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 2018  maggio 24 Giovedì calendario

Toccare le pensioni costa 20 miliardi, dice Boeri

RomaUn peso sui conti dello Stato di venti miliardi: a tanto ammonta il costo del nuovo sistema di pensioni delineato nel contratto di governo da Lega e Movimento 5 Stelle, una volta a regime. Si tratta di una cifra superiore a quella indicata dalle due forze politiche. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante un convegno a Roma.Per smettere di lavorare con “quota 100” tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età, come prevede il programma di Lega e M5S, si avrebbe «un costo immediato di 15 miliardi all’anno», che salirebbe in seguito a 20 miliardi. I calcoli sono stati fatti considerando che il 90 per cento delle persone interessate andrebbe in pensione il primo anno, «come ci dice l’esperienza», spiega Boeri. Secondo le analisi dell’istituto, il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro.Nella proposta per modificare la riforma Fornero si parla invece di 5 miliardi di costi: per fermarsi nei dintorni di questa cifra, secondo Boeri, sarebbe necessario inserire le cosiddette “finestre” di uscita per la pensione che impongano un ritardo di 15 mesi. Con questa quota superiore a 101 si potrebbero «ridurre i costi a 7 miliardi per il primo anno e a 13 miliardi a regime», ha affermato il presidente dell’Inps.Un’altra soluzione sarebbe aggiungere una previsione secondo cui potrebbero non essere considerati per il calcolo degli anni dei contributi quelli figurativi o i riscatti. «Bisognerebbe essere molto espliciti, avere l’onestà intellettuale di dire cosa vogliono fare e che cosa c’è e cosa non c’è esattamente in quota 100», ammonisce Boeri.Nel contratto viene specificato che si terrà conto dei lavoratori in mansioni usuranti e che verrà prorogata l’“opzione donna”, che permette alle lavoratrici con 57-58 anni di età e 35 di contributi di andare in quiescenza subito. In questo caso però l’intero importo previdenziale verrebbe ricalcolato con il sistema contributivo. Il piano mette in conto anche il taglio alle pensioni d’oro, superiori ai 5mila euro netti al mese, «non giustificate dai contributi versati» e la riforma del sistema di previdenza di parlamentari, consiglieri regionali e organi costituzionali.Quota 100 o no, secondo i calcoli della Ragioneria, proprio quando il nuovo governo si troverà con probabilità a mettere mano al sistema attuale, la spesa pensionistica potrebbe già essere in crescita rispetto ai livelli correnti. Oggi il rapporto tra spesa e Pil è di circa il 15 per cento ma, a legislazione vigente, cioè mantenendo tutti gli effetti della Fornero, arriverà comunque tra poco più di 20 anni a superare il 16 per cento a causa dell’effetto demografico, per poi ridiscendere in modo rapido dal 2050. La spesa potrebbe tornare ad aumentare già dal 2020, dopo la riduzione registrata negli ultimi anni. Calcoli che non sorprendono se si considera che nel nostro Paese la quota degli over 65 è più alta della media dell’Unione europea.