varie, 29 marzo 2008
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Balestre JeanMarie
• Saint Rémy de Provence (Francia) 9 aprile 1921, 28 marzo 2008. « stato l’uomo che ha creato, insieme con Ecclestone e Ferrari, la F.1 moderna [...] per quasi tre lustri è stato al timone di quella che oggi si chiama Fia, Federazione Internazionale dell’Automobile e della precedente Fisa. E con lui lo sport delle 4 ruote ha avuto le evoluzioni più importanti, dandosi un’organizzazione, trovando delle regole precise, diventando appetibile agli sponsor, concludendo contratti televisivi con Paesi di ogni angolo della terra. Ma è stato con la F.1 che Balestre si è espresso al massimo. Con lui si è vissuta l’era turbo, che ha avuto ricadute grandissime sulla produzione di serie perché poi la sovralimentazione è diventata di uso comune. Ed è stato ancora lui che ha messo lo stop alla degenerazione delle minigonne, anche se poi, col tempo, il fenomeno dell’effetto-suolo è stato ritrovato in modi diversi. Grande brontolone, a volte collerico, a volte dolce e affettuoso, Jean Marie si è spesso proposto come un dittatore, se si pensa alla minaccia di metter fuori dal Mondiale un campione come Ayrton Senna, che si era permesso di insultarlo. Un’epoca, quella, in cui Balestre venne accusato di essere troppo uomo di parte, nelle roventi polemiche che opponevano Senna a Prost, amicissimo del presidente. Ma poi è stato anche il paladino delle battaglie per la sicurezza. E sotto di lui è nata pure la super-licenza. Con i team, Balestre è sempre andato ad alti e bassi. Con la sua regia è stato messo a punto quel capolavoro dell’Accordo della Concordia, siglato a Maranello (insieme con Ferrari ed Ecclestone) nel 1981, che ancora oggi regola i rapporti tra organizzatori, team, sponsor e tante altre voci. Amante di letture di saggi, amico di politici e gente di spettacolo, Balestre alternava soggiorni a Parigi ad altri nel sud della Francia» (’La Gazzetta dello Sport” 29/3/2008). «Tenne la presidenza della Fia quasi in modo dittatoriale. E fu accusato di essere un nazista: esibì uno scritto liberatorio del ”Maquis” che attestava la sua appartenenza al servizio segreto di De Gaulle. Usava il rapporto personale per la comunicazione e per risolvere i problemi che si erano presentati fra i costruttori italo-francesi e gli assemblatori inglesi. A fine anni 70, quando la battaglia fra la Fia e la Foca era violenta per l’abolizione delle minigonne, ci fu una riunione del Consiglio federale a Parigi. Gli chiesi di poterlo intervistare dopo la seduta. ”Non posso’ disse ”, abbiamo stabilito una conferenza stampa per domani. Però se vuoi sentire quel che diremo...”. Non terminò la frase, indicò una grande fioriera al centro del tavolo. Ci misi dentro il registratore. Era stato direttore della Révue Automobile, quindi conosceva l’importanza della notizia. All’inizio del luglio 1980, a Brands Hatch gli chiesi a bruciapelo: ”Chi sarà alla Ferrari con Villeneuve l’anno prossimo?”. Tre giorni prima era stato a Maranello: di certo aveva avuto qualche notizia. Rispose sorridendo: ”Posso dire solo che sarà un francese”. Nel circus 1980, c’era un solo pilota transalpino: Didier Pironi, che puntualmente nel 1981 arrivò in Ferrari. Cedette anche al fascino del miliardo: rivendette la F40 che Ferrari nel 1987 gli aveva venduto con lo sconto, per un milione di dollari. Si attirò una montagna di critiche proprio all’inizio del suo viale del tramonto» (Nestore Morosini, ”Corriere della Sera” 29/3/2008).