Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi è stato condannato a sette anni e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. Stiamo parlando della sentenza di primo grado dell’affare Ruby, in cui il Cav era accusato di concussione per costrizione e prostituzione minorile. I tre giudici - tre signore: Giulia Turri, presidente, e, a latere, Orsola De Cristofaro e Carmela, o Carmen, D’Elia - hanno aumentato di un anno la richiesta dell’accusa: i sei anni pieni sono stati assegnati al reato più grave, cioè la concussione per costrizione, l’anno in più riguarda la prostituzione minorile. Come è noto, nessun testimone ha confermato la tesi dell’accusa (Berlusconi ha consapevolmente fatto l’amore con la minorenne Ruby, pagandola, e ha poi costretto la polizia a violare la legge inducendola ad affidare la ragazza alla Minetti) e per questo, coerentemente, le tre giudici hanno trasmesso alla Procura i fascicoli relativi a 33 testimoni, sospettati di aver detto il falso. Tra questi ci sono il deputato e attuale viceministro degli Esteri Bruno Archi, per il quale si pone subito la questione delle dimissioni (proprio ieri, come riferiamo altrove, ha dovuto lasciare Iosefa Idem per la faccenda dell’Ici elusa); il deputato ed ex consigliere per la politica estera Valentino Valentini; la senatrice Maria Rosaria Rossi; l’europarlamentare Licia Ronzulli. Questi quattro sono tutti esponenti del Pdl. Sono sospettati di aver mentito anche il cantante Mariano Apicella, l’uomo che mette in musica le canzoni di Berlusconi e suo chitarrista preferito, e la funzionaria della Questura di di Milano, Giorgia Iafrate. In Borsa, subito dopo la lettura della sentenza (erano le cinque del pomeriggio), il titolo Mediaset ha perso di colpo cinque punti.
• Vogliamo riassumere il caso, per sommi capi?
La storia dovrebbe ormai essere arcinota. La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, Karima El Maurogh, detta Ruby, viene fermata dalla polizia a Milano. Arriva la telefonata del premier, di cui esiste l’intercettazione: «Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza - dice Berlusconi al capo di gabinetto della questura di Milano, dottor Pietro Ostuni - ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». Ruby non era la nipote di Mubarak, la Questura obbedì al premier senza badare a quanto aveva deciso il giudice dei minori Annamaria Fiorillo (che aveva disposto di trattenerla), la Minetti, appena uscita in strada, chiamò Berlusconi, gli disse «tutto a posto», poi passò il cellulare a Ruby e Ruby sentì il premier che le diceva: «Non sei egiziana, non sei maggiorenne, ma io ti voglio bene lo stesso». Questo lo ha raccontato lei.
• Come si spiega questa storia delle false testimonianze?
Nella sua requisitoria dello scorso 13 maggio, la Boccassini ha sostenuto che i testimoni «sono tutti a libro paga». Secondo lei, Ruby ha incassato dall’ex premier quattro milioni e mezzo di euro per negare ogni rapporto sessuale. Le prove: i prelievi dai conti, le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato. A tutto questo vanno aggiunte le mille storie uscite fuori dopo, come quella del bunga bunga, raccontata in uno dei tre interrogatori dalla stessa Ruby.
• Che cosa succede adesso?
Adesso, sul piano giudiziario, non succede niente. La sentenza è di primo grado, gli avvocati del Cav, Niccolò Ghedini e Pietro Longo, presenteranno appello e tra un anno, più o meno, ci sarà la seconda sentenza, pronunciata da giudici diversi. In caso di nuova condanna, Berlusconi potrà ancora ricorrere in Cassazione. Dopo di che, se la Cassazione confermerà ancora, la battaglia si trasferirà in Parlamento: per decidere sulla carcerazione e sulla decadenza dai diritti politici, per la quale ci vuole l’imprimatur della camera d’appartenenza (il Senato, se nel frattempo non ci saranno state nuove elezioni e un cambio d’aula del Cav).
• E sul piano politico?
Reazioni furibonde dal centro-destra. Alfano, segretario del Pdl: «Ho appena chiamato il presidente Silvio Berlusconi per manifestargli la più profonda amarezza e l’immenso dolore di tutto il Popolo della libertà, per una sentenza contraria al comune senso di giustizia, al buon senso e peggiore di ogni peggiore aspettativa. L’ho invitato, a nome del nostro movimento politico, a tenere duro e ad andare avanti a difesa dei valori, degli ideali e dei programmi che milioni di italiani hanno visto incarnati in lui». La figlia Marina: «La condanna era scritta fin dall’inizio, nel copione messo in scena dalla Procura di Milano. Mio padre non poteva non essere condannato. Ma se possibile il Tribunale è andato ancora più in lá, superando le richieste dell’accusa e additando come spergiuri tutti i testi in contrasto con il suo teorema». Brunetta: «Quello contro il presidente del Popolo della libertà, Silvio Berlusconi, è un atto eversivo dei principi di legalità e del buon senso».
• Il governo cade?
Sembra di no, anche se Cicchitto ha detto: «Così la pacificazione salta. Questa è un’operazione fatta da chi muove contro un equilibrio politico che si vuole smantellare per andare incontro a qualche avventura». Berlusconi non ha parlato e il sentimento della vigilia era che la sentenza non avrebbe avuto conseguenze sulla stabilità di governo. Ma col Cavaliere, come è noto, non si sa mai.
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