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 2008  maggio 04 Domenica calendario

la Repubblica, domenica 4 maggio 2008 E se avessimo esagerato un po´ tutti, con la storia della crisi (la più grande degli ultimi decenni, si era detto) e della recessione? Se, alla fine, tutto fosse meno tragico di come l´avevamo immaginato ancora due mesi fa? Non è detto, ma potrebbe anche accadere

la Repubblica, domenica 4 maggio 2008 E se avessimo esagerato un po´ tutti, con la storia della crisi (la più grande degli ultimi decenni, si era detto) e della recessione? Se, alla fine, tutto fosse meno tragico di come l´avevamo immaginato ancora due mesi fa? Non è detto, ma potrebbe anche accadere. D´altra parte, proprio in questi giorni non sta venendo fuori che il Pianeta, invece di correre verso un progressivo surriscaldamento, sta andando verso un raffreddamento? Con le previsioni è facile sbagliarsi. Per tornare alo caso specifico, va detto, come annota uno strategist di livello (Alessandro Fugnoli), che la novità è data dal fatto che tutto il «male» (crisi del credito e delle Borse) che c´è ancora in giro è noto da tempo. Poi ci sono delle novità, e queste sono buone. Vediamole. In America (che rimane il centro della crisi) il primo trimestre si è chiuso con un aumento del Pil dello 0,6 per cento. Per carità, è presto per mettersi a ballare la rumba. Il dato è per ora provvisorio e può essere soggetto nelle prossime settimane a revisioni anche pesanti. Ma se resiste, e se rimane in territorio positivo, questo significa che fino a oggi gli Stati Uniti non sono in recessione. E la stessa cosa potrebbe accadere nel secondo trimestre (quello in corso). Gli aiuti governativi stanno già affluendo sui conti correnti dei cittadini americani e ci sono buone probabilità che anche nel secondo trimestre l´America eviti di presentarsi con un Pil negativo. Ma, poiché a detta di tutti, la seconda parte del 2008 dovrebbe essere di moderata ripresa, allora è possibile che la terribile recessione semplicemente non ci sia. E questa è la parte buona. Il giorno in cui dovesse essere chiaro che le cose stanno così, l´atteggiamento dei mercati e dell´opinione pubblica cambierebbe sostanzialmente. Ma non è finita. In aprile ci si aspettavano 75 mila diminuzioni nei posti di lavoro negli Stati Uniti e invece ne sono spariti solo 20 mila (che per un mercato grande come quello americano sono veramente un´inezia). Di fronte a questo dato, qualcuno ha inventato l´espressione «recessione dolce». Le imprese, cioè, non hanno rinunciato alla speranza di un ritorno alla normalità, e allora usano una mano vellutata nelle riduzioni di personale. Riduzioni che andranno avanti (si dice), ma senza forti scosse. E questo dovrebbe attenuare la crisi americana e rendere, eventualmente, più rapida la ripresa. Allora l´orizzonte è sgombro di nubi, tutto va bene e non resta che voltare pagina? No. Problemi ce ne sono, e sono anche grossi. Ma oggi appaiono più gestibili, meno traumatici, di due mesi fa. E la crisi, che avevamo immaginato planetaria e quasi definitiva, oggi assume i contorni di un maledetto incidente, ma non insuperabile. Quali sono i problemi che rimangono? Si diceva soprattutto due: 1 - Le case (quelle dei famosi prestiti subprime) per i quali non state pagate le rate dei mutui (e che quindi sono state sequestrate) andranno sul mercato, in asta, a settembre. E l´arrivo di tutto questo materiale potrebbe provocare un ulteriore crollo del mercato immobiliare, mettendo nei guai molti altri «mutuatari» che fin qui l´avevano scampata. In sostanza, a settembre la crisi dei subprime potrebbe allargarsi, e fare una specie di secondo giro. Cosa che evidentemente farebbe venire il fiatone a banche e operatori del mercato. Insomma, una sorta di secondo infarto dopo il primo di qualche mese fa. 2 - Il secondo fattore di possibile crisi sta negli utili aziendali. Recessione o non recessione (o recessione dolce) quello che appare sicuro (e ogni giorno la Borsa ce lo dimostra) è certo che sarà difficile in questi mesi (per tutto il 2008 e parte del 2009) tenere gli utili aziendali al livello a cui ci eravamo abituati. E questo, tanto per cambiare, potrebbe determinare una consistenza sfiducia sui mercati azionari (che già non vivono una stagione serena e tranquilla). C´è solo da sperare, dicono gli ottimisti a tutti i costi, che la frenata degli utili sia anch´essa (come la recessione) dolce e misurata. In questo caso, il 2008 finirebbe in archivio come un anno «non buono», con pochi soldi da distribuire e molte crepe da sistemare. Ma non passerebbe alla storia come l´anno in cui la finanza si è mezza suicidata attraverso la crisi dei mutui subprime. E´ uno scenario, questo, troppo ottimista? Un po´ sì. E infatti non è detto che, alla fine, le cose andranno così. Ci sono ancora, come abbiamo visto, dei problemi. Ma è certo che oggi, sui mercati, si respira un´aria un po´ diversa. C´è la sensazione che forse non tutto è perduto e che qualcosa di questo disgraziato 2008 forse può essere recuperato. E che alla fine si dovrà fare i conti con una crescita più bassa, con mercati meno brillanti, ma con le strutture della finanza e dei mercati grosso modo intatte. Pronti per il 2009. Anno in cui, peraltro, l´America potrebbe avere quel crollo che forse riuscirà a evitare nel 2008. Forse, infatti, la recessione è solo rinviata. Giuseppe Turani