Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Israele ha accolto la proposta egiziana e ha smesso la guerra contro Gaza, promettendo una pausa di 72 ore e l’inizio, intanto, di un negoziato al Cairo.
• C’è da credergli?
L’altro giorno, una tregua di dieci ore, che peraltro Hamas non aveva accettato, è stata infranta dopo pochi minuti da un raid che ha ucciso la piccola palestinese Aseel Muhammad al-Bakri, di otto anni. Quindi non c’è da fidarsi. Non c’è da fidarsi, voglio dire, né degli uni né degli altri, d’accordo finora solo su questo, di continuare ad uccidersi senza sosta. Durante le tregue Hamas non ha smesso di sparare razzi... Però stavolta, a Gaza, almeno fino al momento in cui scriviamo, è davvero sceso il silenzio e una pace piena di lacrime. Le case distrutte sono almeno diecimila, i morti duemila, ma si annuncia già che questo numero sarà modificato quando tutti i cadaveri saranno estratti dalle macerie. I bambini palestinesi ammazzati sono al momento 400. Quelli che hanno bisogno di sostegno psicologico dopo i traumi dei bombardamenti 385 mila (dato Onu). I feriti più di novemila. Gli sfollati dai soli rifugi Onu 285 mila. Gli israeliani hanno perso 64 soldati e tre civili. Tra i 97 militari feriti, nove sono gravi. Nell’elenco delle vittime c’è anche un disgraziato thailandese venuto fin qui per lavorare.
• Come si spiega la decisione di Israele di smetterla?
I 32 tunnel che i palestinesi utilizzavano per sbucare all’improvviso in territorio ebraico sono stati distrutti. È stato ucciso anche il loro ideatore, lo stratega di questa guerra sotterranea. Si dice che Israele abbia deciso per la tregua anche per questo colpo, ottenuto con un drone e ritenuto essenziale come la demolizione dei tunnel.
• Chi era questo personaggio?
Danyal Mansour, capo dell’intelligence della Jihad islamica a Gaza. In genere si nascondeva proprio nei tunnel che lui stesso aveva fatto costruire. Ma adesso stare là sotto era impossibile: gli israeliani, avendo scoperto tutte le vie sotterranee, non hanno fatto che cannoneggiarle. Mansur ha diretto tutto il bombardamento sulle città israeliane, con notevole efficienza rispetto al 2012, standosene nascosto in un appartamento del campo profughi di Jabalya. Lo avrebbe individuato un drone, che a quanto pare si è mosso a colpo sicuro.
• Qualcuno ha tradito?
Sì. Mansour era considerato, tra l’altro, l’uomo di Teheran a Gaza. Gaza sarebbe piena di agenti iraniani, che istruiscono e riferiscono. L’organizzazione che li muove si chiama Forza Al Quds. Israele ci va piano con queste ammissioni, che possono avere pesanti ricadute diplomatiche, ma il suo ministro della Difesa, Moshe Yaalon, senza confermare né smentire il punto, ha solo ammesso che «l’arsenale di Hamas ha una matrice iraniana».
• In che può consistere l’intesa duratura che si tenta di raggiungere al Cairo? E poi: come mai Hamas si fida adesso del presidente egiziano al Sisi? Costui ha distrutto molti tunnel che collegavano la Striscia all’Egitto. Si dice tra l’altro che senza tunnel Gaza non possa sopravvivere.
Mentre la delegazione israeliana è attesa al Cairo nelle prossime ore, la delegazione palestinese è in città da parecchi giorni, segno che Hamas non era in grado di sopportare più i raid israeliani. Nella delegazione palestinese ci sono personaggi di Hamas e rappresentanti della Jihad islamica. Israele, mentre il suo portavoce Moti Almoz annunciava che «tutti i nostri soldati sono usciti da Gaza», precisava che vicino al confine era stato lasciato un piccolo contingente pronto a reagire nel caso Hamas rompesse il cessate il fuoco. Hamas ha fatto lo stesso, paventando «infiltrazioni militari». Tel Aviv sta mandando 300 camion a Gaza: dieci di questi porteranno materiale sanitario. Arriveranno anche cinque ambulanze. Dovrebbero anche essere riparate a breve le linee per riportare l’elettricità in territorio palestinese. Sono mosse distensive, necessarie e utili per avviare i colloqui. Certo i palestinesi non possono ottenere il permesso di ricostruire i tunnel: non lo permetteranno né gli israeliani né gli egiziani. Il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman, vorrebbe che la Striscia venisse trasformata in un protettorato Onu. Intanto Obama ha fatto sapere di aver firmato la legge che assegna 225 milioni di dollari a Israele per il perfezionamento del sistema antimissile Iron Dome. Finora gli americani hanno contribuito a quella struttura difensiva con 700 milioni.
(leggi)