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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

MARINA B. E LE PROVE DI SUCCESSIONE

All’insegna dell’indicibile, "Scende in campo Marina B." Così annunciava ieri in prima pagina il Giornale della Real Casa. Laddove l´indicibile e il non-detto stanno nel fallimento politico, nel declino biologico e nell´ormai evidente inadeguatezza psico attitudinale del presidente sovrano, malato di quella cosa lì.
Mentre nella rievocata possibilità che veramente scenda in campo sua figlia, Marina B., anche stavolta e di nuovo pare di cogliere quella garanzia di continuità che spesso solo la successione del sangue riesce ad assicurare ai regni in pericolo.
Il messaggio oltretutto è avvalorato, al di là di qualsiasi imminente smentita, dalla grande foto a colori di lei che fissa il lettore con un´espressione piuttosto famigliare. Nel senso che quell´immagine levigatissima, quegli occhi distanti, quelle labbra rese sensuali, e il colore non proprio naturale dei capelli, il vago sorriso di chi la sa lunga, la pelle troppo liscia, e in fondo anche il combinato disposto orecchini-collana e perfino il misterioso fondale che condivide con l´ignaro Saviano, ecco tutto grida al mondo che Marina è tutta sua padre, una specie di giovane Berlusconi con parrucca da donna, un promettente e chirurgico photo-shop di quelli che si adattano al potere in questo tempo di indizi mirabolanti e di riemersioni arcaiche.
Che sia la volta buona, e quindi prossima l´abdicazione di re Silvio, è difficile dire. Di solito queste scelte si praticano e non si annunciano, ma il parlarne ripetutamente vuol dire sempre qualcosa, se non altro un tentativo di saggiare il terreno, o di far abituare all´idea.
E dunque: Marina, Marina e Marina. Già due mesi orsono in ambito berlusconiano (ancora Sallusti, Prestigiacomo, Stracquadanio) la eventuale soluzione della primogenita presidentessa Mondadori, nonché consigliera di Mediobanca, ben piazzata nelle classifiche Forbes sulle donne potenti e fresca vincitrice di Ambrogino d´oro, fu larvatamente segnalata e sollecitata – e non esattamente per i suoi meriti, che pure ci saranno, ma per la situazione di grave disagio in cui si era andato a cacciare l´anziano leader e genitore con il Ruby-gate.
Erano pure i giorni di Pompei, neanche a farlo apposta, e in quella specie di sogno selvaggio che da qualche tempo sono le cronache politiche dei giornali andavano affollandosi le più torve e buffonesche ricadute del bunga bunga. I primi filmati dei convogli di Lele Mora a Villa San Martino; la nota di smentita ufficiale attraverso cui il ministro dell´Economia Tremonti negava di aver usato il termine "puttanella" in un colloquio con l´ex presidente della Camera Casini; la possibilità che Noemi facesse causa a Ruby per alcune sue incaute valutazioni; l´arrivo nei pornoshop dell´antesignano video ispirato ai festini di Villa San Martino, starring Richard Malone e Nikki Cox; la risposta forse tardiva, ma certo originale del leader del Pd Bersani che aveva ritenuto di partecipare a una festa da ballo al centro anziani di Pietralata, festa significativamente intitolata: "Chi Ruby e chi la Rumba".
Ecco, in questa temperie di gioviale e imbarbarito estraniamento bastò che Marina insorgesse a difesa del padre contro una battutaccia dell´onorevole Bocchino perché l´ipotesi di un passaggio di potere in famiglia si affacciasse dalla finestra che dà sullo scombinato paesaggio politico italiano. Poi però dalla porta maestra dell´azienda berlusconiana, cioè dalla Fininvest, tale possibilità venne risolutamente esclusa con un comunicato che diceva: "Dobbiamo ribadire che non c´è nulla di vero. Si tratta di semplici illazioni e di ipotesi che non sono mai esistite".
Il problema è che di norma i poteri tengono più a loro stessi che al resto, compresa la verità, per cui sul tema volle dire la sua anche l´altro principe, Piersilvio, che pure lui smentì il "rischio" – questa la parola usata – di una monarchia. Insomma, l´unico a non parlare fu il padre-presidente, e la scelta ereditaria ritornò dunque fra le mura di Arcore, dei palazzi Chigi e Grazioli, oltre che di Cologno e di Segrate. Da cui l´ha involontariamente ritirata fuori Saviano, con cui Marina nuovamente se l´è presa, all´insegna dell´"orrore", iperbolico sentimento mai come oggi profuso a piene mani.
Per molte cose lo si può provare, in effetti, anche per i rotocalchi che nel duplice sforzo di divertire gli editori divertendoli ne mostrano i corpi nudi e raccontano di come festeggino i loro pubblici e privati compleanni "inscenando per gli amici e i parenti anche una scherzosa lap-dance con una scopa", ah, che simpatico! A questo punto, e con l´aria che tira, il giornalismo politico non si sente in condizione di escludere nulla.