
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Tra quindici giorni si vota e da ieri non si possono più diffondere sondaggi elettorali.
• Questa non la capisco.
I sondaggi possono influenzare gli elettori. Un libro che sta in testa alla classifica dei più venduti vende per ciò stesso più copie. Un partito che viene indicato come vincente dai sondaggisti guadagnerà, per questo solo fatto, qualche punto. La gente corre sempre in soccorso del vincitore. Quindi, i partiti potrebbero farsi propaganda col sistema di taroccare i sondaggi e far vedere di essere in testa. Del resto, lo fanno già tutti: Berlusconi dice dal primo minuto di essere in vantaggio, Veltroni grida da due mesi di aver recuperato e ormai dovrebbe avere ripreso anche McCain. Casini si proclama felice, Bertinotti proprio ieri ha annunciato che la Sinistra arcobaleno è in recupero rispetto alle posizioni iniziali. Un trionfo generale, favorito dal fatto che ognuno mette l’asticella del suo successo dove gli pare. E così vince facile. A quale percentuale di voto Veltroni potrà considerarsi comunque vincitore? Tutti sussurrano il 35%, ma lui si guarda bene dal dirlo. Se arriverà secondo, la sua prima dichiarazione sarà più o men «Ringrazio le elettrici e gli elettori che hanno votato per noi. In un momento tanto difficile, il Pd ha ottenuto un risultato straordinario, che ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa». Questo dal 31 per cento in poi, anche se il 31 sarebbe una grande delusione (e sotto il 31 sarebbe un guaio). Per Berlusconi sarà paradossalmente più difficile, perché viene dato per favorito. Il trionfo si colloca al 38? Al 40? Al 45? Poiché dovrebbe arrivar primo se la caverà comunque in qualche modo.
• Ma arriverà primo?
Tutti i sondaggi di ieri – gli ultimi ammessi – dicono di sì. Varia solo il distacco. Per Swg è del 5% alla Camera e del 4,6 al Senato. A Demos Berlusconi risulta primo alla Camera col 6,6. Di tutte le formazioni in corsa entrerebbero a Montecitorio solo la Sinistra Arcobaleno, col 6, e Casini col 5,8. Bonaiuti – uno dei bracci destri di Berlusconi – dice che il Cavaliere ha 9 punti di vantaggio. Insomma... In realtà raramente i sondaggi sono apparsi poco significativi come stavolta.
• Perché?
Alla Camera basterà vincere di un voto per avere il premio di maggioranza e governare senza problemi. Strologare sul 4 o sul 9% è quindi inutile. Al Senato, ogni previsione è resa impossibile dai premi regionali e dal mistero sulla ripartizione dei seggi tra i secondi arrivati.
• Sarebbe?
Mettiamo che in una certa Regione siano disponibili 30 seggi, da distribuire così: 20 al primo e 10 a tutti gli altri. Nel 2006, quando si affrontavano due coalizioni e basta, la prima pigliava 20 seggi e la seconda gli altri 10. Stavolta invece sono in gara parecchie sigle. Perciò il primo continuerà a prendersi i 20 seggi, ma gli altri dieci andranno divisi tra tutti quelli che non hanno vinto. Perciò il secondo non prenderà più dieci seggi, ma – mettiamo – sei o sette, perché gli altri tre o quattro andranno all’altro o agli altri partiti in gara. Quindi per capire come finirà al Senato, bisognerà vedere non solo in quante Regioni ognuno dei due grandi arriverà primo, ma anche in che modo l’altro arriverà secondo là. Ecco perché sapere che al Senato il distacco tra questi e quelli è del 4, del 5 o del 6 alla fine è poco significativo. Ed ecco perché da qualche giorno si parla, specialmente nel centro-sinistra, di voto disgiunto.
• Di che si tratta?
Mettiamo che nella Regione dei 30 seggi, Veltroni abbia una maggioranza molto abbondante, cioè che prenda molti più voti di quelli che gli servono. Allora potrebbe tentare questa operazione: orientare un certo numero di propri elettori a votare per la Sinistra Arcobaleno o per l’Udc in modo da togliere qualche seggio a Berlusconi, destinato in quella Regione ad arrivare secondo, e far superare lo sbarramento dell’8 per cento a un’altra formazione. il caso che potrebbe presentari in Emilia, dove la vittoria del centro-sinistra è scontata. Una manovra di questo genere mostrerebbe che il Pd, come il vecchio Pci, ha un controllo sul voto del proprio elettorato talmente ferreo da essere intrusivo. Il che non è consolante. A Berlusconi una manovra di questo genere viene meno facilmente, in questa occasione, dato che deve vincere e qualunque voto non suo al Senato gli dà fastidio. il voto disgiunto che l’altro giorno l’ha fatto strillare contro il rischio pareggio. E che gli ha fatto annullare l’appuntamento con l’Annunziata in modo da tenere lontano dal video anche Veltroni. Chi è in testa deve stare soprattutto attento a non dare all’avversario occasioni di recupero. Il Cavaliere lo sa benissimo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/3/2008]
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