
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mentre Barack Obama parlava alla nazione americana, in Italia sfilavano molte migliaia di lavoratori in ansia per la crisi economica e a Prato - uno dei punti di sofferenza per l’industria del tessile - veniva portato in giro per la città uno striscione lungo addirittura un chilometro.
• C’è un rapporto tra i cortei italiani e il discorso di Obama?
La crisi è globale. Se l’America non si tira su almeno un po’, sarà difficile per l’Europa non farsi male. D’altra parte se l’Europa non si tira su e non continua a comprare merci americane, a chi venderanno le loro cose gli Stati Uniti? Gli Stati Uniti, tra poche settimane, cominceranno a inondare il mondo di bond, cioè chiederanno denaro in prestito in una proporzione mai vista prima. S’aspettano che a finanziarli siano soprattutto i cinesi, che da un quarto di secolo in qua gli fanno da banca. Con i soldi dei cinesi, gli americani sperano di salvare le fabbriche e di vendere poi i loro prodotti a noi.
• Ma noi italiani saremo in grado di comprare? Per comprare bisogna avere soldi. E poi non puntiamo anche noi alle esportazioni?
Certo. E anche noi – noi europei, voglio dire – emetteremo bot (Buoni del Tesoro) per finanziarci e tappare i buchi del nostro debito. Parlo del-l’Italia, naturalmente, ma anche della Spagna, del Portogallo, della Grecia e di quel buco nero che appare in questo momento l’Europa del-l’Est. Una concorrenza all’ultima frazione di punto di tasso di interesse e con il rischio concreto che a uno dei tanti Paesi alla caccia di soldi, il mercato (cioè noi risparmiatori) non faccia più credito. Il terrore dei governi è che il fallimento di un Paese europeo – per fallimento si intende in questo caso un default alla maniera di quel che avvenne in Argentina, impossibilità di rimborsare i prestiti, cessazione conseguente di qualunque acquisto – trascini con sé il fallimento di qualche altra nazione e che a un certo punto la valanga non possa più essere fermata.
• Non ci sono queste grandi decisioni di Obama di tassare i ricchi per aiutare i poveri?
Sì, il presidente Obama ha deciso di aumentare le tasse, cioè di togliere qualunque agevolazione, a chi guadagna più di 250 mila dollari l’anno. Nello stesso tempo sarà garantita, tra l’altro, la copertura sanitaria a tutti quelli che ne erano privi, poco meno di 50 milioni di persone. L’insieme di queste decisioni farà sicuramente esplodere il deficit degli Stati Uniti, il cui rapporto col Pil è a questo punto del 12,5%. Si ricorda? quel numerino che tormenta tanto noi paesi membri dell’Unione Europea, quello che non dovrebbe mai superare il 3%. E loro, in America, stanno già al 12,5%.
• Non è giusto tassare i ricchi per salvare i poveri?
E’ giusto, ma i ricchi sono pochi e anche se gli si tolgono un mucchio di soldi non si riuscirà mai a raccogliere una somma sufficiente per raddrizzare la barca. Le mosse annunciate da Obama hanno un significato politico, da un lato giusto (certi compensi, certe ricchezze, certi sprechi non sono più tollerabili). Ma dall’altro lato, furbo: ieri il presidente americano ha tuonato contro le lobbies che si metteranno di traverso per impedirgli di salvare il Paese. Quindi si sa già a chi dare la colpa se la ricetta non dovesse funzionare: le famose lobbies, rappresentate al Congresso dai repubblicani. Che i repubblicani si mettano di traverso è sicuro. Che le misure annunciate da Obama siano risolutive non lo è invece per niente. E alla fine, a questo punto, forse non dipende nemmeno da Obama.
• E in Italia? Questi cortei di ieri…
Il nuovo leader del Pd, Dario Franceschini, ha parlato a Bari e ha detto: «La prima proposta contro la crisi è di dare un assegno mensile di disoccupazione per tutti quelli che perdono il posto di lavoro. Berlusconi porti il provvedimento in aula, noi lo sosterremo. Se vuole presenti pure un decreto legge, visto che ne ha già fatti tanti ». La manifestazione di Torino ha fatto uscire fuori dati relativi al Piemonte. A fine gennaio 2009 le ore di cassa integrazione ordinaria erano quasi 4 milioni, con un incremento del 599% (cioè sei volte) rispetto al gennaio 2008, mentre quella di Cig straordinaria ammontavano ad oltre 2 milioni, con una crescita del 196,4%, vale a dire quasi il doppio. Dati ai quali si aggiungono 28 mila lavoratori in mobilità di cui il 40% donne. Più in generale, l’Ebitemp, Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo, prevede che il numero di lavoratori temporanei scenderà ogni mese di un numero tra i 40 e gli 80 mila disoccupati. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/3/2009]
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