
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il caos provocato dalle assemblee di lavoratori a Fiumicino potrebbe essere in via di smaltimento. Oppure no: dipende tutto dall’esito della trattativa tra Cai e sindacati, in corso mentre scriviamo.
• Ma non era tutto risolto?
Non era tutto risolto e il disastro di ieri, e soprattutto dell’altro ieri, mostra che i nuovi padroni dell’azienda sono molto preoccupati e che il sindacato non ha perso il vizio di lottare fregandosene delle conseguenze sui clienti. Storia vecchissima.
• Quali sono le preoccupazioni dei nuovi padroni?
I nuovi padroni devono aver valutato che il rischio dell’impresa a cui si sono messi è piuttosto alto. La loro malavoglia è provata da questo semplice fatto: dovevano versare un miliardo di capitale in 16 e per arrivare a 850 milioni si sono invece dovuti mettere in 21 e non hanno ancora completato i versamenti! Questa indolenza testimonia che nessuno di loro crede troppo all’affare e che chi è entrato lo ha fatto solo per pagare una fiche a Berlusconi, al quale non si può, in questo momento storico, dire di no. Dopo di che è cominciato il tentativo di tagliare su tutto il tagliabile, che la cosa avesse senso o no. L’ultima mossa è quella che riguarda il caos di Fiumicino di queste ore: Cai ha tentato di contravvenire agli accordi con un gruppo lavoratori di Az service che si occupano del cosiddetto “handling”, cioè il carico e lo scarico dei bagagli. E con un altro gruppo di operai che provvede alle pulizie e alla manutenzione degli aerei. In tutto 5-600 persone. In base a quello che dicono i sindacati – non contraddetti da Cai, che ammette «alcuni errori» - invece di offrire un’assunzione piena, Colaninno, Sabelli e soci hanno presentato contratti a termine e agitato lo spauracchio di 500 assunzioni fatte al di fuori del perimetro dei lavoratori concordati. Cioè, gente nuova.
• Non possono farlo?
Mentre i lavoratori erano riuniti in assemblea e migliaia di persone a Fiumicino volevano dare l’assalto ai banchi dell’Alitalia (è dovuta intervenire la polizia) Gianni Letta ha fatto telefonate di fuoco a Colaninno, intimandogli di rispettare i patti. I sindacati che hanno provocato quello che hanno provocato sono quelli – per dir così – “buoni”, cioè Cgil-Cisl-Uil e Ugl, i quattro che a suo tempo avevano sottoscritto l’accordo rompendo lo schieramento delle nove sigle e isolando i cosiddetti “cattivi”, cioè piloti e hostess.
• Cioè hanno ragione i lavoratori?
Hanno ragione i lavoratori nel merito, ma quello che hanno fatto – mandare in tilt l’aeroporto a Natale – è impossibile da definire. Più di cento voli saltati, come al solito senza spiegare niente a nessuno, con la gente a bivaccare tutta la notte in aeroporto perché naturalmente in questo periodo gli alberghi intorno a Roma sono zeppi. L’ira dei passeggeri – tormentati per vent’anni da questo modo di intendere la lotta sindacale – è stata a un passo dal provocare un dramma. C’era gente che chiedeva dove si svolgesse questa assemblea di lavoratori e lei capisce perché veniva fatta questa domanda. A reggere l’urto due povere hostess, le quali non potevano che ripetere la solita litania: «Non sappiamo niente, c’è uno sciopero…».
• Non sarebbe stato possibile dirottare i viaggiatori su qualche altro volo?
Le altre compagnie si sono rifiutate di dare una mano persino sul servizio bagagli e infatti le valigie smarrite sono centinaia. Le altre compagnie detestano Alitalia per gli aiuti che ha ricevuto e che hanno alterato completamente la concorrenza. Alitalia – come ha ribadito ieri Vito Riggio, il capo dell’Enac – era ed è fallita e forse sarebbe stato meglio che Prodi e Berlusconi seguissero la via maestra del codice civile: libri in tribunale, nomina del curatore e vendita degli asset al miglior offerente. Punto e basta. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/12/2008]
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