Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono calcoli di quelli di Mestre secondo i quali l’anno scorso abbiamo pagato quasi 50 miliardi di tasse patrimoniali, per l’esattezza 48,6 miliardi, cinque volte di più di quello che pagavamo un quarto di secolo fa.
• Chi sono “quelli di Mestre”?
Sono quelli della Cgia di Mestre. “Cgia” è una sigla che significa “Confartigianato”, un sindacato che riunisce le piccole e medie imprese artigiane, diciamo in qualche modo un concorrente della Confindustria. A Mestre c’è un formidabile ufficio studi di questa Confartigianato, capace di statistiche che costringono sempre i giornali a far titoli. Lo dirigeva Giuseppe Bortolussi, scomparso agli inizi di luglio.
• E com’è questa cosa delle “patrimoniali”? Che cosa s’intende, esattamente, per patrimoniali?
“Patrimoniale” sarebbe una tassa che io metto su qualcosa che hai. La più semplice delle patrimoniali, forse la più facile da capire, è il bollo della macchina: siccome hai la macchina, ti faccio pagare un’imposta. Quella con cui siamo di continuo alle prese è la tassa sulla casa, nei mille modi in cui s’è andata configurando negli ultimi anni. Anche qui: siccome hai una casa, ti faccio pagare una tassa, commisurata alle dimensioni, al quartiere e insomma al valore. A molti la tassa sulla casa o sul patrimonio appare iniqua. Ad altri appare la più giusta di tutte. Il dibattito s’è riacceso quando Renzi ha annunciato di voler togliere di mezzo Tasi e Imu. I giornali hanno subito titolato: «Il prossimo 16 dicembre funerali della Tasi». Il prossimo 16 dicembre si pagherà infatti l’ultima rata di questa tormentata Tasi. Se Renzi mantiene quello che ha promesso, sarà l’ultima volta.
• Quindi Renzi appartiene alla scuola di quelli secondo cui tassare i patrimoni è iniquo.
Non so se Renzi abbia una filosofia fiscale. Una filosofia fiscale, in effetti, ci vorrebbe. Come si può governare senza una filosofia fiscale? Ma le tasse sulla casa, e la loro relativa abolizione, hanno questo di particolare: si comunicano con facilità e fanno una buona impressione sui possessori di case. L’85% degli italiani possiede una casa. Quelli che prendono lo stipendio invece sono talmente abituati al loro netto, che magari neanche s’accorgono di pagare un sacco di tasse.
• Eravamo partiti da Mestre.
Quelli di Mestre hanno fatto i conti sui soldi che abbiamo versato in quanto colpiti nei nostri patrimoni. Ed è uscito fuori questo 48,5 miliardi, il quintuplo eccetera. Incidenza sul Pil, sempre negli ultimi 25 anni, raddoppiata. Circa la metà dei soldi che lo Stato incassa col sistema delle patrimoniali viene da Imu e Tasi, 24,7 miliardi. Se Renzi taglierà davvero le tasse sulla prima casa, l’Imu agricola e quella sugli imbullonati (i macchinari fissi delle imprese) saremo alleggeriti di 4,6 miliardi, quasi il 10% dell’intero carico. È aperto il dibattito su dove si troveranno i 4,6 miliardi che verranno a mancare, e sappiamo già la risposta: Renzi spera di ottenere dall’Europa il permesso di sfondare il preteso 2,4-2,6% nel rapporto deficit/pil e di poter raggiungere il canonico 3%. Del resto i francesi stanno oltre il 4 e nessuno gli dice niente. Questo spiega i mugugni di Bruxelles.
• Che gliene importa?
A Bruxelles vige una filosofia diversa, che è questa: bisogna tassare sempre di meno i redditi (per esempio gli stipendi) e sempre di più i patrimoni (per esempio le case). Gli economisti hanno dimostrato che le tasse sul lavoro e sulle imprese sono quelle che maggiormente frenano lo sviluppo. A questo c’è però un’obiezione, di natura, per dir così, democratica: il 31% dei contribuenti italiani, quelli delle fasce più deboli, sono già esentati dal pagamento della Tasi. Degli altri, il 30% paga il 10,9% dell’imposta (381 milioni), mentre il 10% più ricco versa 1,92 miliardi, cioè il 54,9% dell’imposta. Ne viene che abolire la Tasi favorisce i più ricchi! Ma a parte questo c’è il problema della filosofia. Se ipotizziamo la liberazione totale dei redditi da ogni tipo di tassa - il che significa che chi prende duemila euro al mese se ne troverebbe a un tratto in tasca qualcosa come 4.000 - e il trasferimento di tutto il carico fiscale sui patrimoni - cioè case, barche, automobili, motociclette, conti correnti, titoli, azioni e quant’altro - otterremmo intanto il risultato di aver sconfitto l’evasione, perché un appartamento non si può nascondere, anche se foto aeree di un paio di anni fa hanno rivelato quasi due milioni di case al mare di cui il fisco non sapeva nulla. Ma soprattutto le tasche a un tratto gonfie dei contribuenti forse li incoraggerebbero a comprar qualcosa, cioè è possibile che aiuterebbero la domanda. E i redditi non essendo tassati, le imprese avrebbero forse meno remore ad assumere, e qualche lavoro destinato alle macchine (tassate) verrebbe magari lasciato agli umani (a questo punto meno costosi). Così, almeno, pensano a Bruxelles.
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