Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Undici milioni di euro per Fabio Fazio
Fabio Fazio è un fuoriclasse della televisione. Pure, nel contratto che la Rai si accinge a rinnovargli, col favore unanime di un consiglio d’amministrazione molto combattivo fino a quando era in sella Antonio Campo Dall’Orto, c’è secondo molti qualcosa che non va.
• Quanto gli dànno?
Due milioni e otto l’anno per quattro anni. Prima prendeva un milione e ottocentomila euro. Gridano soprattutto i politici, e non solo i cinquestelle, ma anche una bella fetta di democratici, segno che un compenso simile deve aver irritato parecchio anche Renzi: esce fuori questa storia dei super-cachet proprio a poche ore da ballottaggi nelle città che si annunciano non facili. L’attacco di Roberto Fico, presidente della commissione parlamentare di Vigilanza (quella che vigila, appunto, sulla Rai) è violento, ma in fondo scontato: «Quando s’era deciso di toccargli lo stipendio, Fazio, classico comunista col cuore a sinistra e portafogli a destra, voleva scappare in un’altra tv. Ora che è arrivato il suo compare Orfeo e gli aumentano lo stipendio non vuole più scappare dalla Rai». Salvini: «E poi chiedono il canone a disoccupati e pensionati, è una vergogna».
• Populismi. Stanno all’opposizione. Fazio è straordinariamente bravo, e i bravi si pagano.
Forse però la cosa si poteva far meglio. Il consiglio d’amministrazione giustifica l’aumento del compenso col fatto che il programma Che tempo che fa
, con i suoi eventuali derivati, passa da Raitre a Raiuno, quindi le responsabilità del conduttore ne risultano aggravate. Si è già annunciato che la trasmissione sarà prodotta, tutta o in parte, all’esterno e che questo appalto di produzione sarà affidato a una società che Fazio deve ancora mettere in piedi. Può la Rai stipulare contratti con una società che ancora non esiste? A Fazio viene riconosciuto un diritto d’autore sul programma, cioè lo si considera un format. Ma se Che tempo che fa
è un format, come mai non c’è modo di venderlo all’estero? E si scopre che è un format adesso, dopo 14 anni di messa in onda? Tutto questo produce per il conduttore un flusso di denaro che supera gli undici milioni in quattro anni. Sono osservazioni che traggo dall’esposto che il segretario della commissione parlamentare di vigilanza, Michele Anzaldi, democratico e testa di cuoio nella lotta alla tv di Campo Dall’Orto, ha presentato all’Autorità anticorruzione (Raffaele Cantone) e alla Corte dei Conti. Forse i due soggetti non sono stati scelti bene: anche se Fazio, in un modo o nell’altro, prende un sacco di soldi, dov’è il fumo della corruzione? E la Corte dei Conti, a suo tempo, si espresse contro il limite di 240 mila euro previsto da una legge del 2016 e che avrebbe spinto lontano dalla Rai un sacco di gente che fa grandi ascolti.
• In ogni caso: come fanno a distribuire tutti questi soldi se la legge vieta che la Pubblica amministrazione paghi stipendi superiori ai 240 mila euro lordi l’anno?
Gli artisti sono esentati da questo limite. E però: Fazio è un artista? Bruno Vespa è un artista? Nei giorni scorsi specialmente Vespa si è espresso sul punto con interessanti acrobazie intellettuali, anche se non proprio del tutto convincenti. Fazio ha fatto sapere a tutti che era pronto ad andarsene a La7 (ma il nostro editore Cairo, celebre per parsimonia, avrebbe pagato compensi simili?), e ha lamentato la campagna improvvisamente scatenata contro di lui con questo ragionamento: «Non si può chiedere né comprensione né adesione da parte della gente. Il tema del denaro è indifendibile. Perché qualunque cifra è troppo alta rispetto a chi non ha lavoro. E perché sono evidentemente uno che nella vita è stato fortunato. Ma comprensione, adesione e razionalità le si devono pretendere da chi invece ha responsabilità dirigenti. Voglio dire che non tutte le scelte possono passare dall’apparato gastrico, dalla pancia. Se io guadagno molto, come altri, guadagno molto perché valgo una determinata cifra all’interno di un mercato aperto e concorrenziale. In un’azienda che vive, sì, con il canone, ma vive molto di pubblicità, ed è quotata in Borsa. Il guadagno è il frutto di lavoro, di fatica, di professionalità, di esperienza e di competenza. E questo non riguarda solo il mio campo, ovviamente, ma la società intera. Ed è per questo che io sono contrario anche al tetto per i manager. La competenza esiste. È un valore, quando c’è. Per un certo periodo si è pensato che il progresso fosse aumentare il benessere e le possibilità di accesso al benessere. Adesso sembra che si voglia ottenere l’uguaglianza impoverendo tutti in modo uguale. Credo che questa un po’ sia la questione del nostro tempo. Ma mi rendo conto che se tutti i valori si rovesciano, se il guadagno è vissuto come emblema dell’ingiustizia e dell’iniquità sociale, e se la competenza non conta quasi nulla, allora il mio discorso è insostenibile».
• Abbassare il tetto dei compensi non poteva favorire un rinnovamento, la scoperta di nuovi talenti, lancio dei giovani, eccetera?
Certo. Si sarebbero dovute cambiare, però, anche le regole della Rai, dove è vietato far lavorare qualcuno che non ha mai lavorato prima per la Rai, a meno che non lo autorizza il direttore generale in persona.
• Non sarà che il compenso a Fazio è soprattutto merito del suo agente Beppe Caschetto?
È una chiacchiera che gira, secondo la quale tra le varie bande che si fanno la guerra dentro la Rai, c’è anche quella dell’agente Beppe Caschetto contro l’agente Lucio Presta. Il neo direttore generale Mario Orfeo ha richiamato in servizio Paola Perego, moglie di Presta. Ricorda? La Perego venne a suo tempo esiliata per via della lista sulle donne dell’Est, a Parliamone sabato
venimmo a sapere che gli italiani preferiscono le donne dell’Est perché «sono mamme, sono sexy, perdonano il tradimento» ecc., la trasmissione fu chiusa immediatamente. Forse, rimesso in pista Presta, Orfeo ha preferito tenersi buono anche Caschetto, che non rappresenta solo Fabio Fazio, ma un sacco di altre star.
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