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 2013  giugno 25 Martedì calendario

MORTO L’UOMO CHE SOGNO’ DAMANHUR

E’ morto, l’altro ieri sera, nella sua casa sulle colline di Cuceglio, Oberto Airaudi, detto Falco, fondatore e ispiratore della Comunità di Damanhur, a Baldissero Canavese. Aveva 63 anni. Ad ucciderlo è stata una malattia che non gli ha lasciato scampo, ma che lo ha piegato soltanto all’ultimo: «Venerdì – racconta Coboldo Melo, uno dei cofondatori della Comunità – aveva tenuto l’ultima conferenza. Sapevamo tutti che era malato da tempo».

Il fondatore
Personaggio controverso e discusso, Airaudi. Amato, quasi venerato dalla sua gente. Inviso, criticato, guardato con diffidenza da chi verso quel mondo costruito sulle colline di Baldissero, dove chi entrava doveva privarsi di ogni ricchezza a favore della Comunità, non aveva mai voluto avvicinarsi. Del resto è la sua storia a parlare per lui. A Balangero, suo paese d’origine, lo ricordano bene. «Già da ragazzo era uno con le idee chiare». Il sindaco, Pierdomenico Bonino, era stato suo vicino di casa: «Era uno che sembrava circondato da un alone di mistero». Frequentava e studiava alle magistrali, ma intanto Airaudi pubblicava libri di poesie e le «Cronache del mio suicidio». Lavorava come assicuratore per garantirsi la dipendenza economica dalla famiglia, ma le sue vere passioni erano la pranoterapia, l’esoterismo, la pittura, i libri. Aveva 25 anni e già sapeva che la sua vita avrebbe preso un’altra piega.

Una storia lunga 39 anni
Era il 1975 quando Falco fondò il Centro di ricerche parapsicologiche ed esoteriche Horus, a Torino, insieme agli amici che sarebbero diventati di lì a poco i primi damanhuriani. Da Balangero sparì una sera d’estate. E con lui anche quelle strane riunioni che organizzava nel cuore della notte con amici e persone che arrivavano da lontano. Di lui non si seppe più nulla. Ad una manciata di chilometri da lì, nel frattempo, Airaudi stava costruendo, mattone dopo mattone, un impero. Era il 1977 quando acquistò i primi terreni sulle colline di Baldissero, due anni dopo fu inaugurata la prima Comunità. Pochi adepti all’inizio. Gente che in Valchiusella, una vallata stretta e chiusa alle novità, veniva guardata con sospetto e circospezione. «Non sono altro che una setta» dicevano da quelle parti. E molti, tra queste montagne, lo pensano ancora.
Con gli Anni Novanta, quando ormai Falco si era spogliato di ogni incarico operativo all’interno della Comunità, il fenomeno Damanhur però esplose. Tanto da attirare l’attenzione della magistratura. Nel mirino finirono i Templi dell’Uomo, costruiti in gran segreto nei sotterranei. L’allora procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Bruno Tinti aprì un’inchiesta per abuso edilizio. E spedì a Baldissero e nella casa di famiglia di Airaudi, a Balangero, i carabinieri. Di fronte a quella costruzione i militari rimasero incantati. Dall’incursione, così, si passò subito alle conferenze stampa di presentazione del Templio.

Lo Stato nello Stato
Oggi la Comunità, batte moneta propria, ha regole tutte sue, conta migliaia di adepti in tutto il mondo, vanta citazioni in centinaia di riviste specializzate e la visita costante di politici, scienziati, personaggi dello spettacolo. Uno stato nello stato. Sempre e comunque al centro di controversie, capace di spaccare l’opinione pubblica. Falco negli ultimi anni si era allontanato da Baldissero, dedicandosi alla pittura, alla scrittura e alla pranoterapia (finì anche al centro, due anni fa, di un’inchiesta per aver evaso 2 milioni di euro al fisco). Poi, la malattia. E la lenta agonia prima di morire. Il corpo di Airaudi verrà cremato. Domenica, a Damanhur, è prevista una giornata di commemorazione in suo onore.