Marco Demarco, Corriere della Sera 6/08/2014, 6 agosto 2014
SE IN CONSIGLIO COMUNALE SCATTA IL DIVIETO DI PERNACCHIA
Di pernacchia non si parla. Eppure è a quel suono inconfondibile concettualizzato da Eduardo, rilanciato da Totò e nazionalizzato da Sordi che si fa riferimento nell’ordine di servizio del 25 giugno scorso inviato ai centocinquanta dipendenti del consiglio comunale di Napoli. Firmato dalla dottoressa Enrichetta Barbati, creativa dirigente del Palazzo municipale, il provvedimento la vieta in modo assoluto e, nel farlo, addirittura non esclude sanzioni per i recidivi, magari sorpresi, ma questa è solo un’illazione, nell’atto di umettarsi la mano prima di portarla alla bocca. In realtà, nel testo si fa prima di tutto riferimento a «urla e versacci» con cui i dipendenti dei gruppi consiliari «sono usi apostrofarsi». E questo di certo non autorizzerebbe alcun accostamento alla pernacchia e alla sua articolata fenomenologia. Le urla e i versacci rimandando, semmai, più all’immagine di una scolaresca che approfitti dell’assenza del prof, che a quella di una provocazione organizzata e vagamente moralizzatrice. È invece il seguito dell’ordine di servizio che meglio aiuta a inquadrare il caso. Più avanti, infatti, il gesto di cui sopra viene considerato «di aperto dispregio del delicato lavoro a cui sono tenuti i consiglieri comunali nell’esercizio delle loro prerogative politico istituzionali». Insomma, sembra quasi profilarsi una sorta di «vaffa» grillino modulato alla vesuviana, o un pittoresco ricorso alla tradizione partenopea a fini antipolitici. Così, almeno, verrebbe da dire di primo acchito. E invece, mettendo più a fuoco, ed escludendo a priori un gesto eroico alla Totò, che ne I due caporali , esponendosi al rischio di una ritorsione, indirizza la pernacchia al gerarca fascista e al suo burattinaio tedesco, nel caso napoletano risulta faticosa anche l’interpretazione eduardiana; quella, cioè, di una censura non violenta all’indirizzo del potente di turno, come accade ne L’oro di Napoli . Le cronache, infatti, spiegano che tra i dipendenti comunali c’è molto malcontento per certe recenti azioni anti-assenteismo approvate dal Consiglio; misure che hanno minato più di una rendita di posizione, come quella del vigile urbano che tra ferie e permessi sindacali riusciva a lavorare non più di cinque giorni al mese. Se questo è vero, il riferimento più appropriato non può essere, allora, che quello ai Vitelloni , dove la pernacchia di Sordi è solo un fuori campo che accompagna il più fortunato, mediaticamente parlando, gesto dell’ombrello. Nel film, come si ricorderà, lo spernacchiatore non era affatto uno stacanovista, e vitellone, nelle successive vicende italiche, avrebbe poi fatto rima con fannullone. Onde evitare equivoci, comunque, l’ordine di servizio napoletano, come nota Antonio Fiore sul Corriere del Mezzogiorno , è stato «regolarmente prrrrrotocollato».