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 2009  giugno 21 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Oggi si vota non solo per i refe­rendum (tre schede, come dimo­stra il grafico a fianco), ma an­che per i ballottaggi, cioè le fina­li tra i due candidati più votati nelle città e nelle provincie dove nessun concorrente ha preso quindici giorni fa almeno la me­tà dei voti più uno. Del referen­dum ci siamo occupati ieri, i bal­lottaggi sono l’argomento di og­gi.

Intanto: dove si vota, in definiti­va?
Ventidue province, 99 consigli comunali, 13 milioni e 700 mila persone chiamate alle urne. Le città che contano sono Milano, Padova, Torino, Venezia, Bolo­gna, Firenze, Bari. Per capire il senso politico di questo voto, bisogna ricordare che cosa è successo al primo turno. Nelle Provinciali, il centro-destra, che era al governo solamente in nove amministrazioni, ha vinto di colpo in 26, mentre il centro-sinistra, dominante in 50, ne ha portate a casa solo 14. Quindi se anche Franceschini e il Pd prendessero tutte le 22 province ancora da assegnare, il saldo del voto sarebbe co­munque favorevole al cen­tro- destra. Teniamo conto che tra le province conquistate da Berlusconi al primo colpo c’è Napoli e che il voto ha visto una maggioranza schiacciante di consensi in Lombardia e al Nord, merito soprattutto della Lega. Il discorso sui Comuni ca­poluogo è identico. Il cen­tro- destra ne aveva 4 e ne ha già presi 9. Il centro-sinistra ne aveva 26 e per ora ne ha confer­mati 5. Per avere un saldo posi­tivo, dovrebbe vincere in tutt’e 22 le città dove è in lizza. Quin­di, c’è qualcosa che le elezioni amministrative ci hanno già detto e che non potrà essere modificato dal voto di oggi: il centro-destra avanza, il cen­tro- sinistra arretra. Natural­mente, l’amarezza della scon­fitta sarebbe parecchio mitiga­ta se Franceschini portasse a ca­sa Torino e soprattutto Milano. Lo dico dando per scontato che il Pd vincerà a Firenze e Bolo­gna, perché uscire battuti in queste due città sarebbe un col­po assai grave.

Le vicende che riguardano il premier – la storia delle ragaz­ze a palazzo Grazioli – potreb­bero spostare parecchi voti?
Secondo quello che dicono gli esperti, no. Una peculiarità del­la nostra situazione è che le dif­ficoltà del capo del governo – obiettive – non sembrano por­tare benefici particolari all’op­posizione, la quale resta al palo con tutti i suoi problemi intatti. Anche qui il primo turno è sta­to eloquente: la sconfitta del centro-sinistra nel suo comples­so è netta e indiscutibile e l’avanzata di Di Pietro l’ha com­pensata solo parzialmente. Nel centro-destra i voti sono passa­ti dal Pdl alla Lega e il saldo complessivo è rimasto sostan­zialmente immutato.

La Lega sarà decisiva pure sta­volta?
La Lega prenderà molto proba­bilmente Venezia e Padova e questo la renderà ancora più forte nella trattativa col Pdl per le Regionali dell’anno prossi­mo, almeno relativamente al Veneto. In parecchie situazio­ni, l’occhio è alle prossime Re­gionali. A Torino, il candidato del centro-sinistra, il presiden­te uscente Antonio Saitta, e quello del centro-destra, Clau­dia Porchietto, hanno finito il primo turno a poca distanza uno dall’altra. Ma Casini ha da­to ordine di appoggiare Saitta, spostando a un tratto l’Udc a si­nistra. anche un investimen­to sulle Regionali dell’anno prossimo, dove l’Udc vuole la riconferma della Bresso.

La partita vera si gioca però a Milano.
A Milano sembra scontato che il centro-sinistra e il suo presi­dente in carica, Filippo Penati, siano sloggiati dal governo del­la Provincia. Al primo turno, il candidato del centro-destra, Guido Potestà, ha preso il 48,8%. Il suo avversario appe­na il 38,8. Il valore politico di questa vittoria è così alto, che Berlusconi ha tenuto qui il co­mizio di chiusura, pigliandosi una certa dose di fischi da qual­che decina di contestatori ben decisi che gli hanno fatto perde­re la pazienza. L’unico rischio al Nord – qui come a Venezia o a Padova – è che i leghisti rinun­cino a votare, per non correre rischi col quorum del referen­dum.

Non è importante anche la vitto­ria del Pd a Firenze e a Bolo­gna?
Sì. Qui lo smacco per il cen­tro- sinistra è stato essere co­stretti al ballottaggio. Ma è dif­ficile che il Pd perda le due cit­tà. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/6/2009]
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