Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Boom di vacanzieri
Oggi impariamo una parola nuova, vale a dire «chiringuito».
• È spagnolo.
Sì. Indica il chiosco sulla spiaggia, alla maniera della Spagna del Sud. Un certo chiringuito di Rimini - vietato fare pubblicità - fa furore. «Aperitivi in riva al mare bellissimo dalle 18:30 in poi cibo buono drink ottimi e musica e animazione fantastici e personale simpatici e gentili. Bravi nella cosa.....». Foxmolder74, che ne ha scritto su Tripadvisor, sembra entusiasta. «C’è bella gente. Tempi di attesa a volte un po’ lunghi alla cassa. Cocktail a buon prezzo. La musica è sempre uguale, tuttavia un bel posto dove passare prima di tornare a casa dalla spiaggia.» Questo è pasmar86. LaLucy75: «Ottima location per bere un aperitivo aspettando il tramonto... e poi music music music con il dj. Ottimo per passare il tempo in compagnia di amici!». Ho visto che c’è un chiringuito anche a Mantova, dove mi pare che il mare manchi. La moda si sta diffondendo. La parola «chiosco» è destinata alla soffitta oppure a trasferirsi in Spagna.
• È Ferragosto, ho già capito che la sta buttando sulle vacanze.
Sì, e l’argomento è molto serio. La Cna dice che in questo momento stanno passando il Ferragosto sulle spiagge italiane in dieci milioni. La Cna riunisce tra gli altri 432 stabilimenti balneari, il dato sembra serio. Rispetto all’anno scorso: +16%. Valore di questi cinque giorni: 34 miliardi. Il turismo è una voce fondamentale del nostro Pil: lo determina per almeno il 12%. Influsso sull’occupazione: 11,6%. Il problema riguarda il numero degli italiani che vogliono approfittare di questa domanda di occupazione, e sia pure stagionale. Nella sola Rimini mancano duemila lavoratori stagionali nel settore alberghiero e un migliaio di bagnini in spiaggia. Sulla Riviera romagnola lavorano nel settore turistico 110 mila persone, e si parla poi di un nero del 65% e di un’elusione alle stelle.
• La storia della Riviera romagnola la so anch’io. Non gli dànno più l’alloggio, non ci sono più le indennità di disoccupazione e neanche i voucher.
Gli albergatori le risponderebbero: quando la domanda è a questi livelli, si affittano anche gli scantinati, non possiamo sprecare spazio per gli stagionali.
• Ma come mai, a un tratto, vengono tutti qui?
I prezzi sono un po’ scesi, e all’estero s’è saputo. Il tempo, dal punto di vista dei vacanzieri, è stato molto bello. Poi, soprattutto, c’è la sicurezza: non si può più andare in quasi nessuna località del Mediterraneo che non sia stata colpita almeno una volta dal terrorismo. Il boom non riguarda solo noi, ma anche Grecia e Spagna. A Barcellona, avrà saputo, la cosa ha suscitato persino delle manifestazioni di protesta: 32 milioni di turisti contro un milione e mezzo di abitanti. Laggiù ogni stanza del centro è stata trasformata in un bed&breakfast, chi abitava in città è stato costretto dai prezzi a trasferirsi in periferia. Fenomeni che hanno dato vita al movimento anti-turisti del collettivo Arran, con gli slogan «Turisti, noi vi odiamo», «Stop ai vacanzieri, vogliamo i rifugiati». Qualcosa del genere è accaduto da noi a Venezia, dove si è anche sperimentato, per la Festa del Redentore, il numero chiuso. I dati veneziani sono eloquenti: i negozi a uso dei residenti sono solo 437, 1.278 sono ad uso esclusivo dei turisti e 956 hanno un’utenza mista. Nei sei sestieri della città nel 1961 abitavano 137.150 persone, a dicembre scorso 54.705. Le case svuotate dai residenti sono in genere state trasformate in strutture ricettive: sono 7.150 in città solo quelle prenotabili su Airbnb. In totale fanno 27.648 posti letto, affittati in media a 190,5 euro al giorno per gli appartamenti, 90 euro per le stanze private, 47 per quelle condivise, secondo i calcoli del professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Jan Van Der Borg. Il quale ha calcolato che ogni anno visitano Venezia quattro milioni e mezzo di forestieri, contando quelli che ci hanno passato almeno una notte. Se escludiamo questa limitazione, l’esercito che assalta Venezia è forte di 28 milioni fra uomini, donne e bambini.
• Ci sono anche gli italiani che in vacanza non ci vanno.
Sei milioni. È un dato Swg-Confesercenti. Si tratta del 26% degli italiani, un leggero peggioramento rispetto all’anno scorso, in cui non andò in vacanza il 25%. Quest’anno però la motivazione è economica il 58% delle volte, la percentuale più alta dal 2009. L’anno scorso se ne restarono a casa perché non avevano i soldi il 55%. Le vacanze risultano anche più corte: 1,7 settimane di media contro le 2,1 del 2016. In pratica 12 giorni invece di 15, e un budget ridotto del 15% rispetto all’anno scorso. Chi parte se ne resta comunque in Italia (l’80%). Mète preferite: Toscana, Puglia e Sicilia. La preferenza va soprattutto al mare (68,3%), seguito dalla montagna (10%), località d’arte (5,8%), laghi (3,2), terme e centri benessere (2,1).
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