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 2013  giugno 25 Martedì calendario

IL GOVERNO SVEDESE PRIVATIZZA NORDEA

Il governo di larghe intese italiano, al momento, non dimostra di avere alcuna particolare fretta di privatizzare assets pubblici. Il debito pubblico ha superato il 130% del pil e continua a crescere, ma attivare una strategia di vendita di beni pubblici per tagliare lo stock del debito non è una priorità del governo Letta. Imu e Iva, per il momento, tengono banco. Poi, si vedrà.
Eppure sono proprio i paesi più virtuosi dell’Ue che stanno dando un esempio diametralmente opposto. Ora privatizzano, senza troppe remore, perfino gli stati con livelli di rapporto tra debito e pil tra i più bassi dell’Unione. È il caso della Svezia che vanta un invidiabile 32%, nel senso che lavorando solo per circa un terzo di anno i cittadini svedesi possono produrre tutta la ricchezza necessaria ad azzerare il debito pubblico accumulato. Gli italiani devono lavorare quattro volte di più per produrre lo stesso risultato. La scorsa settimana il governo conservatore di Stoccolma ha comunque venduto, incassando circa 2 mld di euro, un’ulteriore quota nella banca Nordea. L’esecutivo svedese è così sceso dal 13,4 al 7,8% e presto uscirà completamente dall’azionariato della banca, nel quale è entrato durante i primi anni 90, quando il sistema creditizio svedese aveva vissuto una importante crisi. Con i proventi della privatizzazione la Svezia ridurrà il suo già modestissimo debito pubblico e proverà a ridurre le imposte sui redditi medio-bassi.
Ovviamente Stoccolma poteva non fare nulla, soprattutto in una fase molto volatile dei mercati finanziari che non premiano di certo il valore delle azioni delle banche. Invece il governo svedese ha preferito mandare un messaggio inequivocabile circa la sua strategia di finanza pubblica: la Svezia è pienamente concentrata a ridurre la pressione fiscale e gli oneri del debito pubblico. L’obiettivo è quello di offrire un ambiente ideale, anche grazie alle infrastrutture e al capitale umano disponibile, agli investitori internazionali.
La politica seguita da Stoccolma segnala ancora una volta come nel contesto finanziario contemporaneo le politiche di abbattimento del debito pubblico, o taglia debito, sono fondamentali per chiunque voglia raccogliere capitali senza scontare un premio eccessivo per il rischio. L’Italia, sulla carta, ha molto di più da privatizzare di quanto non possieda la Svezia e il governo di larghe intese, dopo il fallimento di Mario Monti su questa specifica materia, dovrebbe essere l’occasione giusta per collocare al meglio gli assets.
Rinviare sempre ogni decisione sulla dimensione del debito non aiuterà né le generazioni future, né la competitività del paese.