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 2017  agosto 15 Martedì calendario

Biografia di Nadar

La facciata in vetro e metallo dell’atelier fotografico di Gaspard Felix Tournachon, noto al mondo come Nadar, è ancora oggi riconoscibile, incastonata come un diamante vecchio in edifici nuovi, al numero 35 del boulevard des Capucines, a Parigi. Nel 1860, quando il fotografo vi si trasferì dallo studio precedente di rue Saint Lazare, il timpano del tempietto era il punto più alto. Nadar, sperimentatore instancabile, vi aveva fatto installare la prima insegna luminosa della città da Antoine Lumière, il padre dei fratelli inventori del cinematografo. Al finire del secolo, sulla stessa via, nel Salon Indien du Grand Café i due Lumière terranno le prime proiezioni cinematografiche a pagamento.

Nadar, nella città delle luci, era il fotografo più celebrato. Era stato attirato sul boulevard da un forte genius loci. Al N. 5 abitava Pierre Person, il fotografo ufficiale della Contessa di Castiglione. Il piano terra del palazzetto di Nadar era occupato dal laboratorio dei fratelli Bisson, tra i primi ad adottare la tecnica del dagherrotipo. Sul viale si era affacciata la redazione de L’Evenement, giornale fondato da Victor Hugo e sospeso dal colpo di stato di Luigi Napoleone nel 1851. Proprio da qui era partita la scintilla incendiaria del ’48, quando il boulevard fu bloccato da un reggimento di fanteria e le barriere prese d’assalto dalla folla. Gli spari e i morti diedero il via alla rivoluzione che fece sollevare l’Europa.
Sulle barricate corse anche Charles Baudelaire, il grande amico di Nadar, con la speranza d’impallinare il patrigno Jacques Aupick, suo tutore legale e colonnello dell’esercito. Il nuovo studio era a pochi passi dall’Impasse du Doyenné, uno di quei bizzarri angoli parigini, a ridosso delle Tuileries, che un’altra rivoluzione, quella urbanistica del barone Haussman, ha fatto sparire dalla topografia della città.
Era stata la culla della prima bohème, detta dorée o galante, per le feste che il poeta Gerard de Nerval, il pittore Camille Rogier e lo scrittore Arsène Houssaye davano in una specie di loft ante litteram, decorato da amici artisti e affollato di apparizioni femminili, luminose ed evanescenti come fantasmi. Theophile Gauthier, l’autore di Mademoiselle de Maupin, primo romanzo con protagonista en travesti, era il loro vicino di casa. Nadar, all’epoca, faceva parte di un’altra congrega bohèmienne, molto più stracciona, che si riuniva intorno a Henri Murger all’hotel Merciol, sulla rive gauche.
I bevitori d’acqua
Erano chiamati «les buveurs d’eau», i bevitori d’acqua, perché era l’unica bevanda che si potevano permettere. La sua figura magra con la capigliatura leonina arruffata ispira a Murger i personaggi di Scene di vita della Bohème, che sarà ripreso nell’opera di Puccini.
Ma Felix era amico anche del gruppo di Doyenné. Proprio Nerval posa per lui in due famosi ritratti, nell’atelier di Saint Lazare, in cui sembra guardare con distacco la morte vicina.
Nerval
È in casa di un amico dopotutto. Nel Livre d’or, il libro degli autografi che Nadar tiene nello studio, ricopia con qualche variazione le strofe dei suoi Vers Dorès: «Un mistero d’amore nel metallo riposa: tutto è sensibile!». Il metallo è quello delle lastre dei dagherrotipi, di cui Nerval era buon conoscitore. Un omaggio segreto alla fotografia e al suo amico che però già sperimentava su lastre di vetro al collodio, tecnica quasi istantanea. È impossibile comprendere l’arte e la figura di Nadar senza esplorare la sua complessa e profonda rete di amicizie. Lo dimostra una nuova biografia di Adam Beagley, The Great Nadar: the man behind the camera (il grande Nadar, l’uomo dietro la macchina fotografica) appena uscita negli Stati Uniti per Penguin Random House. Mentre è da poco terminata al Maon di Rende, la mostra Il Teatro della Fotografia in cui è messa a fuoco l’attività più commerciale dello studio Nadar, quella dei biglietti da visita con ritratto.
Eclettico
Non è facile inquadrare Nadar invece. Prima e oltre che fotografo è stato giornalista, caricaturista, scrittore, rivoluzionario e prigioniero in Polonia, agente segreto, aeronauta – portò la fotografia nel cielo in pallone aerostatico e nelle catacombe di Parigi grazie a un flash al magnesio. Non si limitò a un solo pallone, ne fece allestire una flotta per assicurare le comunicazioni oltre le linee nemiche durante la guerra franco-prussiana. Fu editore e per coincidenza non casuale, la sua rivista si chiamava Livre d’Or: tra i collaboratori c’erano Alexandre Dumas, Balzac, Honoré Daumier, Nerval e Gautier; costosissima, durò pochi numeri.
Sembra quasi che il secolo faccia fatica a contenere la vita multipla e immensa di Nadar (che quasi con il secolo coincide, l’uomo nasce nel 1820 e muore nel 1910). Se gli amici devono molto a Felix Tournachon, Nadar è imprescindibile dai suoi amici. Deve loro anche il nome d’arte, che risale agli anni dei bevitori d’acqua, quando il giovane scapigliatissimo terminava in dar tutte le parole: diventa Tournadar e poi, per elissi, semplicemente Nadar. Un altro caro amico, Jules Verne, lo mette in anagramma, Ardan, e ne fa il protagonista di Dalla Terra alla Luna. Quando fa fortuna si ricorda dei compagni di bohème ancora sbandati e li fa dormire insieme alla sua famiglia. Su Baudelaire scrive il Charles Baudelaire intime: le poète vierge che uscirà postumo, forse il ritratto in parole più sincero del grande maudit.
Gli autografi
Nei suoi studi passano tutti: da Cléo de Mérode, l’amante del re del Belgio, a Georges Clemenceau, il tigre della politica francese. Molti di loro lasciano autografi, disegni, aforismi sui livres d’or, i registri per gli amici. La biografia di Beagley riproduce in appendice uno di questi, il cui originale è conservato nella biblioteca dell’università di Filadelfia. Vi si leggono accostamenti magnetici: «Niente è più immorale della noia» sentenzia Leon Gozlan nella prima pagina. «Nulla è più morale della distrazione» gli fa eco Fabrice Larousse sullo stesso foglio. I nomi dei due scrittori di teatro sono dimenticati, le loro frasi fanno risuonare una società al grado zero di separazione e ad alto tasso di battute. Il vignettista Cham schizza un superbo Nadar spaventapasseri che fa il verso a Flaubert. L’anarchico Proudhon è tranchant: «Dopo i persecutori non conosco nulla più detestabile dei martiri». Era un macrocosmo intimo di talenti, un piccolo geniale mondo che sapeva stare agli scherzi. Il libro degli amici è il vero negativo dell’arte fotografica di Nadar.