
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Non passa giorno senza che i giornali si occupino di qualche affare collegato alla prostituzione. Gli ultimi casi: Ronaldo con i tre viados, la maitresse americana trovata impiccata in casa della madre, il bordello per gay scoperto l’altro giorno a Torino (frequentato, tra gli altri, da un padre missionario), la storia di Mosley e dei suoi party nazi. Poi le solite, tremende notizie sulle donne ammazzate. Le ultime: una Isabel Cristina Maccarthy, brasiliana, trovata nuda e con la gola squarciata nella sua casa di Montecatini; una Silvia Demciuc, moldava, il cui corpo mezzo putrefatto e chiuso in un sacco dell’immondizia è stato trovato da un turista a passeggio sulla Novedratese...
• Tutta questa introduzione per dire che cosa?
Niente, fatti che mi sono venuti in mente quando ho letto la storia di Alemanno che vuol togliere le donne dalla strada. «Se vogliono vendere il loro corpo, libere. Ma che se ne stiano a casa loro».
• Sembrerebbe annunciare l’idea di legalizzare la prostituzione e di regolarla.
Alemanno, da sindaco, non potrebbe far questo. Ci vuole una legge dello Stato. Ma è possibile che una legge dello Stato arrivi. La prostituzione è intimamente connessa ai temi della sicurezza. Il sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci, 43 anni, eletto adesso alla Camera, dice che c’è un accordo tra i sindaci e Maroni sul tipo di provvedimenti da adottare: «Sì, con Maroni abbiamo fatto un programma preciso: più poteri ai sindaci contro l´accattonaggio e la prostituzione; più poteri alla polizia locale; pistola ai poliziotti locali anche fuori dell´orario di lavoro; sfollagente e accesso all´archivio informatico nazionale per verificare la pericolosità sociale delle singole persone e di chi ci chiede la residenza». Naturalmente il programma comune con Maroni presuppone che Maroni vada al ministero dell’Interno. Del resto, è un pezzo che sono i sindaci a dar battaglia su prostitute e sicurezza. Dico, i sindaci e gli assessori anche democratici. Le ricordo la guerra ai lavavetri proclamata da Cioni e da Domenici a Firenze, o le prese di posizione di Cofferati, o il muro antispaccio di Zanonato a Padova. Per le amministrazioni comunali le prostitute per strada sono un tormento. Pochi giorni fa Bitonci, il leghista di Cittadella, se ne è trovate davante due, bulgare, che venivano da Padova e si offrivano mezze nude sotto Porta Vicenza. Ha chiamato i vigili urbani, le ha messe su un autobus e le ha rispedite a casa loro. Alberto Statera, che è andato a visitare Cittadella per conto di Repubblica (giornale che antipatizza questo tipo di politiche) s’è trovato costretto a parlare di «un lindo borgo “svizzero” di ventimila abitanti, milleseicento immigrati soprattutto romeni che a quest´ora sono a lavorare nelle fabbriche, fiorai, signore in tiro, visagisti all´opera, pelliccerie, “ombre” di ex Tocai nei bar, quasi uno shock paradisiaco per un qualunque abitante di Milano, di Roma o di Torino».
• M’immagino che ad Alemanno piacerebbe trasformare Roma in qualcosa di simile. Ma se le prostitute, a cui il sindaco di Roma non direbbe niente se lavorassero in casa, pigliassero un appartamento e ci lavorassero in tre o in quattro... beh, non avremmo di fatto la riapertura dei casini?
Già. Qui però bisogna decidere se la battaglia contro la prostituzione ha qualche speranza di vittoria totale, cioè di far sparire il sesso a pagamento ovunque e per sempre. Per quanto ne so, non c’è mai riuscito nessuno e la politica ha sempre sbattuto il muso quando s’è messa in testa programmi di riscatto universale. Allora, se non si può evitare a una donna di vendere il proprio corpo e a un uomo di comprarlo, si può forse agire, o tentare di agire, contro tutta la finanza che gira su quel commercio: i mediatori, i protettori, i trafficanti.
• Ma quante sono poi le prostitute in Italia?
Dati sicuri non ne abbiamo. Dovrebbero essere 70 mila e realizzare un fatturato mensile di 90 milioni. Gli uomini che le frequentano sarebbero 9 milioni. Neanche la politica di colpire i clienti ha dato finora risultati apprezzabili.
• La questione non ha anche una importante dimensione internazionale?
Sì. La maggior parte delle nostre prostitute viene dall’Europa dell’Est o dalla Nigeria. Il Kosovo, che ha voluto l’indipendenza anche per trafficare senza aver fastidi, è un importante snodo mercantile. Le prostitute fanno parte di quel vasto, disperato universo composto dagli schiavi. Secondo stime delle Nazioni Unite, seicentomila persone, tra uomini e donne, solo in Europa. Ventisette milioni nel mondo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/5/2008]
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