Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri hanno sepolto Michele Ferrero, l’uomo della Nutella, dei Mon Chéry, degli ovetti e di tanti altri prodotti che sono entrati senza parere nelle nostre case e fanno ormai parte della nostra vita. Ferrero, novant’anni tra pochi giorni, è morto sabato scorso e da allora è stato un profluvio di articoli e rimpianti, non privi di retorica, ma tutto sommato giustificati. In epoca di denaro che si ottiene speculando sul denaro, Ferrero appare un uomo del tutto fuori dal tempo, s’è fatto ricco con la cioccolata, è partito da quasi niente, ha adesso un gruppo che fattura otto miliardi con 24 mila dipendenti nel mondo, questo senza mai muoversi – come centro motore della fabbrica – dalla piccola Alba. I funerali di ieri sono degni di tanta figura. Due ali di operai vestiti con le divise della Ferrero ad attendere il feretro davanti alla chiesa di San Lorenzo, ad Alba. Quattro maxischermi allestiti nelle vie del centro. Piazza del Duomo gremita. Folla di diecimila persone. E, all’arrivo del carro funebre, un lungo applauso da parte da parte di tutti. La salma è stata tumulata nella tomba di famiglia, accanto a quella del figlio Pietro, morto d’infarto nel 2011 a soli 47 anni. A rendere omaggio all’imprenditore anche il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il sindaco di Torino Piero Fassino, l’ambasciatore Paolo Fulci, Romano Prodi e infine il premier Matteo Renzi, arrivato in elicottero. Hanno mandato delegazioni i reali del Belgio e i principi di Monaco.
• Dicono che adesso l’azienda sarà venduta.
Poche ore prima che il vecchio Michele si spegnesse, il figlio Giovanni gli ha comunicato che la Ferrero aveva finalmente sorpassato, in termini di fatturato e quote di mercato, la Nestlé. Il vecchio patron ha risposto: «Bravo, erano anni che aspettavo questo momento. Prendi una bottiglia che dobbiamo brindare». Quindi, a termini di logica, bisognerebbe chiedersi se non sarà casomai la Ferrero a presentare alla Nestlé con un’offerta di acquisto, perché al vecchio patron non piacevano troppo le acquisizioni e infatti è arrivato dove è arrivato senza mai farsi prendere dalla voglia di raddoppiare di dimensioni in un colpo prendendosi la Mars o la Nestlé. Adesso che non c’è più, magari… Cinque anni fa capitò l’occasione della Cadbury, gruppo inglese secondo al mondo nei dolciumi dopo la Mars, si trattava di allearsi con la Hershey (Usa) e mettersi in gara con Kraft. Bisognava far debiti e di sicuro la famiglia, alla fine, non avrebbe avuto il controllo del nuovo gruppo. Dopo gran discussioni, il vecchio Michele si impose: niente da fare. Direi quindi che, ora che è morto, al figlio Giovanni potrebbe magari venire qualche voglia. Il figlio Giovanni guida il gruppo da cinque anni, il vecchio padre era ormai cieco.
• Come si spiega un successo imprenditoriale simile partendo (e restando) da una piccola città come Alba?
È una storia secolare. Pietro e Giovanni, i due antenati che fondarono l’azienda, avevano cominciato facendo i garzoni di pasticceria, poi mettendosi a fare i pasticcieri in proprio. Il Michele che hanno sepolto ieri comincia giovanissimo e fa tutta la gavetta…
• Ci sono tante storie così, in fondo. Dov’è la specificità Ferrero?
È difficile da credere, oggi, dato che oggi ci si affida agli strumenti piuttosto che agli uomini, il marketing ha preso il posto di quasi tutto, il fiuto personale, l’intuizione o addirittura il genio individuale sono circondati da un notevole scetticismo. Nel caso di Ferrero siamo obbligati ad ammettere che è stata soprattutto una questione di qualità sue proprie, qualità dell’uomo.
• L’invenzione della Nutella?
Non solo. Gli ovetti con la sorpresa, in modo che per le famiglie fosse Pasqua tutti i giorni (un prodotto a cui non credeva nessuno), la campagna tentata in Germania con successo enorme per lanciare i Mon Chéry, che Ferrero aveva voluto avvolti in quella carta fiammeggiante e che impose con cartelloni giganteschi piazzati ovunque. Nell’antichità del personaggio c’erano infatti elementi di assoluta modernità, come l’intuizione, in anticipo sui tempi, del valore della comunicazione, della forza dell’immagine. Questo, accanto a un tratto antico: come non volle crescere per via di acquisizioni (alla maniera, per dire, di Del Vecchio) così non volle mai sentir parlare di Borsa. E fece pochissimi debiti.
• Politicamente?
«Sono socialista, ma il socialismo me lo faccio da me». E infatti aveva impiantato un suo sistema di welfare, con i dipendenti pieni di garanzie e i sindacati con pochissimo lavoro da fare. Quelle due ali di operai che si son viste ieri fuori dalla chiesa per l’ultimo saluto dicono tutto.
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