volevo mostrare la mia visione delle cose, essere me stessa. I discografici mi chiedevano di dare le mie canzoni alle altre: mi sono sempre rifiutata. Nel film si cita Frank Sinatra: altri avevano talento come lui, ma quando sbucava sul palco, gli occhi azzurri come fari, le scarpe di vernice…». Si chiama carisma.
Lady Gaga ne riempie lo schermo, con la sua depressione trasformata in un’arma, la violenza sessuale che subì da ragazza, le cicatrici trasfigurate in applausi. Chissà quanti vuoti ha dovuto riempire: «Voglio che tutti voi amiate me, non l’idea che avete di me». È nata una stella, lui scende e lei sale le scale del successo. Ma è Jackson a farla diventare una star. Quando dorme, Ally è sveglia e viceversa: non poteva funzionare. Bradley, cos’è la fama? «È un sacco di rumore, d’un tratto puoi ritrovarti da solo». Lei annuisce e manda un bacio, tempo scaduto.