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 2014  agosto 06 Mercoledì calendario

CRONACA DI UN FLOP, MA IL GOVERNO CI CREDE ANCORA “IL BENEFICIO CI SARÀ”

ROMA.
Il cavallo non beve, dicono gli economisti. Almeno non ancora. Undici milioni di italiani hanno incassato 240 euro a testa in tre mesi, due miliardi e mezzo complessivi, ma li hanno stipati, come fieno in cascina per i tempi bui. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: consumi flebili, prezzi in discesa, persino quelli degli alimentari, Pil ancora negativo, certificherà oggi l’Istat, dunque ancora recessione. Non fa miracoli, il bonus di Renzi. Era sbagliato attenderli? Non per il governo, vista l’enfasi accordata a una così impegnativa riduzione delle tasse, da 10 miliardi (in realtà 6,9 miliardi per gli otto mesi del 2014, da maggio in poi). Talmente importante da mettere in discussione le coperture, in crisi la sua estensione a incapienti, pensionati, partite Iva (prima promessa, poi annullata). E che ora è complicato rendere permanente. Gli italiani lo hanno intuito, sanno che la misura è finanziata solo per il 2014. E le aspettative fanno il loro gioco. Se a gennaio la busta paga si alleggerisce, pensano, allora non spediamo. C’è la Tasi, forse la manovrina d’autunno e poi chissà quale altra tassa. Il governo si difende e reagisce contro i gufi. «Cosa vi aspettavate dagli italiani, presi per il naso da tutti i governi sulle tasse?», ragiona Filippo Taddei, responsabile economico del Pd e consigliere del premier. «È normale che siano sfiduciati, comprensibile. Ma aspettiamo, tre mesi sono pochi. L’effetto sui consumi ci sarà, lo dice anche la Banca d’Italia che stima un effetto dello 0,1% sul Pil. Certo, non stravolge la vita delle persone, ma non è un impatto nullo». D’altro canto l’Istat già a maggio ponderava un «effetto minimo» del bonus. E Bankitalia nel bollettino economico del 18 luglio scorso scrive che «i consumi delle famiglie si riprendono», ma «lentamente». Con «un effetto espansivo» del bonus Renzi contenuto: +0,2% sui consumi e +0,1% sul Pil, appunto, nel biennio 2014- 2015. Anche perché, ricorda Via Nazionale, bisogna tenere conto «dell’effetto restrittivo degli interventi di copertura già inclusi nel provvedimento ». Da una parte si dà, dall’altra si toglie un po’ per finanziare quel che si dà. Con il risultato di attenuare già in partenza la spinta voluta. «Le misure di riduzione della pressione fiscale sul lavoro — prosegue Bankitalia — potrebbero avere un effetto più accentuato se saranno mantenute negli anni a venire, come già annunciato dal governo, e percepite come parte di un orientamento duraturo di politica economica».
Basterà dimostrarlo. «La nostra riduzione fiscale non è passeggera, ma vera, profonda e permanente», insiste Taddei. «Diamo più tempo agli italiani e torneranno a spendere quando capiranno che la fiducia nel governo Renzi è ben riposta». Ma la manovrina d’autunno, allora? «Non ci sarà, ma la legge di stabilità sarà molto impegnativa perché abbiamo preso impegni gravosi nei confronti del Paese che vogliamo mantenere ». Certo la recessione che oggi l’Istat ufficializzerà non ci voleva. «Non sarà un più o meno 0,1% di Pil a mettere in discussione la strategia del governo. Ma quello che temiamo, certo, è l’effetto psicologico del segno meno, perché riparte la litania del Paese che non ce la può fare, sfiduciato, depresso. Dobbiamo evitarlo». Nel suo colloquio di ieri con il ministro dell’Economia Padoan, il premier Renzi si è mostrato fiducioso. I consumi cresceranno e un po’ anche l’occupazione. E poi il segnale dei cinesi che investono 5 miliardi in Italia è molto più rincuorante, insiste Renzi. Oltre al fatto che il Pil del terzo trimestre sarà positivo. Anche i tecnici del Tesoro tendono a sdrammatizzare: la seconda metà dell’anno andrà meglio, gli incassi Iva sono buoni. E l’Europa? Capirà che il ciclo economico è negativo, inflazione e crescita sono bassi. E non potrà negare gli sconti previsti dal Patto di Stabilità se il deficit si alza un po’. Tutto bene. Ma da oggi è di nuovo recessione.
Valentina Conte, la Repubblica 6/8/2014