Corrado Augias, la Repubblica 1/3/2009, 1 marzo 2009
LE SCELTE DEGLI ITALIANI QUANDO VOTANO
Caro Dott. Augias, com’è possibile che in Italia persone per bene come Prodi, Soru, Veltroni ed altri, siano costretti a mettersi da parte, mentre personaggi come Berlusconi, che ha aspetti discutibili nella sua biografia anche recente (vedi l’ultima sentenza a carico dell’avvocato Mills), continua a mietere successi? Non è per caso che tutta la colpa è degli italiani, i quali preferiscono un venditore a un governo serio e capace di governare seriamente? Se la risposta è questa, credo che ci sia poco da sperare, il problema rimarrà anche dopo la fine del berlusconismo.
Romano Tosi
romano-tosi@fastwebnet.it
I llustre dottor Augias, temo che nel nostro paese troppa gente sia pronta a votare il furbo del momento. La bravura di Berlusconi è avere incarnato i sogni e i desideri dell’italiano medio. In questi tristi tempi in patria (e fuori), l’atteggiamento siciliano (sono nata e vivo a Palermo) che nel 2001 portò al clamoroso risultato di 61 seggi a 0, sembra esteso a tutto il paese, il che spiega anche il risultato delle elezioni in Sardegna. L’uomo è uscito indenne da un processo (Mills) dove sarebbe stato condannato se la sua scaltrezza non avesse rimediato. Ancora più triste non è la scarsa informazione sulla notizia ma la mancanza di critica. O l’inutilità delle critiche.
Maria Teresa de Sanctis
info@gruppoteatrototem.it
Nel recente intervento, che ho già ricordato, il sociologo Luciano Gallino si chiedeva come mai l’Italia: «Si pone molto al di sotto della lex, la Legge con la maiuscola, il sistema di rapporti tra individui e collettività che è considerato un elemento essenziale della condizione civile nell’età moderna». La prima ragione era individuata nella violazione di massa delle norme. Salendo nella scala si va infatti dalle regole del traffico ignorate o aggirate al «controllo del territorio esercitato dalla criminalità organizzata; la devastazione del territorio stesso ad opera di comuni cittadini mediante costruzioni abusive; l’evasione fiscale, e la corruzione». Non voglio fare antiberlusconismo di comodo, ma si può dubitare che definire «le tasse una rapina, i magistrati dei malati mentali, la Costituzione ispirata dall’Unione sovietica» non sia un incitamento a violare le leggi? Si può dubitare che chiamando al riso sugli ebrei tagliati a metà nei lager («La metà di voi sarà trasferita») o sugli oppositori argentini gettati vivi dagli aerei, non si esorti quanto meno a sottovalutare alcune immense tragedie del Novecento? Diceva Gallino che al momento attuale la società italiana «si colloca forse a uno dei livelli più bassi della sua storia». Certo non è tutta colpa del presidente del Consiglio; sicuro però che l’uomo nulla ha fatto per contrastare questo declino; al contrario lo ha ignorato, in qualche caso incoraggiato. Io credo che l’Italiano medio sia migliore di Berlusconi; ma sono anche certo che molti Italiani medi, col tempo, si sono sentiti spinti ad assomigliargli.