La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 2009
Oggi si vota non solo per i referendum (tre schede, come dimostra il grafico a fianco), ma anche per i ballottaggi, cioè le finali tra i due candidati più votati nelle città e nelle provincie dove nessun concorrente ha preso quindici giorni fa almeno la metà dei voti più uno

Oggi si vota non solo per i referendum (tre schede, come dimostra il grafico a fianco), ma anche per i ballottaggi, cioè le finali tra i due candidati più votati nelle città e nelle provincie dove nessun concorrente ha preso quindici giorni fa almeno la metà dei voti più uno. Del referendum ci siamo occupati ieri, i ballottaggi sono l’argomento di oggi.
• Intanto: dove si vota, in definitiva?
Ventidue province, 99 consigli comunali, 13 milioni e 700 mila persone chiamate alle urne. Le città che contano sono Milano, Padova, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Bari. Per capire il senso politico di questo voto, bisogna ricordare che cosa è successo al primo turno. Nelle Provinciali, il centro-destra, che era al governo solamente in nove amministrazioni, ha vinto di colpo in 26, mentre il centro-sinistra, dominante in 50, ne ha portate a casa solo 14. Quindi se anche Franceschini e il Pd prendessero tutte le 22 province ancora da assegnare, il saldo del voto sarebbe comunque favorevole al centro- destra. Teniamo conto che tra le province conquistate da Berlusconi al primo colpo c’è Napoli e che il voto ha visto una maggioranza schiacciante di consensi in Lombardia e al Nord, merito soprattutto della Lega. Il discorso sui Comuni capoluogo è identico. Il centro- destra ne aveva 4 e ne ha già presi 9. Il centro-sinistra ne aveva 26 e per ora ne ha confermati 5. Per avere un saldo positivo, dovrebbe vincere in tutt’e 22 le città dove è in lizza. Quindi, c’è qualcosa che le elezioni amministrative ci hanno già detto e che non potrà essere modificato dal voto di oggi: il centro-destra avanza, il centro- sinistra arretra. Naturalmente, l’amarezza della sconfitta sarebbe parecchio mitigata se Franceschini portasse a casa Torino e soprattutto Milano. Lo dico dando per scontato che il Pd vincerà a Firenze e Bologna, perché uscire battuti in queste due città sarebbe un colpo assai grave.
• Le vicende che riguardano il premier – la storia delle ragazze a palazzo Grazioli – potrebbero spostare parecchi voti?
Secondo quello che dicono gli esperti, no. Una peculiarità della nostra situazione è che le difficoltà del capo del governo – obiettive – non sembrano portare benefici particolari all’opposizione, la quale resta al palo con tutti i suoi problemi intatti. Anche qui il primo turno è stato eloquente: la sconfitta del centro-sinistra nel suo complesso è netta e indiscutibile e l’avanzata di Di Pietro l’ha compensata solo parzialmente. Nel centro-destra i voti sono passati dal Pdl alla Lega e il saldo complessivo è rimasto sostanzialmente immutato.
• La Lega sarà decisiva pure stavolta?
La Lega prenderà molto probabilmente Venezia e Padova e questo la renderà ancora più forte nella trattativa col Pdl per le Regionali dell’anno prossimo, almeno relativamente al Veneto. In parecchie situazioni, l’occhio è alle prossime Regionali. A Torino, il candidato del centro-sinistra, il presidente uscente Antonio Saitta, e quello del centro-destra, Claudia Porchietto, hanno finito il primo turno a poca distanza uno dall’altra. Ma Casini ha dato ordine di appoggiare Saitta, spostando a un tratto l’Udc a sinistra. anche un investimento sulle Regionali dell’anno prossimo, dove l’Udc vuole la riconferma della Bresso.
• La partita vera si gioca però a Milano.
A Milano sembra scontato che il centro-sinistra e il suo presidente in carica, Filippo Penati, siano sloggiati dal governo della Provincia. Al primo turno, il candidato del centro-destra, Guido Potestà, ha preso il 48,8%. Il suo avversario appena il 38,8. Il valore politico di questa vittoria è così alto, che Berlusconi ha tenuto qui il comizio di chiusura, pigliandosi una certa dose di fischi da qualche decina di contestatori ben decisi che gli hanno fatto perdere la pazienza. L’unico rischio al Nord – qui come a Venezia o a Padova – è che i leghisti rinuncino a votare, per non correre rischi col quorum del referendum.
• Non è importante anche la vittoria del Pd a Firenze e a Bologna?
Sì. Qui lo smacco per il centro- sinistra è stato essere costretti al ballottaggio. Ma è difficile che il Pd perda le due città. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/6/2009]