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 2018  maggio 24 Giovedì calendario

A quota 100 possono arrivare solo i maschi del Nord

ROMANon è solo un problema di costi e coperture.“Quota 100” e “quota 41” – le due proposte di Cinque Stelle e Lega per rivedere la legge Fornero – rischiano di spaccare l’Italia.Nord contro Sud. Giovani contro vecchi. Donne contro uomini.Vediamo perché.Grazie a “quota 100” il governo lega-stellato punta ad anticipare la pensione, per tutti, di 3 anni a 64 anni anziché 67, il nuovo requisito valido dal 2019. Basterà avere un minimo, appunto, di 64 anni e 36 di contributi per lasciare il lavoro. La somma fa 100, ma vanno bene anche le altre combinazioni: 65 di età e 35 di versamenti, ad esempio. Con “quota 41” invece è sufficiente avere 41 anni di contributi, a prescindere dall’età.Chi favorisce questo doppio binario? A guardare i dati Inps del 2017, senz’altro il Nord visto che lì si addensano il 56% delle pensioni di vecchiaia e anzianità: 5,2 milioni su 9,3.Frutto di carriere lunghe e stabili, di opportunità professionali che il Sud si sogna. Laddove al contrario si concentrano le pensioni di invalidità (47% del totale), gli assegni sociali (56%), le prestazioni per gli invalidi civili (45%). Un divario storico e drammatico. Le pensioni di anzianità percepite a Biella sono il 18% dei trattamenti totali in quella provincia, a Napoli ci si ferma al 4%. A Genova il 12% degli assegni è di vecchiaia, a Catania appena il 5,7%.All’interno della segmentazione Nord-Sud, ce n’è poi un’altra di genere. Le donne – tra maternità, lavoro di cura, assistenza in casa e carriere di conseguenza ad ostacoli – hanno enormi difficoltà a rientrare nei requisiti di pensionamento. «I quattro quinti delle pensioni di anzianità sono erogate agli uomini e per lo più nelle regioni settentrionali», conferma Giuliano Cazzola, esperto previdenziale. Infine la dicotomia generazionale.Un’operazione così marcata sulla previdenza di sicuro premia le generazioni del baby boom che lasceranno il lavoro nei prossimi anni. Pesando sulle attuali, le più precarie della storia italiana, chiamate – per via del sistema a ripartizione – a pagare gli assegni di chi oggi va in pensione e per lunghissimo tempo, in media vent’anni vista la speranza di vita che si allunga.E sapendo che nulla sarà garantito quando toccherà a loro. Nel contratto giallo-verde, d’altro canto non figura una sola parola sulle pensioni future di giovani e meno giovani, impegnati in slalom professionali sempre meno garantiti. E con un orizzonte previdenziale simile a un buco nero.Nessuna affidabile ricerca economica dimostra infatti l’automatismo tra pensionati che lasciano e giovani che entrano. Se a questo poi si aggiunge che il 77% della spesa sociale in Italia è riservata agli over 65 e che otto contratti su dieci sono precari, l’impatto delle quote M5S-Lega non sembra offrire scappatoie. Se non ai già garantiti. Specie se al Nord.