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 2009  marzo 01 Domenica calendario

L’ANTICO SEGRETO DELL’ACQUA MIRABILIS


Una colonia leggera. Fresca. Discreta. Delicata. Colonia è sinonimo di acqua profumata. Nessuno, pronunciando quella parola, pensa più alla città della Renania. Il nome evoca altre suggestioni, sole, mare, campi di lavanda, agrumeti. Esattamente quel che il suo inventore, Giovanni Maria Farina, aveva in mente trecento anni fa quando - era il 1709 - mise in commercio le prime bottiglie della sua aqua mirabilis, poi diventata famosa col nome francese di Eau de Cologne, perché allora come oggi Parigi era la capitale della moda. Acqua di colonia è diventato un termine generico, ma la formula originaria è una e una sola, quella che ha stregato clienti illustri di ogni epoca: Carlo VI e Maria Teresa d´Asburgo, Luigi XV di Francia, Federico Guglielmo I di Prussia, Napoleone Bonaparte, Mark Twain, Johann Wolfgang von Goethe, Konrad Adenauer, Indira Gandhi, Romy Schneider e la principessa Diana.
Giovanni Maria Farina (1685-1766) ci lavorò per mesi. In una lettera del 1708 al fratello Giovanni Battista scriveva: «Il mio profumo è come un mattino italiano di primavera dopo la pioggia: ricorda le arance, i limoni, i pompelmi, i bergamotti, i cedri, i fiori e le erbe aromatiche della mia terra. Mi rinfresca e stimola sensi e fantasia». Sono più o meno le parole che si leggono ogni volta che si lancia una colonia che ha le stesse caratteristiche. Con la differenza che all´epoca Monsieur Farina lavorava esclusivamente con materie prime - le note sintetiche sarebbero state inventate solo due secoli più tardi - e si fidava solo del suo naso e della sua fantasia.
Ancora oggi il suo nome è garanzia di ottima fragranza: un giovane "naso" autorevole come Antoine Maisondieu ha pensato la raffinata Eau de Jade di Armani privé come «una nuova interpretazione dell´accordo di Colonia». Grande arte con pochi ingredienti, come voleva il maestro: «L´acqua di colonia è improntata all´esaltazione di elementi agrumati senza contorno. Dà risalto a un unico elemento portante, il bergamotto della migliore qualità». L´originale, per chi vuol farne conoscenza, è ancora in commercio. L´ottava generazione dei Farina continua la tradizione, usando gli stessi ingredienti, anche se ora l´antico atélier ospita un Museo del profumo. situato di fronte al municipio di Colonia, al numero 21 di Obenmarsforten, adiacente alla piazza Jülich. La cantina dove venivano prodotti i profumi è ancora là. La botte di cedro è intatta. La distilleria, raffinatissima, è una riproduzione fedele dell´originale. Tutt´intorno le immagini che raccontano l´evoluzione della produzione del profumo nell´arco di tre secoli, insieme a una vasta collezione di flaconi originali e delle centinaia di imitazioni che hanno inflazionato il mercato.
A Santa Maria Maggiore, paesino in provincia di Verbania che oggi conta poco più di mille anime, lo ricordano con una via che passa proprio davanti alla casa natale. I Farina vi si erano trasferiti da Ancona, dopo una pestilenza del 1200. Giovanni Maria trascorse la sua infanzia nell´alto Piemonte allenando le sue capacità olfattive e raffinando la tecnica della distillazione dell´alcol puro, metodo che portò con sé a Colonia. Il suo viaggio era iniziato come quello di un emigrante qualsiasi, alla ricerca di una vita migliore nella Mitteleuropa. Un miraggio, l´America dell´epoca.
A Maastricht lavorò come commerciante presso uno zio, poi si trasferì a Colonia, dove suo fratello Giovanni Battista (1683-1732) aveva aperto un negozio di moda francese. Adorava la città, un po´ meno il fetore delle sue strade. Nelle cronache dell´epoca si legge del lezzo che si respirava nei vicoli degli agglomerati urbani che si preparavano a diventare città industriali, funestati dalle fogne a cielo aperto e dai miasmi delle concerie. Persino nelle corti europee l´igiene era approssimativa, la cura della persona praticamente resa impossibile da capi d´abbigliamento ridondanti e complicati. Si racconta di parrucche infestate dai pidocchi e incrostate di sudore, di escrementi negli angoli di sontuosi saloni sprovvisti di servizi, di strati e strati di pizzi e broccati che non venivano lavati per evitare di gualcire i tessuti e sbiadire i colori. E di una superstizione che aveva contagiato l´Europa: girava voce che un eccessivo uso di acqua e sapone rendesse più vulnerabili alla sifilide.
Giovanni Maria Farina, che pure non si sottraeva alle mode - i ritratti dell´epoca lo mostrano con l´immancabile parrucca candida e finanziere, panciotti e camicie parecchio elaborati - cercò di mitigare il disgusto creando un cocktail con i profumi della sua terra ad uso della raffinata clientela che frequentava l´atélier. Era un ospite ineffabile, lo si intuisce dai suoi carteggi. L´immenso repertorio epistolare custodito nella casa-museo dimostra il suo acume di commerciante ma anche la sua cultura: parlava cinque lingue, viaggiava senza sosta e registrava con la stessa meticolosità di Andy Warhol entrate e uscite, annotando in una rubrica a parte i cattivi debitori che compravano a credito e poi "dimenticavano" di saldare (oppure erano deceduti prima di estinguere il debito).
Farina era l´erede di una tradizione che in Italia prosperava da secoli e che nel periodo rococò era diventata eccellente. L´arte del profumo era in realtà parecchio più antica. Ne facevano uso in Mesopotamia, Avicenna estraeva dai fiori oli essenziali che gli arabi diffusero in Europa negli anni della conquista, nel Quattordicesimo secolo. Si ritiene che il primo profumo a base di alcol in Europa sia stato l´Acqua della Regina d´Ungheria, preparato a base di rosmarino che veniva usato fin dal 1300 anche come medicinale. I francesi rivendicano molti primati in profumeria, solo perché fu negli stabilimenti di Grasse, in Provenza, che nel Diciottesimo secolo cominciarono a essere prodotti profumi su larga scala, ma in realtà fu Caterina de´ Medici, in pieno Rinascimento, a portare nella capitale i più raffinati segreti di quell´arte. Il suo "naso" personale, Renato Bianco detto René le Florentin, era arrivato a Parigi con lei nel 1533. Affinché le sue formule non venissero imitate, aveva un laboratorio collegato direttamente con gli appartamenti della sovrana, vanitosa quanto ghiotta e superstiziosa. Il profumo Eau de la Reine fu creato per il suo matrimonio con Enrico II dai domenicani di Firenze e fu l´iniziatore della moda dei profumi italiani oltralpe. Già nel 1381 i frati di Santa Maria Novella vendevano l´acqua di rose come disinfettante, usata soprattutto nei periodi di epidemie. Lì, nel 1612, nacque la profumeria che ha tuttora sede nel complesso conventuale.
Anche le famose Acque Carthusia di Capri, i cui segreti Farina raccontava di aver appreso da un frate suo amico, nacquero in convento. Secondo la leggenda, nel 1380 il padre priore della Certosa di San Giacomo preparò una raccolta dei fiori più belli dell´isola in occasione della visita di Giovanna d´Angiò, li lasciò tre giorni nella stessa acqua e al momento di gettarli si rese conto della deliziosa, misteriosa fragranza che l´acqua sprigionava. documentato, invece, che nel 1948 il priore della Certosa scovò le vecchie formule dei profumi, su licenza del Papa le svelò a un chimico piemontese e creò un piccolo laboratorio denominato Carthusia, cioè Certosa (che ancora oggi a Capri è meta di turisti).
Forte di questa tradizione, Giovanni Maria profumò il Nordeuropa. Cent´anni dopo la morte del primo Farina, la bottega di Colonia forniva ancora Eau de Cologne a tutte le corti europee. Nel 1810, Napoleone, inebriato di quella fragranza (come la regina Vittoria: negli archivi del museo c´è testimonianza di cinquanta ordini provenienti dalla corte inglese) e persuaso delle sue proprietà curative, emanò un editto in cui sanciva che le ricette di tutti i prodotti medicamentosi dovevano essere rese pubbliche. Fu allora che i Farina, per mantenere segreta la formula, dichiararono che la loro Acqua non era un balsamo ma solo eau de toilette.
La formula fu immediatamente imitata. Nel 1806, Jean Marie Joseph Farina, pronipote del fondatore, aprì a Parigi un´attività parallela che poi, nel 1862, sarebbe passata a Roger & Gallet (che produsse una Eau de Cologne Extra Vieille in concorrenza con la fragranza originale inventata a Colonia, e varie altre tonalità imparentate con quella tradizione, come Jean Marie Farina e 4711). Nel 1995, la città di Colonia ha reso omaggio al principe dei "nasi" erigendo una statua accanto alla torre municipale. La sua tomba è in città, nel cimitero di Melaten: una lapide che curiosamente sembra l´etichetta di una preziosa bottiglia di profumo.