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 2013  giugno 25 Martedì calendario

FERRARA: TUTTI IN PIAZZA CONTRO UNA SENTENZA INUMANA

«Intanto una notizia: domani (oggi, n.d.r.), alle 19 a piazza Farnese modello Hyde Park, gli amici del Foglio convocano una manifestazione per bere il sangue di coloro che esultano per la condanna di Berlusconi. Chi ha la sua da dire contro il moralismo che si fa ingiustizia penale, ben venga. L’invito vale per le Olgettine». Ovviamente i vampiri non c’entrano: è Giuliano Ferrara che in un editoriale sul suo giornale prima della sentenza aveva avvisato «i fottuti arcinemici» del Cavaliere che in caso di condanna «avrei preso a morsicarli con la mia povera dentatura sperando che esca sangue per poterlo copiosamente bere». Perché? «Perché chi vuole costruire le sue fortune morali e politiche e addirittura finanziarie su origliamenti, pedinamenti, intercettazioni, testimonianze e documenti immersi nell’ambiguità di un riprovevole fenomeno di guardonismo da Paese incivile irrispettosamente verso la vita privata di una persona, è giudicabile alla stregua di un avversario personale, un italiano a cui togliere il saluto dall’alto di una superiorità indiscutibile, di un imperativo categorico, di una certezza kantiana».

Direttore, lei ha definito quella del processo Ruby una sentenza farsa che diventa tragedia, frutto dell’accanimento di una classe di funzionari che danno voce al pregiudizio. E poi ha aggiunto che è una sentenza «bestiale». In che senso?

«Nel senso letterale del termine: è inumana. Non è categorizzabile nella razionalità umana, ha qualcosa di istintuale. E’ l’arroganza del più forte; contiene un elemento ferino, leonino. Veniamo al sodo: si tratta di una sentenza vergognosa, che affligge la giustizia italiana e la rende simile a quelle afghane o iraniane.
All’ordine del giorno c’era la pronuncia su una questione culturale e morale che sta alle radici degli ultimi vent’anni di vita pubblica in Italia».

E quelli da azzannare per berne il sangue, come ha annunciato sul suo giornale, chi sono?

«Stiamo parlando di un processo politico, mediatico e giudiziario. Le cose si rincorrono. C’è chi ha una antica aspirazione: far fuori Berlusconi con i processi e non con il voto dei cittadini; c’è chi ha un’altra e parimenti antica aspirazione: affermare il proprio potere sull’opinione pubblica attraverso il rilancio del neo-moralismo puritano; c’è chi ha infine l’antica aspirazione di distruggere quello che considera l’erede di Craxi e l’arcinemico della giustizia politica.
I rappresentanti di queste tre categorie sono finalmente arrivati ad un punto che, tuttavia, non mi preoccupa tanto per Berlusconi quanto per me, per il mio Paese, per la mia idea della giustizia e del senso della realtà».

Però scusi, tanta acrimonia non è forse esagerata? In fondo si tratta di un Tribunale che ha valutato e deciso sulla base di accuse e difese.

Non è questo il modo normale con il quale si amministra la giustizia nei Paesi civili?

«Eh no. Nei Paesi civili si dismette l’azione penale contro Dominque Strauss-Khan pur in presenza di una denuncia circostanziata, precisa, con molti indizi e con una testimonianza d’accusa, con una parte lesa che denuncia. Si dismette il processo penale perché la parte lesa non è perfettamente integra e in un dibattimento potrebbe risultare inadeguata all’obiettivo del fare giustizia.
Nel processo Ruby non c’è la parte lesa, non c’è una denunzia circostanziata di parte, non c’è assolutamente niente. Non c’è non dico la prova ma neanche l’accusa di un uso improprio del sesso. Per non parlare della costrizione alla concussione che i giudici hanno riscontrato a loro avviso modificando il capo d’accusa rendendolo più duro: una cosa pazzesca. Mai vista in Italia una caccia alle streghe della stessa portata. Anzi no, forse i processi di bigamia degli anni ’50: quella robaccia lì. Siamo al tribunale speciale per il comune sentimento del pudore. La manifestazione denuncerà questo stato di cose».

Direttore, quello che molti osservatori si domandano e se davvero la sentenza Ruby non influirà sulla vita del governo. Qual è il suo pensiero?

«Guardi, a mio avviso i veri nemici del governo stanno con Pier Luigi Bersani. Sono quelli che il governo di Enrico Letta l’hanno subito. Un esecutivo voluto da Napolitano, voluto da Berlusconi, voluto dalle persone serie che in Italia, quando si occupano di politica, lo fanno mettendo in cima a tutto l’interesse comune. Non vedo Berlusconi come uno che rovescia il tavolo e fa dei colpi di pazzia perché è di cattivo umore».

Neanche in caso di condanne definitive, in altri processi?

«I processi alle intenzioni per il futuro non hanno molto senso. Al momento Berlusconi distingue la sua figura di imputato dall’azione politica. Poi si vedrà».