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 2018  maggio 24 Giovedì calendario

La mia vita con la legge Fornero

Grazie a Franca F.«Ho 65 anni: i primi contributi a fronte del mio lavoro sono stati versati nel 1973, quando avevo 20 anni. In effetti lavoravo già da quasi 2 anni: appena diplomata ho trovato un lavoro a 250 mila lire, somma che giravo quasi completamente alla mia famiglia. Il mio capo mi saltò addosso, mi salvai con un calcio nelle parti basse. Dal ’73 un’epoca felice di crescita lavorativa, di progressi, di passione per il lavoro in società immobiliari. A 33 anni ero dirigente.Nel 1990 inviai il mio cv a una società di servizi informatici per aziende di Stato. Dopo tre colloqui, il direttore generale mi comunicò che mi avrebbero assunto, ma che non avrebbero potuto inquadrarmi come dirigente bensì con il livello inferiore. I 25 dirigenti uomini non avrebbero accettato, essendo io una donna, il mio inquadramento di livello e stipendio pari ai loro. Stipendio e benefit erano ottimi e l’incarico di grande responsabilità e autonomia: ma il mio lavoro adorato e apprezzato entrò in crisi dopo tre anni. Uno dei soci iniziò a circondarmi di “attenzioni”: avevo 40 anni, non si parlava di palpatine o aggressioni fisiche. Voleva che diventassi la sua “amante”. Ai primi rifiuti cominciò un drastico, umiliante mobbing. Dopo tre mesi di attentati continui mentre l’azienda cominciava a essere travolta da Tangentopoli, all’ennesimo rifiuto da parte mia, punizione: fui il numero uno di una lista di 200 cassaintegrati. Negli anni successivi collaborai con un gruppo di professionisti noti nel campo della tv e della musica nella realizzazione di un progetto di avanguardia inpartnership con il primo Internet provider italiano. Ero compensata con le fatidiche “ricevute per prestazioni occasionali”, ma il progetto fu abbandonato: i tempi non erano maturi.Arrivai poi al teatro e vi lavorai come amministratore di compagnia. Dopo un primo periodo, mi furono versati i contributi Enpals: anche qui grande esperienza e risultati, ma in un periodo negativo per la compagnia e il teatro. La mia vita lavorativa si è conclusa con un co.co.co. come capo progetto in una delle scuole di inglese più rinomate in Italia: purtroppo l’azienda, a stramba e incompetente conduzione famigliare, non pagò i contributi per il primo anno e gli stipendi erano sempre in ritardo di mesi. Dopo la scomparsa di mia madre, malata di parkinson, decisi di non firmare per il terzo anno il co.co.co. sottopagato, illegale e senza sicurezze. Ero a solo un anno e mezzo dalla pensione e invece, dopo meno di tre mesi, fu approvata la legge Fornero. Era il 2011 e ora dovrò attendere il 2020. Dal 2017 sono in attesa dell’Ape volontario per il quale si è potuto fare richiesta solo dal febbraio 2018. In possesso dei requisiti così come enunciati ovunque, la mia richiesta di certificazione è stata respinta perché una minima parte dei contributi non è Inps, ma Enpals. Insomma, se mi guardo indietro provo rabbia e sconforto anche se mi sento orgogliosa di aver continuato a trovare lavoro, pur in anni difficili in cui la crisi economica lo ha negato a molti. Ora mi aspettano ancora due anni prima della pensione, anni di nebbia e buio».