
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi non vuol parlare con Veltroni o con Prodi della nuova legge elettorale, Prodi vuole un sistema di voto che garantisca stabilità e durata, Veltroni intanto si sarebbe convertito al proporzionale...
• Ecco, spieghi un po’ questa faccenda del proporzionale e del maggioritario.
Non è difficile. Maggioritari non si votano partiti, ma persone. In ogni collegio elettorale si presentano dei candidati, la gente vota, vince chi supera il 50 per cento. Se nessuno supera il 50 per cento, i primi due vanno al ballottaggio. Chi vince il ballottaggio entra in Parlamento. Eleggiamo in questo modo i sindaci. Proporzionale: non si votano persone, ma partiti. In ogni collegio elettorale si assegnano parecchi seggi e si presentano perciò molti partiti. Chi prende il 30 per cento dei voti avrà il 30 per cento dei seggi, chi il 18 il 18, eccetera. I seggi vengono assegnati in proporzione. La legge con cui votiamo adesso per la Camera e il Senato è proporzionale. Le complicazioni possibili da introdurre nell’uno o nell’altro sistema sono infinite, ma la sostanza è questa.
• Che differenza c’è tra uno e l’altro? Alla fine non vedo la ragione del litigio.
Il maggioritario spinge al bipolarismo o al bipartitismo. Bipolarismo = due coalizioni di partiti, come da noi in Italia con il centro-sinistra contro il centro-destra. Bipartitismo = ci sono solo due partiti, tipo America con i Repubblicani contro i Democratici. Siccome nella maggior parte dei casi si tratta di scegliere tra due persone, ne viene quasi automaticamente che le due persone facciano riferimento a due forze. Accade però quest il sistema maggioritario può, teoricamente, non essere rappresentativo. Esempi c’è un partito A che ha il 49 per cento dei consensi, ma in tutti i collegi i suoi candidati perdono perché il partito B riesce a presentare qualcuno capace di prendere il 51. Risultat Parlamento col cento per cento dei seggi al partito B. un paradosso, ma questa stortura si produce in qualche modo sempre, cioè, nel maggioritario, c’è sempre qualche formazione che ha molti meno seggi di quelli che prenderebbe col proporzionale e qualche altra formazione che invece ci guadagna. Andiamo a vedere le caratteristiche di queste formazioni e scopriamo che in genere i piccoli col maggioritario ci rimettono, i grandi ci guadagnano. Dunque i piccoli, storicamente, vogliono il proporzionale. Facciamo adesso, esaminando un attimo le caratteristiche del proporzionale, quest’altro conto. Adoperiamo, per star tranquilli, i partiti morti della Prima repubblica: la Dc aveva più o meno il 30 per cento, i repubblicani, i liberali e i socialdemocratici insieme prendevano il 12-13. Coalizzandosi arrivavano al 42-43 per cento. Per governare, però, bisognava superare il 50 e perciò i quattro dovevano ricorrere (e ricorrevano) al Partito socialista, che non ha mai preso più del 14, ma contava come se avesse il 51. Il suo modesto pacchetto di consensi valeva infatti il controllo della maggioranza. Intoppi del proporzionalismo, dove tutti erano rappresentati e tutti avevano un forte potere di ricatto.
• Veltroni sarebbe proporzionalista, Berlusconi no, come stanno le cose?
Lasci stare, in questo momento non ha la minima importanza: soprattutto le mosse dei due grandi – cioè Forza Italia e il Partito democratico – sono strumentali alla battaglia politica in corso, di cui parleremo nei prossimi giorni. Si tolga dalla testa che qualcuno si preoccupi del bene del Paese, ognuno in questo istante pensa alla propria sopravvivenza (i piccoli) o al proprio rafforzamento (i grandi).
• Ma perché allora parlano tutti di questa legge elettorale?
Perché se non si cambia la legge, tra qualche mese ci sarà un referendum che modificherà la legge attuale prescindendo da quello che i partiti vogliono o non vogliono. E, dopo la scontata vittoria dei “sì”, la modificherà così: alla Camera non si potrà entrare se non si prenderà almeno il 4 per cento dei voti; e si resterà fuori dal Senato se non si prenderà almeno l’8 per cento. Il partito più votato prenderà di colpo, invece, il 54 per cento dei seggi. Il referendum, cioè, potrebbe consegnare il Paese a Veltroni o a Berlusconi da soli e, oltre a questi due, lascerebbe in Parlamento, con pochi rappresentanti, solo An, Udc e Rifondazione. La Lega entrerebbe solo al Senato.
• Mica male.
Lo so, e sono d’accordo. Tenga conto che la legge Acerbo, quella che consentì al fascismo di andar su, era più moderata di questa che uscirebbe dal referendum. Il sistema ha bisogno di una scossa e questa potrebbe essere una scossa. Però aspettiam Veltroni farà sapere dopodomani a che legge sta pensando. E Berlusconi, intanto, giura che il governo cadrà entro questo mese. Aspettiamo.
[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/11/2007]
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