Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Giuseppe Conte presidente incaricato e l’ombra di Paolo Savona
Uscito dalla stanza del presidente Mattarella, dove era rimasto chiuso per quasi due ore (un record), il professore e avvocato Giuseppe Conte, presidente del consiglio incaricato di formare il nuovo governo, vestito di un abito scuro e con una cravatta celeste chiaro, senza pochette e con una tentazione di tirabaci sulla fronte, ha detto quanto segue: «Il presidente della Repubblica mi ha conferito l’incarico di formare il governo, incarico che ho accettato con riserva. Se riuscirò a portare a compimento l’incarico esporrò alle camere un programma basato sulle intese intercorse tra le forze politiche di maggioranza. Con il presidente della repubblica abbiamo parlato della fase impegnativa e delicata che stiamo vivendo e delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole. Così come sono consapevole della necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia. Il governo dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso sui temi del bilancio europeo, della riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria. È mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno costruendo le alleanze opportune e operando affinché la direzione di marcia rifletta gli interessi nazionali. Fuori da qui c’e un paese che giustamente attende la nascita di un esecutivo e attende delle risposte. Quello che si appresta a nascere sarà il governo del cambiamento. Il mio intento è di dar vita ad un governo dalla parte dei cittadini, che tuteli i loro interessi. Sono professore e avvocato. Nel corso della mia vita ho perorato la causa di tante persone. Mi accingo ora a difendere gli interessi di tutti gli italiani in tutte le sedi, europee e internazionali, dialogando con le istituzioni europee e con i rappresentanti di altri paesi. Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano. Sono disponibile a farlo senza risparmiarmi, con il massimo impegno e la massima responsabilità. Nei prossimi giorni tornerò dal presidente della repubblica per sciogliere la riserva e, in caso di esito positivo, per sottoporgli le proposte relative alla nomina dei ministri. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul serio. Grazie a tutti».
• Tutto molto generico, no?
Mica tanto. Prima di tutto c’è un richiamo continuo agli interessi nazionali, cioè lo svolgimento dello slogan di Salvini «prima gli italiani», a sua volta mutuato dal «first America» di Trump. Direi che per le cancellerie nordiche, abituate ad avere di fronte primi ministri e soprattutto ministri dell’Economia piuttosto comprensivi e remissivi, questi tre minuti di esordio fanno risuonare tutti i campanelli d’allarme.
• Sì, ma ha anche detto che restiamo con le alleanze di prima, con gli americani e con la Ue.
Questo era inevitabile, c’è di mezzo anche il neomoderatismo di Di Maio e del M5s depurato da Grillo, e soprattutto le due ore di chiacchiera con Mattarella, che devono essere state dedicate soprattutto a questo: la preoccupazione che il contesto internazionale giudichi molto sfavorevolmdente la svolta italiana. La frase «Questo sarà il governo del cambiamento» è un’altra stilettata. Nessuno, visti i discorsi dei due capi della maggioranza, può equivocare sul tipo di cambiamento a cui si pensa: no a una revisione «a togliere» dei nostri conti, sì a una politica espansiva che sfiori pure il 3% del rapporto deficit/pil e se necessario lo sfondi. Un altro passaggio su cui richiamo la sua attenzione è quello in cui Conte ricorda di essere avvocati e dice di essere impegnato a difendere l’interesse di tutti gli italiani. Non è un’affermazione generica: il governo in arrivo si accinge a difenderci perché pensa che qualcuno ci attacchi. E chi è questo qualcuno? Dia pure le risposte più facili: le banche, i tedeschi.
• Esiste ancora la possibilità che vada tutto all’aria?
Sì. Il Quirinale non vuole un governo a testa bassa contro l’Europa. E Salvini, invece, sembra deciso sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Savona è figura di assoluto rilievo nella cultura economica italiana, con un formidabile curriculum - per niente gonfiato - di titoli, di cariche e di competenze. È un severo critico dell’architettura con cui si è costruito l’euro, non perché sia contrario pregiudizialmente alla moneta unica (anzi), ma perché ha sostenuto da tempi non sospetti che tutto l’insieme, da Maastricht in poi, sia stato messo in piedi per fare gli interessi dei tedeschi e solo dei tedeschi. Inascoltato fino a ieri, l’uomo assurge improvvisamente al ruolo di protagonista assoluto, con Salvini, del prossimo esecutivo.
• E Mattarella potrebbe non volerlo nominare.
Già, potrebbe esserci un formidabile scontro tra Salvini e il capo dello stato. Se tutto andrà lisco, Conte scioglierà la riserva al massimo entro domani. Giuramento sabato, fiducia tra martedì e mercoledì.
• Altrimenti?
Altrimenti, andremo a votare.
(leggi)