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 2013  agosto 04 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente facente funzioni dell’ Egitto è Adly Mansour
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Dopo le enormità di venerdì sera, due piccoli casi ancora ieri a margine della sentenza della Cassazione con cui Berlusconi è stato definitivamente condannato per evasione fiscale. Il primo: il Financial Times ha attaccato il capo del centro-destra con parole davvero poco britanniche: «Cala il sipario sul buffone di Roma. Se gli resta un briciolo d’onore si dimetta, risparmiando così ai suoi colleghi senatori l’imbarazzo di dover cacciare un ex primo ministro». E aggiunge: «Per alcuni il reato per cui Berlusconi è stato condannato è in fondo minore rispetto all’enorme ammontare di tasse che lui paga. Ma non è mai giusto ingannare il fisco». Secondo il quotidiano inglese i giudici italiani vanno lodati per la loro indipendenza.

E il secondo caso?
Una dichiarazione di Sandro Bondi: «O la politica sa trovare soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato, e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano, oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti». Una sparata, a cui hanno risposto i soliti «ambienti del Quirinale» parlando di «dichiarazioni irresponsabili. Bondi ha controreplicato «Non mi farò chiudere la bocca da nessuno», Tabacci ha chiesto che si chiamasse il medico, la stessa Gelmini, poco dopo, ha dettato alle agenzie parole meno infuocate («Massimo rispetto per il presidente Napolitano. Da parte nostra non c’è alcuna intenzione di fare indebite pressioni: noi chiediamo al capo dello Stato, come supremo garante della Costituzione, di far rientrare un ordine dello Stato nell’alveo della democrazia liberale»).  

Perché ha definito «enormità» le prese di posizione di venerdì sera?
Perché uomini politici esperti come i parlamentari del Pdl non possono non sapere che nessuna delle due mosse annunciate, e che saranno ribadite oggi a Napolitano, ha senso. Il presidente non può concedere la grazia neanche se volesse, perché Berlusconi ha altri procedimento in corso. Anche le annunciate dimissioni in massa di senatori e deputati sono di fatto impossibili. Il regolamento di Camera e Senato prevede che ciascuno spieghi il perché della sua “richiesta di dimissioni”, dopo di che l’assemblea ne vota a scrutinio segreto l’accettazione. Se le dimissioni sono respinte, il parlamentare deve restare al suo posto. In questa legislatura, la grillina senatrice Giovanna Mangili ha provato per due volte a dimettersi e tutt’e due le volte i suoi colleghi hanno respinto. I parlamentari del Pdl sono 197, assisteremo a 197 votazioni a scrutinio segreto il cui esito sarà probabilmente negativo? E anche se le dimissioni venissero accettate, i seggi non resterebbero vuoti, subentrerebbero 197 primi dei non eletti.  

• Tuttavia i berlusconiani insistono.
Oggi Brunetta e Schifani, i due capigruppo, saliranno al Colle e mostreranno al presidente – pare – le 197 lettere di dimissioni. Ieri Brunetta, agganciandosi alle cose dette da Bondi, ha dichiarato: «Grande responsabilità, ma grande determinazione. Con il presidente Schifani abbiamo chiesto di essere ricevuti dal presidente della Repubblica per rappresentargli la drammaticità del momento. Non è possibile pensare di privare della libertà, della libertà politica, il leader del maggior partito italiano». Ieri si insisteva sul concetto che chiederanno la grazia e quando questa sarà rifiutata annunceranno che le dimissioni dei parlamentari saranno esecutive da lunedì. Con questo, dicono, cadrebbe il governo. Ma neanche questo è vero: per far cadere il governo (forse) ci vogliono le dimissioni di ministri e sottosegretari, con una dichiarazione esplicita di sfiducia del gruppo. Di questo però – cioè dei ministri – non si parla più. E la cosa non è senza significato.  

Ci stanno ripensando?
Ieri Il Foglio , dopo una prima pagina di attacchi furibondi alla Cassazione, raccomanda con un editoriale interno di «resistere al partito sfascista»: «È anche necessario tenere i nervi saldi, non farsi prendere dalla pur comprensibile spirale delle rappresaglie, su cui peraltro giocano spregiudicatamente alcuni esponenti del Partito democratico dalle inclinazioni pentastellate, a cominciare da Pier Luigi Bersani. Se Berlusconi punta a esercitare una funzione ricostruttiva per il futuro, non può esimersi dal misurare con cura i rischi di un crollo repentino del fragile equilibrio politico da lui stesso voluto e costruito in accordo con Napolitano».  

Forse il governo non cade.
Forse no. Oggi alle 18, a Roma, c’è la manifestazione pro Berlusconi a cui non parteciperanno, però, i ministri di Letta. So che alcuni pidiellini di parte moderata sono andati a chiedere a quelli del Pd di essere comprensivi, «fateci sfogare per un paio di giorni». I democratici interpellati si sarebbero dimostrati «molto ragionevoli».     (leggi)

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