Fabio Poletti, La Stampa 4/5/2008, 4 maggio 2008
Il «Celeste» è nero. Ma il suo futuro è d’oro. D’oro come la Lombardia su cui regna incontrastato Roberto Formigoni - il «Celeste» per i suoi collaboratori, nero dopo gli incontri ad Arcore in cui ha giocato la partita per calare a Roma e invece niente - il Governatorissimo destinato a finire il suo terzo mandato al Pirellone, con un’opzione per un quarto incarico che lo traghetterebbe fino al 2015, a 68 anni suonati di cui venti sempre sulla stessa poltrona
Il «Celeste» è nero. Ma il suo futuro è d’oro. D’oro come la Lombardia su cui regna incontrastato Roberto Formigoni - il «Celeste» per i suoi collaboratori, nero dopo gli incontri ad Arcore in cui ha giocato la partita per calare a Roma e invece niente - il Governatorissimo destinato a finire il suo terzo mandato al Pirellone, con un’opzione per un quarto incarico che lo traghetterebbe fino al 2015, a 68 anni suonati di cui venti sempre sulla stessa poltrona. Uno che lo conosce bene come il direttore di Tempi Luigi Amicone, giura che non è che gli sia andata proprio male: «Il Governatore della Lombardia conta più che un ministro. Non dimentichiamoci che sono in arrivo pure gli investimenti per l’Expo 2015. Da qui a due anni può succedere di tutto». Intanto può accadere che passi il federalismo fiscale, Bossi ha ripresentato il progetto di legge un minuto dopo l’apertura della legislatura: «Deve essere attuato un ampio processo di trasferimento di poteri dal centro alla periferia. Volumi consistenti di risorse finanziarie dovranno essere trasferite». E può accadere che la Camera approvi il federalismo alla lombarda, già votato al Pirellone il 19 giugno 2007, da tutti meno Rifondazione e che vale una trentina di miliardi di euro l’anno, stando stretti. Oggi il bilancio del Pirellone ammonta a 27 miliardi di euro. Alla sanità in Lombardia, una delle eccellenze di Formigoni, vanno 15 miliardi. Stefano Galli, capogruppo della Lega al Pirellone, spiega come andrà a gonfiarsi il tesoro lombardo con il federalismo: «In Lombardia dovrebbe rimanere una quota dell’Iva che le aziende versano ogni anno. Sono 100 miliardi di euro. Abbiamo chiesto il massimo, l’80%, come base su cui trattare. Vanno poi aggiunti il 15% dell’Irpef, tutte le accise che riguardano tabacchi, giochi e volendo anche su benzine e oli combustibili. Il calcolo di 50 miliardi di euro è prudenziale». A questo mare di soldi vanno detratti i 3,5 miliardi del meccanismo di solidarietà per il Meridione - pari al 54% della quota nazionale versata dalle Regioni - che già oggi elargisce la Lombardia. La ripartizione dei nuovi gettiti, per il capogruppo della Lega al Pirellone potrebbe toccare soprattutto due comparti: «Venti miliardi potrebbero essere investiti nella sanità, azzerando i ticket. Poi ci sono le infrastrutture che potrebbero avere maggiore slancio». Dalla Lombardia passa la Tav, c’è da fare la Brebemi stimata 1 miliardo e 700 milioni di euro, due giorni fa è stata stilata la classifica provvisoria per l’assegnazione del Lotto A della Pedemontana, 630 milioni di euro su un valore complessivo stimato di 4,3 miliardi di euro, vince come mandataria la Impregilo di Gavio, Autostrade e Ligresti e come mandanti Astaldi, Scpa e Pizzarotti spa. Se viceministro delle Infrastrutture con delega per il Nord diventa Roberto Castelli è un bell’affare. Senza contare che la Compagnia delle Opere, il braccio imprenditoriale ed economico di Comunione e liberazione vicina a Formigoni, 41 sedi, 34 mila imprese, 500 mila soci, non starà alla finestra. A piovere su Milano e la Lombardia stanno per arrivare anche i 20 miliardi di euro dell’Expo 2015. In subordine all’incarico da ministro, Formigoni aveva chiesto di poter avere un ruolo speciale. Il sindaco di Milano Letizia Moratti, dopo l’incontro del 23 aprile con Berlusconi a Palazzo Grazioli non molla: «Sarò io il commissario e il presidente del comitato coordinatore». Poi fa i primi conti: «Va rispettato il piano di investimenti, già deciso dal precedente governo, di 4,1 miliardi di euro per la realizzazione del sito e delle infrastrutture». Una torta appetitosa per le imprese e per la politica che guarda con uguale interesse al risiko romano e pure a quello lombardo. Dicono che Roberto Formigoni abbia chiesto un ministro amico a Silvio Berlusconi. Dicono che il parlamentare del Pdl Maurizio Lupi, ciellino e milanista come il Governatore, non sia più poi così tanto amico. Non a caso nei due incontri di Arcore, ad accompagnare Formigoni c’era il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro. «Abile mediatore ciellino dalle movenze morotee», lo dipingono sul «Foglio». Sarebbe uno dei grandi supporter della partita romana che vorrebbe prima o poi giocare Formigoni, disponibilissimo a succedere a Silvio Berlusconi che a 71 anni guida il partito, si appresta a fare il presidente del Consiglio per la terza volta e dicono che non gli dispiacerebbe salire al Quirinale tra cinque anni. Il direttore di «Tempi» Luigi Amicone non sa se Berlusconi abbia davvero inchiodato Formigoni in Lombardia, concedendogli solo l’incarico di vicepresidente di Forza Italia: «Il Governatore ha accettato questo passaggio ma non si rassegna a fare il pensionato. Tra due anni quando scadrà il suo mandato, può succedere di tutto». Può succedere che la Lega, sulle ali del vento del Nord rivendichi la presidenza al Pirellone. Stefano Galli è sicuro: «Difficile che non la chiediamo». Roberto Castelli dato per Governatore e destinato a fare il viceministro non si scompone: «Abbiamo ottenuto quattro ministeri. Della Lombardia ne parliamo tra due anni».