Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A Venezia, dov’era andato per parlare a una conferenza intitolata «La rivoluzione del Dna», Craig Venter ha annunciato che entro un anno sarà in grado di creare un organismo dotato di vita artificiale. Vale a dire interamente costruito in laboratorio.
• Cominciamo a spiegare chi è Craig Venter.
Genetista. 64 anni. Segnato dall’aver fatto la guerra in Vietnam. Celebre per aver sfidato lo Stato, durante tutti gli anni Novanta, nella corsa alla mappatura del genoma: perse la corsa per tre giorni, ma non avrebbe forse vinto in nessun caso perché i ricercatori del progetto pubblico «Genoma Umano» avevano deciso di divulgare all’istante le proprie scoperte in modo che Venter non potesse brevettare i geni di cui veniva a conoscenza: in quel modo infatti diventavano immediatamente di dominio pubblico! Questa faccenda dei geni brevettati potrebbe impegnarci per parecchie di queste conversazioni e perciò rimando lei e i lettori, al momento, alla lettura di Next , il bel romanzo del compianto Michael Crichton dove si raccontano le assurdità di questa pratica: brevettare pezzi di vita!
• Due parole sul genoma e su questo fatto della mappatura, però, ci vogliono.
Mettiamola così: si tratta di leggere il software della vita che sta scritto su un filamento a forma di elica detto Dna. Dna è una sigla che indica un acido: acido desossiribonucleico. Il Dna si trova nel nucleo della cellula. In questa sede posso ancora aggiungere solo che: il codice genetico, cioè questo software, è scritto in una lingua che comprende solo quattro lettere (convenzionalmente: A, C, G, T). A seconda di come queste lettere si succedono si ha un’istruzione piuttosto che un’altra (o magari nessuna istruzione). Craig a Venezia ha detto: prima eravamo solo capaci di leggere il codice genetico. Adesso lo sappiamo anche scrivere.
• Vale a dire?
Si tratta appunto di questo Dna artificiale che entro un anno dovrebbe far nascere un organismo unicellulare vivente. Attenzione: se Venter adopera l’espressione «vivente» significa che il batterio sarà in grado di riprodursi e di trasmettere informazioni genetiche ai suoi discendenti. Se il batterio artificiale non sarà capace di far questo, saremo di fronte a un automa. Ma Craig sa quello che dice. Una volta lo accusarono di giocare a fare Dio e lui rispose: «Ma io non gioco affatto».
• Quindi potremmo immaginare che, di batterio in batterio, a un certo punto potrebbero venir fuori organismi pluricellulari del tutto artificiali e...
E a un certo punto si tratterà di capire che cosa è artificiale e che cosa non lo è. Ma andiamo piano con la fantascienza. Nel 2007 Venter aveva già fatto vedere come si può trasferire il genoma da un batterio A a un batterio B, trasformando il primo nel secondo. E già allora il grande genetista aveva annunciato che quello era il primo passo per la creazione di un batterio artificiale. Venter gira gli oceani con lo yacht Sorcerer II e va alla ricerca di forme di vita sconosciute alle quali ruba il genoma. Un po’ quello che fece Darwin a bordo del Beagle , nel famoso viaggio cominciato nel 1831. Dice di aver scoperto poco meno di 2 mila nuove specie e un milione e mezzo di geni. Si racconta che abbia creato un organismo sintetico già nel 2003, ma che fosse troppo piccolo, con un genoma di appena 5386 basi. Il batterio col genoma più piccolo che si conosca, il Mycoplasma genitalium, ha più di 50 mila basi.
• Che se ne fa Venter di questi virus artificiali?
Attaccando al genoma sintetico un gene, si può scoprire la funzione di questo gene. Capìta la funzione di migliaia di geni, si può costruire un batterio specializzato in qualcosa di utile all’uomo. Lasciamo parlare lo stesso Craig Venter, in un’intervista rilasciata a Elena Dusi di Repubblica : «Si tratta di semplici batteri formati da un’unica cellula. Inserendo le istruzioni giuste nel loro codice genetico, inizieranno a produrre carburanti puliti fino a sostituire il petrolio come fonte di energia. Potranno sintetizzare antibiotici per combattere le nuove infezioni del pianeta. O ancora eliminare l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera e frenare il riscaldamento globale». Mario Pappagallo, del Corriere della Sera , gli ha chiesto lumi sulle implicazioni morali. Venter: «Discutiamo molto». Poi ci ha criticato: «L’Italia è spaventata dalla ricerca di base, quella che produce conoscenza. E non si rende conto che ne pagherà le conseguenze, dal punto di vista dello sviluppo. Nel paese di Galileo, ci tengo a dire che la lettura del Dna, esattamente come il telescopio, è uno strumento per vedere mondi prima invisibili. Non ha senso ritrarsene spaventati». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/9/2009]
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