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 2008  marzo 29 Sabato calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 31 MARZO 2008

Nel tardo pomeriggio sapremo se Milano ospiterà l’Esposizione universale del 2015, maxi-fiera internazionale cui parteciperanno imprese ed enti di tutto il mondo. Al Palais des Congrès di Parigi, i delegati delle nazioni che compongono il Bureau International des Expositions (Bie) esprimeranno attraverso un pulsante elettronico il loro voto (segreto). Chiara Beria di Argentine: «Chi tra le due città concorrenti, l’italiana Milano e la turca Smirne, vincerà anche solo per 1 voto ospiterà per 6 mesi (dal primo maggio al 31 ottobre 2015) l’Expo, con relativa manna di visitatori (29 milioni) e, soprattutto, d’investimenti: 4,2 miliardi di euro per infrastrutture e gestione dell’evento senza contare l’indotto». [1]

Esistono due versioni dell’Expo: una maggiore ogni 5 anni (la prossima a Shangai nel 2010), una minore a cavallo dei 5 anni (in Corea nel 2013). Le prime edizioni risalgono all’800. [2] Claudio Schirinzi: «Milano è già stata sede dell’Esposizione universale del 1906 per festeggiare l’apertura del traforo del Sempione e di quella manifestazione ci rimane la splendida palazzina dell’Acquario civico, una delle costruzioni di maggior pregio del liberty milanese, ai margini del Parco Sempione, fra l’Arena e il Castello». [3] Secondo stime prudenti, l’esposizione del 2015 attirerebbe 30 milioni di visitatori, il gigantesco cantiere di ammodernamento della città creerebbe 70 mila posti di lavoro. Giorgio Ferrari: «Un’occasione senza precedenti, se si esclude la drammatica ricostruzione della città dopo i bombardamenti del 1943». [4]

Il tema proposto da Milano per l’Expo è ”Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Sandro Orlando: «Dopo la moda e il design, l’editoria e la finanza, la Moratti ha deciso di puntare sull’agroalimentare, sulla riscoperta della terra e dell’ambiente». [5] La scelta mira tra l’altro ad accattivarsi i Paesi africani. [2] Smirne (Izmir), porto egeo ricco di storia e di traffici ma povero di infrastrutture, ha scelto ”Salute per tutti. Nuovi itinerari verso un mondo migliore”. Marco Ansaldo: «Tema che sembra puntare il dito sui disastrosi indici di invecchiamento italiani, a fronte delle giovani leve turche». [6] Nel dicembre 2006 i membri del Bie erano 98.[7] Adesso sono 154. [8] Ogni paese vale un voto. [9] Milly Moratti: «La cosa che più scandalizza è che un evento così importante per il futuro di Milano sia deciso da Paesi che hanno un peso irrilevante nel mondo, ma che possono essere facilmente comprati». [10]

C’è chi assicura di aver visto distribuire dalle delegazioni ufficiali in giro per il mondo pacchi di magliette del Milan e dell’Inter, biglietti dello stadio, inviti per le sfilate di moda milanesi, borse di studio della Bocconi ecc. Michele Perini, presidente di Fiera Milano, parlando della battaglia per il voto dell’Oman: «Il premier turco ha promesso una linea aerea diretta con Istanbul e noi allo stato attuale, con Alitalia nella situazione in cui è, queste cose non ce le possiamo permettere. E tuttavia è tradizione del sultano decidere all’ultimo momento. Essendo lui un grande patito di musica lirica, portandolo alla Scala potremmo forse avere qualche speranza». [10]

Pur di ottenere l’Expo, comune e ministero degli Esteri hanno fatto di tutto. Giuseppina Piano: «Alla Nigeria abbiamo finanziato una piccola centrale del latte, alla Guinea equatoriale un progetto di assistenza per malati di Aids. A Cuba abbiamo regalato bus dismessi da Atm. E ancora, master in tema di sviluppo sostenibile finanziati in Cile, contributi per ricerche sul biodiesel ai brasiliani, una ”settimana della cultura mongola” a Milano». E poi: in Nepal la promessa di sensibilizzare gli italiani a importare vino a Katmandu, in Thailandia di portare una mostra su Leonardo a Bangkok, una metrotranvia progettata da Mm in Costa d’Avorio ecc. [11]

Secondo fonti della Farnesina, Milano sarebbe vicina a 60 voti ”blindati” più altri 20 ”quasi” sicuri (per vincere ne servono 78). [12] Giuseppina Piano: «Milano è in vantaggio in Centro e Sud America (Brasile, Venezuela, Honduras, Nicaragua, Argentina alleati dati per sicuri), in un pezzo d’Europa ma non in tutta (Francia e Portogallo, Gran Bretagna e Spagna stanno con noi, ma la Germania e l’Austria, la Grecia o la Polonia stanno con Smirne), in un pezzo di Africa (i Paesi del Magreb ma anche Kenya e Niger). Smirne, viceversa, è più forte in tutti i Paesi vicini (anche in Paesi che non ti aspetteresti come la Grecia, Israele e Cipro), in tutta l’Asia (dall’Egitto alla Cina, dall’Arabia Saudita a tutti i Paesi del Golfo, alle ex Repubbliche sovietiche, ma con l’eccezione di Vietnam e Filippine), in Oceania. E c’è un forte pressing nei Paesi islamici anche africani perché convergano su di lei». [13]

«Sul dossier non c’è storia», hanno convenuto i delegati in visita a Milano. Maurizio Giannattasio: «Come cambierà Milano? Che ritorno ci sarà? Che cosa si farà da qui al 2015 in caso di vittoria? Tutte domande che ricevono una risposta». [14] L’elemento geopolitico gioca però a favore dei turchi. Giovanni Serafini: «Smirne e la Turchia appaiono agli occhi di molti votanti come un ponte tra l’Occidente e i paesi emergenti». [7] Ferrari: «’Milano ha già tutto, la fama, la moda, la cultura, il terziario, la civiltà postindustriale – ci disse qualche mese fa il sindaco della città turca – noi invece ci dobbiamo inventare il futuro. Ecco perché l’Expo tocca a noi”». [4]

Ogni esposizione universale cambia profondamente i lineamenti e la vocazione di una metropoli. Ferrari: «Accadde per Parigi che elevò la Tour Eiffel nel 1889 sbalordendo il mondo per la superba tecnologia con cui mostrava di dominare l’acciaio, così come per Chicago nel 1893, che da grosso borgo agricolo e principale mattatoio d’America divenne città ricca e moderna capace di rivaleggiare con New York». [4] Cinzia Sasso: «Moratti promette dalle sei linee di metropolitana al superamento delle vie crucis della Pedemontana e del percorso Brescia-Bergamo-Milano. Annuncia 11 milioni di metri quadrati di verde e 120 chilometri di piste ciclabili. Perfino la riscoperta della via d’acqua che consentiva al marmo rosa del Duomo di arrivare sulle chiatte attraverso i Navigli in centro città. ”Con l’Expò si può”, ecco, questa è diventata la nuova frontiera». [15]

Si dice che ogni euro investito nella kermesse ne produrrebbe 1,3. [16] Orlando: «Assicura il sindaco: ”Alla fine dei sei mesi d’esposizione, i milanesi erediteranno tre nuove linee metropolitane, una Città del Gusto e della Salute, un parco di 800 ettari e una Borsa agroalimentare telematica”. ”Tutte Bufale”, replica lapidario il premio Nobel Dario Fo: ”Di certo a guadagnarci saranno immobiliaristi come i Cabassi, proprietari insieme alla Fondazione Fiera dei terreni agricoli a nord di Milano su cui sorgeranno i nuovi padiglioni espositivi”, osserva Luca Trada del Comitato No-Expo. ”In cambio della concessione dei diritti di superficie fino al 2015, i Cabassi hanno ottenuto dal Comune la trasformazione della destinazione d’uso di un’area di 1 milione e 300 mila metri quadri”». [5]

L’eventuale Expo milanese sarebbe allestita su un’area che dal nord-est di Milano ”sconfina” nei Comuni di Rho e Pero. L’area è stata scelta perché già esiste il Polo fieristico, per la vicinanza a Malpensa, perché facilmente raggiungibile con la metrò linea 1, l’autostrada e l’alta velocità ferroviaria (se ci sarà l’Expo, sarà realizzata un’apposita stazione). [2] Vittorio Craxi, sottosegretario agli Esteri con delega sull’Expo: «Non pensino alcuni grandi gruppi di tornare agli Anni Sessanta e alla Milano delle ”grandi famiglie voraci”. Perché noi non abbiamo lavorato per loro ma per tutta la società milanese». [17]

Finora i milanesi non si sono entusiasmati alla prospettiva dell’Expo. Livio Caputo: «La promessa di 70.000 nuovi posti di lavoro negli anni precedenti l’inaugurazione non entusiasma, perché, con la situazione demografica della provincia, finiranno con l’essere occupati in gran parte da lavoratori extracomunitari (regolari e anche clandestini, come insegna il precedente dell’Olimpiade torinese) che accorreranno qui da ogni parte del mondo, aggravando i problemi abitativi, scolastici e sanitari. I 20 miliardi stimati di nuovi investimenti attirano sì, ma c’è anche il rischio che alimentino speculazioni edilizie, iniziative sbagliate, addirittura truffe, come avvenne per esempio in occasione della preparazione dei mondiali di calcio. Quanto ai 29 milioni di visitatori previsti nei sei mesi tra il 1° maggio e il 31 ottobre (161mila al giorno, se si fermeranno solo per 24 ore!), più che rallegrare i milanesi, li spaventano. Dove li metteremo?». [18]

Lo scetticismo dei milanesi deriva essenzialmente da due fattori. Caputo: «Primo, Milano è una città ”vecchia”, nel senso che i suoi abitanti hanno un’età media nettamente superiore a quella nazionale e che perciò faticano ad apprezzare benefici che si faranno sentire dopo otto-dieci anni; secondo, pochissimi sono informati sui grandi vantaggi, a breve, a medio e anche a lungo termine, che eventi simili hanno portato alle città che hanno avuto la ventura di organizzarli. A Osaka, per esempio, si percepiscono ancora le ricadute positive della prima grande Expo mondiale, quella del 1970, e le recenti fortune di Siviglia sono strettamente legate ai grandi investimenti fatti per quella di una decina di anni fa. Non mi risulta che una sola delle città coinvolte si sia pentita della scelta fatta» [18].

L’Expo funziona soprattutto per risolvere i problemi di ordinaria amministrazione. la teoria di Vittorio Sgarbi: «Servono, insomma, a rimettere a posto le città». Quella del 2015 consentirebbe di valorizzare ciò che già esiste a Milano: «La Scala, il Lirico, l’Arengario, gli Arcimboldi, la Pinacoteca di Brera, Palazzo Reale e così di seguito. Chiunque governerà la città potrà contare su maggiori risorse. Milano non ha una legge speciale come Roma che ha a disposizione ben altri mezzi per i suoi teatri, i suoi musei, le sue iniziative culturali. Avremmo bisogno anche per Milano di uno status come quello di Roma capitale. Di fatto l’Expo sarà la nostra legge speciale». [10]