Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 25 Martedì calendario

ALICIA GIMENEZ BARTLETT - «Sì

ma»: titolo sibillino, quello del testo inedito che questa sera Alicia Giménez Bartlett leggerà sul palco di Massenzio, nell’ambito del Festival delle Letterature diretto da Maria Ida Gaeta. «È la seconda volta che vengo invitata a parlare nella basilica di Massenzio, ma in questa occasione mi hanno chiesto di scrivere su un tema preciso: un sogno che si è avverato», esordisce l’autrice spagnola, nota soprattutto per la serie di romanzi polizieschi, editi in Italia da Sellerio, che hanno come protagonista il personaggio di Petra Delicado, ispirato a Kay Scarpetta di Patricia Cornwell. «Non male, ho pensato. Credo che un pò di ottimismo faccia bene nei momenti duri che stiamo vivendo». Ma Gaeta aveva anche un’idea precisa sul sogno. «Deve essere un sogno politico», ha infatti aggiunto. E Alicia ha cominciato a preoccuparsi. «Sei sicura? Con i tempi che corrono rischio di dover parlare di un incubo». Bisogna ricordare che alcuni critici accusano Alicia di aver tradito l’impostazione politica dei giallisti spagnoli avviata da Manuel Vázquez Montalbán e che lei si è sempre difesa dicendo che Montalbán viveva sotto il franchismo e aveva la missione di aiutare la Spagna a liberarsi. Lei invece vive in una democrazia «che può essere criticabile ma non è certo la dittatura che imponeva di scrivere libri in un certo senso militanti». Racconta che ha cominciato a riflettere sulla proposta di Gaeta. «Ho dovuto ammettere che nella mia vita molti sogni si sono avverati. Ho sempre desiderato fare la scrittrice e ci sono riuscita, ho molti amici, i miei cani e i miei gatti. Ma so anche che un sogno realizzato non è mai tutto tondo come una palla, né dolce fino in fondo come un pasticcino. Ha sempre qualche protuberanza e un retrogusto amaro». Racconta i suoi sogni dolce-amari: «Da bambina ascoltavo da mio padre le storie sulla guerra che lui aveva perduto e volevo che arrivasse a vivere un giorno in un paese democratico. Ma quando questo è accaduto, mio padre ha cominciato a fantasticare su come sarebbe la Spagna se la sua parte avesse vinto la guerra tanti anni prima. Da ragazza sognavo che Franco lasciasse il potere, e quando è successo lo ha fatto da vecchio e riuscendo ancora a firmare le sue ultime condanne a morte. Quando ero all’università sognavo l’immaginazione al potere e i sogni dei figli dei fiori crebbero ovunque, ma appassirono in fretta. Sognai la rivoluzione sessuale e il costume è cambiato, ma pare che siamo arrivati ai limiti della permissività, dato che neppure un paese tradizionalmente libero come la Francia riesce ad approvare il matrimonio omosessuale. Ho sognato l’Europa unita, ma poi sono sorti problemi economici e si è ritornati agli egoismi e ai rancori tra le nazioni. Ho sognato un presidente nero per gli Stati Uniti, ma Guantanamo esiste ancora. Ho sognato un nuovo Papa in Vaticano, un Papa progressista e più vicino al popolo ed è arrivato Francesco. Ma è chiaro che la dottrina morale della Chiesa rimarrà uguale a se stessa come lo è stata fin dagli inizi del cattolicesimo».
Lauretta Colonnelli