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 2011  gennaio 24 Lunedì calendario

SCHIAVONE, LA PARTITA PERFETTA

Vecchio come sono fatico a entusiasmarmi per qualcosa che non abbia caratteristiche del tutto eccezionali. E quindi cercherò di non eccedere nel dar conto di uno dei match di una tennista italiana che più mi abbia entusiasmato nella mia lunga carriera.
Forse ancor di più della finale del Roland Garros della stessa Schiavone, forse di più di quello di Lauretta Golarsa a Wimbledon ´89, quando si issò per sette volte a due punti dal match contro Chris Evert, e fu poi eletta sportiva dell´anno. Francesca resterà probabilmente nella storia del nostro sport non tanto per quel che merita, ma perché, insieme alla sua avversaria Svetlana Kuznetsova, ha battuto il record di lunghezza di un match del grande Slam, quattro ore e quarantaquattro minuti.
Simile connotazione avrebbe potuto essere interrotta dopo tre ore e venti, proprio in uno dei punti cruciali e ammirevoli del match della Leonessa. Si era giunti al terzo set, dopo un primo in cui la russa era parsa involontaria complice della Schiavone, ed uno successivo nel quale pareva che i suoi solidi rimbalzi avessero prevalso sulle invenzioni della Leonessa.
La Kuznetsova, è giusto ricordarlo, conduceva gli scontri diretti per otto match a quattro, e i suoi precedenti erano più brillanti, con due Slam a favore, non del tutto oscurati da una recente discesa al n. 26, dovutasecondo alcuni, ad incidenti, secondo altri a sventure sentimentali. Giunti, come dicevo, al terzo set, non erano solo le percentuali sin lì lucrate a favorire Svetlana, ma il comando del gioco, nonostante le continue, ammirevoli ribellioni di Francesca. Si arrivava così alla successione dei match point, ben sei, che avrebbero potuto chiudere la partita, e che dovevano, invece, incredibilmente riaprirla. Sei match point dei quali tre collocati nel sedicesimo game, con Francesca aggrappata al servizio sullo 0-40, vanificati da due errori della russa, e da un diritto vincente della Leonessa. E, subito dopo, nel diciottesimo game, dapprima un 15-40 salvato da un servizio vincente e da un diritto, e su un successivo vantaggio un ultimo errore della russa. Sarebbe stata la stessa Svetlana, pur scossa sino all´incredulità, ad ammettere molto sportivamente di non provare alcuna compartecipazione di colpa in simile vicenda.
Ma il memorabile match avrebbe vissuto un´altalena di emozioni anche superati i fatidici match point, con la Kuznetsova di nuovo avanti col servizio da 12 a 11 sino a 14 a 13, e infine breccata nel ventinovesimo game, e ferita a morte al terzo match point in favore della Leonessa. Era stata proprio Francesca, nel contempo, a ricevere non solo le cure della fisioterapista Nadine Waeghe, ma della Dottoressa Shawden, armata di sfigmomanometro, e preoccupata per il cuore della nostra eroina. Nella fase finale, infatti, la destra della Schiavone indugiava sempre più spesso a poggiarsi sul cuore, e non certo in un gesto simbolico. Era stato proprio lì, nella fase successiva ai memorabili sei match point annullati, che la inumana fatica aveva provocato, non so quanto volontariamente, un mutamento nella tattica della Schiavone. Svaniva tutto ciò che era riflessione, lasciando posto all´istinto creativo, che conduceva spesso anche a rete l´eroina, in proiezioni audaci quanto felici. Ma, nel rendermi conto di esser forse andato oltre una normale cronaca, non posso che scusarmi con il lettore: proprio perché di partita normale non si è certo trattato.