Marco Neirotti, La Stampa 4/5/2008, 4 maggio 2008
La più appassionata lettera di un amour fou rimasto segreto per quasi un secolo è datata 7 agosto 1916
La più appassionata lettera di un amour fou rimasto segreto per quasi un secolo è datata 7 agosto 1916. Soldato di stanza a Verona nel 29° Artiglieria di campagna, il pittore futurista Umberto Boccioni scrive alla principessa romana Vittoria Colonna di Sermoneta, moglie di Leone Caetani principe di Teano, in vacanza sul Lago Maggiore nella suggestiva quiete dell’Isolino di San Giovanni, la più piccola delle Borromee: «Quello che c’è tra noi è una profonda realtà, è nato come realtà. Per quanto poco prima ci siamo conosciuti poi simpatizzato, poi... poi c’è il nostro segreto quel meraviglioso crescendo che ci ha condotto di castità in castità alla nostra casta voluttà! Oh! Le nostre notti! Il tuo pallore, il tuo smarrimento, il mio terrore la nostra infinita comunione di corpo e di spirito. Divina Mia, lo sento che mi vuoi bene, un po’ di bene, un po’ più di quando me lo misuravi con il ditino... Rammenti? Come sono tuo! Come ti sono fratello e amico, come ti ammiro, sempre, ad ogni respiro, sempre! Sempre!». Boccioni, ospite nella villa sul lago dei marchesi Casanova per ritrarre il maestro Ferruccio Busoni, aveva incontrato la principessa il 6 giugno. Vittoria, 35 anni, dama di bellezza e gran stirpe, dalle eccelse frequentazioni mondane nella Belle Epoque, con solo il Veronal per placare i fantasmi di un matrimonio alla deriva e un unico figlio malato. Sensuale, magnetico, geniale e spiantato, Boccioni a 33 anni è un interventista deluso, un artista in tormentata ricerca di un linguaggio nuovo. Marella Caracciolo Chia in ”Una parentesi luminosa” (dal 7 maggio in libreria per Adelphi) descrive l’affascinante storia dell’amore segreto fra Umberto Boccioni e Vittoria Colonna. Nell’autunno 2006, Prospero Colonna, nipote di un cugino della principessa, parla a Marella di un baule di lettere di Vittoria che ha da poco ritrovato e mandato alla Fondazione Cateani. Tra migliaia di lettere scritte da Vittoria al marito in vent’anni di matrimonio (divise per anno, legate da un nastro color pervinca), inviti a feste e balli, ritrova il carteggio, 19 lettere, tra la principessa e l’artista. Nel plico, legato da un pezzo di corda, ci sono anche foto della principessa all’Isolino e del pittore nel suo studio, un pezzo di stoffa, un ritaglio di giornale. Il 17 agosto 1916, Umberto Boccioni muore per una banale caduta da cavallo; nel suo portafoglio l’ultima lettera, datata 6-7 agosto, dell’amante. Gli ultimi giorni di Boccioni sono segnati dal tormento. Quel 17 agosto, ignara della tragedia, la principessa Colonna lo rassicura dei suoi sentimenti. Troppo tardi. Il 19 agosto, Vittoria Colonna legge sul giornale la notizia della morte; va a Milano e riempie lo studio di Boccioni, a porta Romana, di fiori dell’amato Isolino. La Stampa, 4/5/2008