Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Alla stampa estera, generalmente parlando, Berlusconi non piace. Ieri il “Sunday Times” ha dedicato una pagina feroce ai “bunga bunga files”. Lo stesso hanno fatto “Sunday Telegraph”, ed “Observer”. Francesi e tedeschi ci hanno dato dentro nei giorni scorsi, per non parlare dei siti, che tengono volentieri i casi del Cavaliere sulle loro home page. Tre giorni fa, infine, il New York Times ha dedicato il suo inserto settimanale al Cavaliere: strillone in copertina chiassosa («A prisoner in this world that he created», cioè «Prigioniero del mondo che ha creato»), faccia del premier ghignante e dentro un’analisi della corrispondente da Roma, Rachel Donadio, che si scervella per capire come mai con questo po’ po’ di valanga addosso Berlusconi continui a dominare i sondaggi, con perdite irrisorie in punti percentuali.
• Già, come mai?
La Donadio dà due risposte. Primo, l’opposizione non ha né un programma né un candidato credibile. Dunque, anche i moderati che volessero piantarla con Berlusconi non saprebbero a chi votarsi. Seconda risposta: «L’Italia ha una cultura della sopravvivenza, radicata nel meccanismo più classico: la rassegnazione fatalistica». A sua volta questa condizione spirituale o morale discenderebbe dalla nostra «intrinseca cultura cattolica del perdono». È una lettura abbastanza facile, direi, che potremmo un po’ complicare aggiungendo che gli italiani sono nello stesso tempo di cultura cattolica e miscredenti, scettici e nello stesso tempo infiammabili. Mettiamoci che storicamente la sinistra rappresentata dai partiti non è mai stata maggioranza nel paese e che siamo troppo ricchi da un verso, e troppo interessati dal nostro particolare per appassionarci davvero, e seriamente, alle grandi questioni, specialmente se morali. Flaiano e Longanesi dicevano che qui non si può combinare niente di serio perché ci conosciamo tutti. Il premier ha qualche ragione quando dice ai suoi che, nel profondo, i suoi compaesani lo vivono come un loro simile. Egli ci ha poi resi ancora più coerenti al suo modello con la lunga seduzione televisiva, nella quale è cresciuta ormai un’intera generazione. La Donadio scrive che la bacchetta magica di Berlusconi ha reso invisibile il confine tra fiction e realtà. O meglio: la fiction è diventata realtà e la realtà fiction, ne viene che la nostra capacità di giudizio sul mondo è a questo punto ottusa.
• Concretamente: se si tornasse a votare Berlusconi vincerebbe di nuovo?
Mannheimer, il grande sondaggista, dice di sì. Nell’ultima settimana i consensi per il Pdl sono addirittura, di poco, aumentati. Del resto l’altro importante studioso dei flussi elettorali, Roberto D’Alimonte, aveva registrato la stessa cosa, imputandola soprattutto alla debolezza dell’opposizione. Perciò se si va al voto il Cavaliere prende più voti di tutti. È anche per questo che l’opposizione le elezioni non le vuole assolutamente.
• E allora come sperano di buttarlo giù?
Non potendo buttarlo giù dal basso, sperano di buttarlo giù dall’alto, cioè isolandolo all’interno del suo stesso sistema di potere. Convincendo la Lega, per esempio. Ieri, s’è allontana di qualche millimetro dal premier anche il presidente di Confindustria, Marcegaglia. Da Fabio Fazio, ha denunciato l’immobilismo del governo, sostenendo che se questo governo non è in grado di fare le riforme «bisogna fare altre scelte». «Serve stabilità, ma non fine a se stessa». Tremonti? Le andrebbe bene, però «un nuovo primo ministro deve avere la maggioranza in Parlamento e deve essere indicato dagli elettori».
• I processi non bastano?
Berlusconi sarà delegittimato, ma anche la magistratura non gode di tutto questo credito. Anzi: nelle classifiche che vengono ogni tanto stilate dagli istituti specializzati, si vede che i magistrati occupano posizioni piuttosto basse. Del resto, chi ha vissuto l’esperienza del processo – cause civili o cause penali – raramente ne è uscito con la sensazione che sia stata fatta giustizia. Questo punto, a quanto pare, non interessa nessuno di quelli che dànno la caccia al premier.
• Se è per questo, neanche la stampa deve godere di tutta questa fiducia, visto che paginate intere di accuse e scandali non riescono a spostare l’elettorato.
Sì, la gente diffida anche dei giornali. Ma qui c’è anche il dominio del Cavaliere sulla parte dei media che ruota intorno alla tv. I tre canali Mediaset e i primi due canali Rai o lo difendono a spada tratta o parlano d’altro. Guardano Raitre quelli che sono già convinti, sicché Santoro o Ballarò convertono solo chi è già convertito, come dice Aldo Grasso. Berlusconi cioè è delegittimato in una società in cui tutti sono delegittimati. Vale a dire: gli italiani sentono di non potersi fidare completamente proprio di nessuno. E allora tanto vale… [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/1/2011]
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